Avevo
chiuso l’ultimo post[1] individuando come via di
uscita dalla ordalia[2] chiamata dalla Germania un’uscita
unilaterale della stessa, o la resa latina (con conseguente aggressione finale
dei mercati ai più deboli). Certo ci sono anche una serie di possibilità di
mezzo e di rinvii, ma rimandano solo l’inevitabile definizione della battaglia
finale per l’Europa che è stata avviata.
Per
rendere più chiaro il terreno di gioco e le poste designate interviene una
delle voci più autorevoli della destra economica tedesca, ovvero Hans-Werner
Sinn. In un breve articolo[3] su “Project Syndacate”
diffida la Commissione dall’avanzare una procedura di infrazione verso la
Germania, conferma la natura eminentemente politico-istituzionale dello
scontro, e indica quale unica via di uscita la creazione di un’unione politica
realmente indipendente, nella quale si parta dalla protezione militare e nucleare
autoctona. Ovvero propone uno scambio di unione fiscale verso condivisione
della capacità nucleare, e dei relativi eserciti, alla Francia.
Bisognerà
richiamare un lontano antefatto. Quando terminò la
Seconda guerra mondiale la Germania era distrutta fisicamente, umiliata moralmente,
ed occupata militarmente da tutte le potenze alleate. Si avviò un lungo gioco
egemonico e di confronto militare nel quale, fino al crollo sovietico, la posta
principale era il controllo dell’Europa, per impedire che potesse passare nel
campo avverso. Cruciale in questo gioco è sempre stato il controllo delle due
potenze sconfitte, sia militarmente sia ideologicamente. Ovvero di Germania e
Italia. Ma, ovviamente, soprattutto della prima. Non è affatto un caso che la “guerra
fredda” abbia coinciso con la pace europea e con l’occupazione militare
perdurante dei paesi di cui sopra citati. Ci sono alcuni corollari: l’Europa
non è più da considerare il centro del mondo, dopo il “suicidio” determinato
dalle due grandi guerre questo si è spostato fuori (inizialmente Usa e Urss, ed
ora Usa e Cina, con la Russia a fare da terzo ballerino). La Germania, inizialmente
divisa in due paesi contrapposti, è sempre stata il centro della partita. La dimensione
militare del confronto è stata egemonizzata dalla presenza della dissuasione
nucleare, senza la quale l’intera questione si spenderebbe in modo del tutto
diverso. La presenza della dissuasione nucleare, e l’accordo di spartizione del
mondo noto come “equilibrio del terrore” per un quarantennio ha indotto
esclusivamente guerre frizionali esterne. A fare da suggello a questo status
quo intervennero almeno tre fattori decisivi: l’occupazione militare
asimmetrica; l’istituzione presso le Nazioni Unite di un organismo permanente
come il Consiglio di Sicurezza nel quale solo le cinque potenze vincitrici
siedono in modo permanente e dispongono di un decisivo potere di veto; la
concessione alla Francia, dal 1958, e il Regno Unito, dal 1952[4], di poter sviluppare
autonomamente armi nucleari, cosa aspramente interdetta a tutte le altre nazioni[5], fanno informalmente
eccezione solo altre quattro nazioni[6].
Quando
terminò l’Urss ricominciarono quasi subito le guerre in Europa, nel drammatico
teatro jugoslavo, e si svuotò repentinamente il senso geopolitico della
costruzione europea antecedente. Mentre gli Stati Uniti perdevano interesse,
spostandolo in medio ed estremo oriente, la riunificazione tedesca ricreò un
potente blocco storicamente refrattario all’idea di essere dominato da altri. I
due paesi europei vincitori, dotati sia della legittimazione storica sia delle
basi di forza geopolitica e istituzionale, rappresentate dal seggio permanente
all’Onu e da potenti eserciti dotati di mezzi nucleari, Gran Bretagna e
Francia, hanno visto subito come una minaccia il nuovo assetto ed hanno
cercato, la seconda, di imbrigliarla in una nuova costruzione economica
rafforzata che, però, evitasse accuratamente di condividere i fattori di forza
sopradetti.
