Il 18 marzo 1968, quarantasei anni fa, tre mesi
prima di essere ucciso dall’odio che la sua modernità e la sua umanità evocava
in tanta parte dell’oscura ed egoista America del tempo, Robert Kennedy che
aveva perso l’amato fratello da cinque anni, in un marginale, breve, discorso nell’Università
del Kansas, quasi all’improvviso, pronuncia poche ispirate parole che restano
tra i monumenti del nostro tempo.
“Non troveremo mai un fine per la nazione né
una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere
economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla
base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto
Interno Lordo.
Il
PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e
le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei
fine-settimana.
Il
PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le
prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che
valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce
con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la
ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con
gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che
aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il
PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della
loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la
bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza
del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto
né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di
noi.
Il
PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra
saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al
nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente
degna di essere vissuta.
Può
dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere
americani.”
In memoria.
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