Era
atteso, la parte dominante della società tedesca, quella che
vive delle rendite derivanti dall’enorme surplus commerciale che l’euro ha
contribuito in modo decisivo a regalare in questi anni, non sopportava più di
vedere messi a rischio, e comunque annullati, i suoi rendimenti. La rudimentale
visione delle interconnessioni e delle relazioni causali che l’opinione pubblica
tedesca ha non riusciva a comprendere che la disperata compressione della
domanda interna, imposta a tutta Europa dalla ortodossia ordoliberale, produce
come effetto sia i surplus commerciali (e quindi il flusso dei profitti) sia la
necessità di annullare i tassi ed il costo del denaro per sostenere
disperatamente il sistema sull’orlo del crollo. Quindi non riusciva a capire
che gli odiati tassi negativi, che distruggevano le rendite finanziarie degli anziani
compatrioti, mettevano in costante sofferenza gli istituti di credito e assicurativi
del paese, erano il verso della necessaria moneta con la quale i lavoratori
privilegiati dei settori di esportazione e le grandi fabbriche di successo,
orgoglio del paese, ottenevano i loro successi.
Hanno
quindi deciso di rompere il giocattolo.
Ma
quando i tedeschi fanno una cosa, tendono a farla fino in fondo, radicalmente,
non sono come noi latini, che teniamo sempre un’aria sfocata, lasciamo che tutto
resti indeciso e siamo pronti a cambiarlo. Quindi al livello più alto
possibile, quello che non ha appello possibile, hanno rotto tutto.
La
Corte Costituzionale ha dichiarato niente di meno che la gerarchia delle fonti
europea va rovesciata e che la Banca Centrale Tedesca deve rispondere a loro,
invece che al sistema della Bce alla quale appartiene da quando la Germania
stessa ha firmato il Trattato di Maastricht.
Ci
sono due modi di giudicare questa cosa: uno è tedesco ed uno è latino. Sul
primo piano ha ragione, non ci sono proprio dubbi, la Corte Costituzionale di
Karlsruhe. Sul secondo questa cosa non si fa, non si esce dall’area di manovra
e non ci si lega in questo modo le mani.
Proviamo
ad essere tedeschi. La sentenza è in linea con una lunga
giurisprudenza dell’organo e interpreta in modo piuttosto preciso la
Costituzione tedesca stessa. Lo scontro principale è con la Bce (la
Corte ha dichiarato verfassungswidrig, ovvero incostituzionali, illegittime le
sue scelte recenti circa gli acquisti dissimmetrici che stava da tempo facendo
sui programmi PSPP), ma quello secondario è niente di meno che con la
Corte di Giustizia Europea.
L'attacco
principale è volto a neutralizzare quell'autentico scandalo per la logica
stessa della costruzione germanica della Ue, che è la riduzione per via
politica dei differenziali di costo del denaro tra i diversi paesi. Questa azione,
per la quale la Bce (e quindi anche la Bundesbank) compra titoli di stato sul
mercato secondario, dalle banche, non in proporzione alla forza delle economie
dei membri, ma secondo la necessità di tenere sotto controllo i tassi sui
mercati, viene correttamente interpretata come una forma di sostegno alla
politica economica e fiscale degli stati, e quindi come la rimozione
dell'effetto disciplinante dei “mercati” sugli stessi. Proviamo ad essere più
chiari: il prezzo dei titoli, a meno di manipolazioni episodiche, si forma sul
mercato in funzione del grado di fiducia che questo ha nella possibilità che
alla scadenza sia ripagato interamente. Se il mercato ha una fiducia piena
compra i titoli anche a tassi molto bassi, se ne ha meno chiede tassi più alti.
Quindi la forza relativa delle diverse economie (o, meglio dei paesi) si traduce
nei cosiddetti “spread”. Nelle condizioni attuali, quando il caso greco ha
mostrato a tutti che i titoli possono essere deprezzati, il mercato tende a
chiedere tassi più alti ai titoli dei paesi deboli e bassissimi a quelli forti.