Il
progetto asimmetrico europeo è quindi nato da compromessi ibridi, ambigui e di
essenziale natura politica e intessuti di proiezione strategica. È stato
realizzato attraverso la condivisione guidata dal mercato degli spazi di circolazione
dei capitali privati, ma confermando l’assoluta regimentazione nazionale di
quelli pubblici. Una costruzione semi-confederale, nella quale i fattori identificativi
della sovranità statuale sono stati ambiguamente messi in comune o trattenuti
gelosamente. Stante l’inibizione militare e l’esclusione istituzionale della
Germania, la sua tutela geopolitica, si è inteso porre in comune solo i fattori
di potenza economici, e la moneta in primis, sperando che questa struttura
riuscisse a quadrare un cerchio davvero complesso.
Ma
come è evidente non funziona e non può funzionare.
Il
compromesso si basa sull’ipocrisia e sul tacito accordo di non tentare di
andare oltre, di non porre la questione del potere politico e geopolitico, e di
non dire il vero.
È
questa ipocrisia che è saltata con la sentenza della Corte Costituzionale
tedesca.
Tutto
ciò che segue è esito naturale della reale posta in gioco.
Il
5 maggio i leader della Spd hanno chiesto[7] che le armi nucleari
americane siano ritirate dal paese. Due giorni fa c’era stata una risposta[8] insolitamente aspra di
parte americana, espressa al massimo livello locale dall’Ambasciatore e sulla
testata ufficiale: l’ombrello nucleare Nato è indispensabile. Tradotto, al
di là delle questioni contingenti come la sostituzione dei Tornado con capacità
nucleare, la richiesta tedesca è che il dispositivo di uscita dalla Seconda guerra
mondiale venga dichiarato finito e sia smantellato. La Germania, utilizzando lo
schermo europeo, vuole tornare ad esercitare una capacità di influenza mondiale
ed indipendente. Il cavallo di troia previsto è il ritiro delle forze
americane, in primis nucleari, e l’estensione dell’ombrello alternativo
costituito dalla ‘force de dissuasion nucléaire française’, un complesso
di dispositivi che costano alla Francia circa tre miliardi di euro di costi di
manutenzione all’anno e complessivamente sono in grado di lanciare circa 350
vettori nucleari tramite sottomarini ed aerei[9]. Una “forza d’urto” la cui
dottrina è di affermare una capacità di difesa indipendente, premessa
dell’effettiva indipendenza politica (ed anche, in ultima istanza, economica), sulla
base della capacità di infliggere significativi danni alla controparte in modo
da dissuaderla. La dottrina è anche detta della “dissuasione del debole sul
forte (dissuasion du faible au fort), formulata dal generale Pierre Gallois.
In
questa congiuntura, si incrociano, rafforzandosi, due correnti diverse
del sentimento politico tedesco: da una parte la destra ha fisso al centro del suo
pensiero strategico la potenza perduta, dall’altro la sinistra reagisce allo
stesso sentimento di umiliazione e subalternità politica attaccandone i simboli.
Ma politicamente ciò assume un unico significato: la Germania vuole tornare.
Vediamo
dunque, dopo questo preambolo necessario, cosa ha scritto Hans-Werner Sinn. La situazione,
nell’incipit del pezzo è qualificata come una “crisi costituzionale” nella
quale combattono da una parte la Corte di giustizia dell’Unione Europea (CGUE),
dall’altra la Corte Costituzionale federale (CCG) per influenzare le politiche
europee della Banca Centrale. Per come la riassume, “La CCG ha accusato la CGUE
di aver oltrepassato il suo mandato, sviluppando un ragionamento arbitrario in
una sentenza del dicembre 2018 a favore della Bce”. Le serrate e diffuse
proteste, anche nella Germania stessa, per le conseguenze economiche e
geo-politiche della sentenza, sarebbero espressione di quella che Sinn chiama “una
disconnessione tra ciò che molti commentatori potrebbero desiderare e la realtà
legale”.
