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sabato 1 marzo 2014

Carl Menger, “Denaro”


Carl Menger è uno dei più eminenti economisti ottocenteschi, insieme a Léon Walras e William Stanley Jevons è stato il protagonista dell’economia europea del finire dell’ottocento. E’ uno dei fondamentali autori dell’economia neoclassica che fa seguito alla generazione di Mill, Ricardo e Stuart Mill, ma anche quella precedente di Mandeville, Hume e Smith. Come questi ultimi Menger è un seguace dell’utilità delle regole, muovendosi però in un orizzonte culturale diverso da Jevons e Walras. La teoria del valore austriaca di Menger è una teoria senza equilibrio, rivolge la propria attenzione ad un permanente processo di aggiustamento degli attori senza presupporre di poter ricostruire un ordine generale (come Walras). In altre parole, non presuppone che il sistema raggiungerà sempre uno stato di equilibrio come nella teoria di Walras che sarà successivamente presa a base (grazie alla sua formalizzazione) della modellazione contemporanea, caratterizzata da escludere a priori bolle e crisi.
La linea di ricerca di Walras valorizzando il formalismo logico e la “camicia di nesso” paga il prezzo di sopprimere di fatto lo spazio dell’azione umana e di rendere incomprensibile (ma in effetti proprio invisibile) il processo del mercato per come si dà realmente.

Nell’ambito della teoria del denaro Menger sostiene l’ipotesi della sua origine <<organica>>, quindi non progettata da istituzioni o formalizzata nel diritto. Il denaro è per l’economista austriaco un prodotto non programmato dell’interazione sociale; una vera e propria Istituzione Sociale, oggetto successivamente anche dell’attenzione di Simmel in Philosophie des geldes. In conseguenza per Menger il processo di “sostituzione fiduciaria”, cioè la progressiva sostituzione della moneta metallica con quella “incorporata” in un semplice documento, che al suo tempo era solo avviato, rappresentava un avanzamento solo a condizione di non venisse regolato centralmente. Menger era un accanito avversario del processo che vede le Banche Centrali assumere l’attuale centralità; le cose sono andate in un’altra direzione.
Menger, sostanzialmente, difendeva la libertà di emissione delle monete bancarie decentrate. Per lui la domanda di moneta, in un sistema economico, non coincide con la domanda di credito, per cui tutto il sistema della riserva bancaria frazionaria (quella architettura assai complessa e su diversi livelli che consente agli istituti finanziari di generare credito come multiplo di riserve detenute in proprio o nel sistema) non è altro che il tentativo di pianificare l’offerta di credito in base a conoscenze non disponibili. Ovvero di adeguare una offerta programmata ad una domanda stimata con sofisticati modelli sistematicamente inadeguati (normalmente utilizzati dalle Banche Centrali). Le periodiche crisi che registriamo sono effetto del fallimento periodico di questo sistema basato sull’espansione del debito.
In effetti si potrebbe dire che il sistema volto alla continua espansione fondato sul credito dovrebbe andare incontro a periodiche crisi che distruggano una parte del valore creato (con conseguenti fallimenti ed impoverimenti) per restare passabilmente stabile. Altrimenti, l’espansione continua (per stare al novecento, i continui “guadagni di tempo” gonfiando nuove bolle, o occupando nuovi mercati, negli anni ottanta, novanta, duemila, hanno solo preparato il grande crollo del 2007).

L’espansione dell’offerta di moneta (o, se si preferisce di credito, o ancora di debito) con una “leva” (o un moltiplicatore) eccessivo in effetti genera strutture della produzione insostenibili. Cioè crea eccesso di capacità produttiva (quando gli investimenti vanno in strutture produttive) e castelli patrimoniali fragili (quando vanno in asset illiquidi). Quando la leva crolla, il processo di inverte e la moneta bancaria diventa improvvisamente troppo scarsa in relazione al sistema di attese creato.

Per questo forse può essere interessante rileggere quale era il problema al momento in cui prese l’avvio la teoria “del prestatore di ultima istanza” e della riserva bancaria unica (teoria proposta da Henry Thorton e Walter Bagehot in quegli stessi anni).


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