Ciò è l’ovvia conseguenza del fatto che i Bund sono considerati “beni rifugio”.
Quindi accade che i rendimenti vadano sotto zero, e le rendite con essi.
Ci
sono due lati della cosa, come accade sempre, il sign. Schmidt, di Amburgo,
vede che il suo portafogli titoli non rende più nulla, il governo tedesco paga
nulla il debito che accende. Ma rischia di pagare moltissimo se qualche banca
(ad esempio la Deutsche Bank) fallisce.
Se
ci spostiamo a Roma, Madrid o anche Parigi, accade invece che lasciare il
mercato libero di fare il prezzo implica sì che gli investitori guadagnano, ma
anche che lo stato deve pagare sempre di più per il servizio del suo debito. Quindi
è un meccanismo che induce spostamenti di risorse verso i renditieri
(aumentando l’ineguaglianza), togliendole ai lavoratori, e, al contempo, fa
crescere continuamente il debito. C’è un punto nel quale potrebbe diventare
incontrollabile. Per l’Italia si era stimato in passato tale livello tra il 130 ed
il 150% del debito su Pil, ma poi, ovviamente dipenderà da tanti fattori.
Allora
che sta facendo, dal tempo di Draghi, la Banca Centrale?
Quando questo differenziale sale troppo compra. Ma se compra uniformemente
spinge in basso i tassi dei paesi in difficoltà senza far salire quelli dei
paesi “forti”. Lo ‘spread’ è un problema non solo per il costo per i relativi
governi, ma anche per l’esistenza stessa di un’area monetaria, perché in
effetti non c’è lo stesso costo del denaro, cosa che significa che non c’è
veramente una sola moneta. A lungo questo è un problema. Allora la Bce, per
evitarlo, compra in modo dissimmetrico, molto più da alcuni e quindi meno da
altri. In queste ultime aste ha comprato il doppio almeno dei titoli italiani,
rispetto al 15% che dovrebbe, e spagnoli, oltre che francesi, e ha comprato
molto meno titoli tedeschi e olandesi. I rappresentanti tedeschi ed olandese
erano contrari, ma hanno dovuto accettare la maggioranza.
Se
la Bce cessa di comprare i titoli accadrà qualcosa di molto grave ed immediato:
la speculazione internazionale attaccherà quello che reputa il più debole, e
poi, via via gli altri. E’ già successo negli anni novanta ed allora cadde lo
Sme (anche allora per colpa dei tedeschi che guardavano solo ai fatti loro). Sotto
attacco, se la Banca Centrale Europea non interviene non resterà altra via che
uscire dall’Euro.
In
sostanza la moneta unica, del resto, già non ci sarebbe più. Dunque,
l'ortodossia che si esprime tramite la Corte sta dicendo che è meglio non avere
un’Unione europea che averne una la quale sostiene gli stati nelle loro azioni
(fossero anche quelle di salvare delle vite in questo contesto di assoluta
emergenza).
In
linea teorica, se ci fosse tempo (e non c’è), e se questa strada viene sbarrata,
resterebbe solo quella di mettere in comune le risorse degli Stati ed emettere
debito comune in misura enorme (almeno pari a quello americano, con il Tesoro
che in questi giorni emette 3.000 miliardi). Tutti sanno che non è possibile
per il quadro legislativo, istituzionale e gli equilibri di potere (con
paralisi reciproca) europei. E, del resto, è ovvio, per i termini stessi della
sentenza anche questo sarebbe dichiarato incostituzionale dalla Corte tedesca.
Il secondo attacco è anche più profondo. Si tratta di un attacco, frontale e determinato, alla Corte di Giustizia Europea, che, per il modo in cui è condotto e la sua estensione, toglie letteralmente la pietra angolare della costruzione. Se passa la linea che la giurisprudenza della Corte Europea è sottoposta a quella degli Stati il crollo è a questo punto solo questione di tempo.
E',
chiaramente, il “liberi tutti”.
Andiamo
a guardare più attentamente.