La
“realtà legale” è che il re europeo è nudo. La gerarchia tra
le autorità europee (e per esse la CGUE) e quelle nazionali è asimmetrica. Mentre
esiste chiaramente nella politica monetaria (per i paesi che hanno aderito all’Euro,
perdendo il controllo delle loro Banche Centrali e dell’emissione di moneta),
non esiste in generale “in altri settori politici”. Ovvero, è la tesi di Sinn,
non esiste per le complessive politiche fiscali. E queste sono chiamate
inesorabilmente ed inevitabilmente in campo dalle politiche di salvataggio non
convenzionali che la Bce ha sviluppato utilizzando il suo potere di generazione
di moneta. Nello specifico la tesi è che “La BCE avrebbe dovuto essere specificamente
autorizzata ad attuare tali misure ai sensi dell'articolo 5 del trattato UE. Ma
questa autorizzazione non è stata concessa”.
Dunque,
la Bce è ultra vires, oltre i propri poteri, e agisce in modo illegale, quando li
compie.
La
questione inerisce direttamente l’ambigua costituzione del progetto europeo
post caduta del muro, nelle condizioni date dall’equilibrio di potere
mondiale. Con i termini esattamente individuati da Hans-Werner Sinn: “l’Ue e le
sue istituzioni non hanno lo status di sovrano assoluto”, ma “in base ai suoi
Trattati attuali, l’Europa è molto distante dalla statualità forse desiderabile
che conferirebbe alla Bce e alla CGUE poteri paragonabili a quelli di
istituzioni simili in stati-nazione o confederazioni”.
Data
l’essenziale asimmetria che interessa gli stati europei, dopo il citato ‘suicidio’,
ciò non è affatto casuale. Gli stati-nazione, tra i quali sul piano geopolitico
e di legittimazione la Gran Bretagna e la Francia non sono affatto pari a
Germania e Italia, restano “padroni dei trattati”. Dunque, i tribunali costituzionali,
come hanno già fatto quelli di Danimarca e Repubblica Ceca, possono pronunciare
ed applicare sentenze contro la CGUE. La questione posta da Sinn si applica
agli acquisti di titoli di stato ma è tanto più larga.
La
Germania rivendica la propria indipendenza.
A
supporto di questa linea l’economista tedesco porta un esempio americano
incongruo e fuorviante[10], ma probabilmente scelto
per evocare la vera posta in gioco senza doverla nominare: la costruzione di un
centro di potere indipendente e dominante che sfidi e si contrapponga agli Usa.
Centro che, con la condivisione simultanea della capacità fiscale e militare,
li vedrebbe a loro volta dominanti nella dinamica a quel punto interna.
L’acquisto,
sui mercati secondari, del debito degli stati avrebbe infatti creato effetti
diffusi e rilevanti, proteggendoli dalle perdite e impedendo ai tassi di
interesse di salire, con ciò rischiando l’azzardo morale e minando i patti
fiscali e di debito dell’Ue. Patti che, dal punto di vista tedesco, sin dall’inizio
“mirano a prevenire l’escalation del debito nazionale”.
In
Germania, sostiene Sinn, c’è un chiaro impedimento costituzionale che di fatto
impedisce di avviare politiche di salvataggio fiscale a vantaggio di terzi. Quindi,
per farlo sarebbe necessario rifondare lo Stato e darsi una nuova costituzione[11].
Anche
qui c’è, a ben vedere, in gioco la stessa eredità.
La Costituzione federale è il guardiano che gli alleati vollero porre a tutela
del rischio di risorgenza delle mire egemoniche ed imperiali tedesche. Cosa fa,
infatti e necessariamente, un egemone imperiale? Sopporta, anche a lungo,
deficit per rendere i paesi colonizzati dipendenti da sé e, se del caso, si fa carico
di costi per sostenerli. Istituisce, in altre parole, una relazione
servo-padrone. Egli rischia, ed assume su di sé i costi della difesa comune, ma
per questo legittima il servizio che riceve dai subalterni. Tra i servi ed il
padrone si istituisce una relazione di reciproca dipendenza ed una divisione
del lavoro.
Ora,
la doppia proibizione di armarsi in modo autonomo, ed in primis dell’arma delle
armi (il nucleare), e di spendere per il ‘bene’ altrui, ovvero per creare
dipendenza economica, è il cardine sul quale è stato creato e mantenuto il
rapporto gerarchico tra l’unico egemone dell’occidente, gli Usa, in quanto vincitore
della guerra, e i suoi satelliti.
Quando
la destra economica tedesca, tramite Sinn, pone la questione di liberarsi in un
colpo e sintetico, come vedremo, dei due vincoli e caratteristiche del non
poter condividere risorse e di non essere armati, sta ponendo finalmente la
questione di diventare indipendente. Cioè di tornare ad essere dominante.
Si
arriva alla fine.
Il
blocco è chiaramente descritto dall’economista tedesco: se nessuno ha il potere
sovrano di trasferire risorse surrettiziamente, non si può neppure aggirare la
cosa ponendo in procedura di infrazione la Germania (come ha ipotizzato la
Commissione Europea), perché comunque la trappola costituzionale si è ormai chiusa.
Se la Ue comminasse un’ammenda perché il governo tedesco ha disobbedito ad una
sentenza della CGUE, questi non la potrebbe pagare perché la propria corte CCG
la ritiene illegale. Le conseguenze di un simile scontro sarebbero “devastanti
per l’Ue”.
Se
non si vuole costringere la Germania ad uscire resta, in altre ed ultime
parole, solo la strada di sviluppare ulteriormente la Ue in direzione
chiaramente federale (e chiaramente “imperiale”). Non c’è altra via. “Non può
essere sviluppato arbitrariamente espandendo la giurisdizione della CGUE o
attraverso le decisioni di un organo tecnocratico come il Consiglio direttivo
della BCE”.
Qualora
si volesse proseguire in questa direzione, e qui l’invito è rivolto alla
Francia, la strada dovrebbe essere di aumentare il bilancio europeo, e, se non
bastasse, di introdurre una moratoria sul debito pubblico italiano[12], con tutte le
condizionalità e le regole stringenti dei creditori (ovvero con commissariamento
del paese), e bloccare la fuga di capitali.
Ma
il colpo è alla fine.
“Ciononostante, gli Stati membri
dell'UE dovrebbero riunirsi per formare un'unione politica che consentirà di
fatto al blocco di raggiungere la sovranità desiderata. Una tale unione dovrebbe
principalmente comportare la creazione di un esercito europeo, con tutto ciò
che ciò comporta. Una semplice unione fiscale, infatti, bloccherebbe la strada
verso l'unione politica, perché alcuni Stati membri avrebbero fornito i soldi
mentre altri avrebbero le carte vincenti militari”.
Bisogna
giungere ad un’Unione Politica in grado di essere effettivamente sovrana. Ma ciò
significa che se si mette insieme la cassaforte, ovvero si attiva una qualche
forma di unione fiscale, diretta e non surrettizia, bisogna anche condividere
le armi. Tutte, ovvero “un esercito europeo con tutto ciò che ciò comporta”.
Insieme
ai soldi bisogna mettere insieme “le carte vincenti militari”.
Si
può scrivere in modo più secco: la destra tedesca intende bloccare la strada
all’integrazione europea asimmetrica, ‘a la carte’, come fino ad ora
sviluppata, sfruttando il momento di acuta necessità, perché vuole tornare al
gioco di dominio imperiale del mondo che per due volte ha fallito nel
novecento. Lo scambio è chiaro e semplice: se volete i nostri soldi e le nostre
garanzie allora la Seconda guerra mondiale è veramente finita.
Noi
siamo tornati[13].
[1] - Ovvero “Verso lo scontro finale? Germania, Ue e cronache del crollo”.
[2] - Duello sacro per definire chi ha
il favore degli dei e dunque ha ragione.
[3] - Hans-Werner Sinn, “Germany’s
constitution ande european sovereignty”, 15 marzo 2020.
[4] - Il Regno Unito dispone di ca 160
testate operative e si giova di una stretta collaborazione avviata già negli
anni sessanta.
[5] - Il Nuclear non-proliferation treaty,
siglato nel 1968, designa solo cinque nazioni (NWS) autorizzate a disporre legittimamente
di armamento nucleare. Si tratta di Usa, Russia, Regno Unito, Francia e Cina.
Che sono non a caso anche i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza
dell’Onu e i vincitori ufficiali della Seconda guerra mondiale.
[6] - Che sono India, Pakistan, Corea
del Nord e Israele. Di queste, come noto, la Corea del Nord è presente solo in
quanto si è fatta strada letteralmente a forza.
[7] - Si veda questo link.
[8] - Richard A. Grenell “A credible nuclear deterrent remais needed ”, U.S. Embassy
Consulate in Germany, 14 maggio 2020.[9] - Al momento si tratta di quattro
sottomarini nucleari con 16 missili M51 ciascuno, 2 squadriglie di Rafale con 54
missili ASMP-A, e 2 di Rafale-M imbarcati sulla portaerei Charles de Gaulle.
[10]
- “Per quanto riguarda la controversia relativa agli acquisti di titoli di
stato da parte della BCE, considerate questo: anche negli Stati Uniti, la
Federal Reserve non ha acquistato il debito pubblico dei singoli stati, una
questione che è diventata un osso della contesa in Europa. Quando la
California, il Minnesota e l'Illinois erano sull'orlo della bancarotta, la Fed
non è venuta in soccorso di questi stati acquistando le loro obbligazioni”. È evidente
che l’assetto costituzionale americano, nel quale i titoli di stato sono emessi
a livello federale, e gli stati federati sono tenuti al pareggio di bilancio,
ma nel contesto di significative spese federali diffuse, non è comparabile. L’esempio
è mal portato. Peraltro l’atto di fondazione della capacità finanziaria dello
stato federale è stato proprio l’assorbimento del debito degli stati federati dopo
la guerra di indipendenza.
[11] - “Anche con una maggioranza di
due terzi a favore, il Bundestag tedesco non ha potuto approvare le
disposizioni del trattato UE che consentirebbero alla BCE di perseguire una
politica di salvataggi statali che comportasse gravi rischi prevedibili per i
contribuenti della zona euro. Invece, la Repubblica federale dovrebbe prima
essere rifondata e una nuova costituzione adottata con referendum.”
[12]
- “A dire il vero, gli stati sovrani dell'UE dovrebbero stare insieme e aiutare
quelli più colpiti dalla crisi - soprattutto l'Italia, che è stata la prima
nazione europea a essere colpita dalla pandemia e ha subito 31.000 morti
COVID-19, il numero più alto nella UNIONE EUROPEA. Oltre ai trasferimenti
unilaterali, che ogni governo nazionale può decidere liberamente, gli Stati
membri dovrebbero aumentare il bilancio dell'UE per fornire aiuti speciali alle
persone e agli ospedali italiani.
Se
ciò non bastasse, allora potrebbe essere introdotta una moratoria del debito
per l'Italia secondo le regole del Club dei paesi creditori di Parigi. Ciò
dovrebbe essere combinato, come nel caso della Grecia, con controlli di
capitale per fermare l'enorme fuga di capitali dall'Italia alla Germania e agli
Stati Uniti che si sta verificando da marzo.”[13] - Certo ci sarebbe da capire cosa pensano
di questi i cinque paesi che quella guerra la vinsero, pagando un immane
tributo di sangue e di dolore. In primo piano cosa ne pensa la Francia, che
talvolta percorre terreni simili, e poi, soprattutto, che ne pensano gli Usa. Ma
questo, penso, lo capiremo presto.
Molto interessante e ben scritto.
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