Nel
comunicato[1] che la Corte tedesca ha
emanato, si legge che (2) la Corte di Giustizia della Ue supera il suo mandato
giudiziario, come conferito dall'art 19 par.1 del Trattato[2] (il quale recita “assicura
il rispetto del diritto nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati”).
La formula della Corte è radicale e durissima: “un'interpretazione dei trattati
non è comprensiva e deve pertanto essere considerata arbitraria da una
prospettiva oggettiva”. Cioè oggettivamente “arbitraria”. La conseguenza è
esplicita: “se la Corte di giustizia dell'Ue oltrepassa tale limite, le sue
decisioni non sono più coperte dall'art 19, par.1, del trattato... almeno per
quanto riguarda la Germania queste decisioni mancano del minimo di
legittimazione democratica necessari ai sensi dell'art. 20, par. 1 e 2 e 79”
della Costituzione stessa.
Il
punto è che senza la pietra d'angolo della Corte di Giustizia Europea, che
rende uniforme surrettiziamente la legislazione europea, pur senza aver fatto
un vero stato europeo, cadrà tutto. Essa agisce da tempo in questa
surroga della decisionalità democratica, oltrepassando ampiamente la lettera
dei Trattati, ed è letteralmente il vero guardiano della costituzione liberale
dell'Europa a partire da alcune drastiche sentenze del 1960 (la seconda delle
quali afferma la supremazia dell'ordinamento giuridico europeo sui diritti
degli stati membri) o con la Formula Dassonville del 1974, o la Formula Cassis
che estende i poteri della Corte anche in settori non delegati, le sentenze
Oliver/Roth del 2004, il caso Gebhard del 1995, e via dicendo.
Sia
chiaro, la Corte tedesca ha ragione[3].
Ha totalmente e pienamente ragione.
Di
seguito scrive infatti una serie (3, 4, 5, 6a) di proposizioni notevoli e
convincenti sul deficit di democrazia della Ue e la priorità della forma
democratica nazionale, poi, al punto 6b e 7 inizia l'attacco ai programmi della
Bce.
Su
questo piano (l’attacco alla Bce), è altrettanto radicale. Al punto 8 della
dichiarazione afferma essere incostituzionale, ai sensi dell'art 79 par.3 della
Costituzione tedesca, ogni assunzione di responsabilità della Germania per
decisione prese da terzi.
Un
principio che spazza via, letteralmente, ogni ipotesi di accordo sovranazionale.
In quanto qualsiasi forma di cooperazione multilivello fa sì che il livello “rialzato
di un piano” assuma decisioni anche per il livello “abbassato di un piano”.
Ovvero spazza via la costruzione europea, ma dal tempo del Trattato di Roma.
Se,
infatti, è in linea generale incompatibile con la Costituzione Tedesca qualsiasi
assunzione di responsabilità con impatto sulla responsabilità di bilancio
del Parlamento, per decisioni prese da terzi (dove questi “terzi” sono anche gli
organi statutari della Ue, come la Bce -ma lo stesso principio potrebbe valere per
gli altri-) allora ci sono solo due strade:
1-
si smantellano i “terzi”, ovvero la Bce e
la Ue,
2- si
cambia la Costituzione Tedesca.
Ora
facciamo i latini.
La
Corte tedesca ha ragione, come abbiamo detto. Ma in questo momento non abbiamo
il tempo di rimetterci al tavolo di progettazione, entrare nel merito del nesso
tra le costituzioni e la costruzione europea, decidere se la vogliamo
confederale o federale, e via dicendo. Non lo abbiamo fatto quando tutto andava
più o meno, come faremmo a farlo mentre il Pil precipita di dieci punti, milioni
di disoccupati aspettano risposte immediate, le imprese chiudono, e i tamburi
di guerra si odono all’orizzonte? Ora bisogna adattarsi al meglio possibile.
La
parte italiana dei latini fa questo ragionamento in modo particolarmente
volgare, ipotizzando di accettare tutto e bevendo ogni calice gli si propone, a
partire dal Mes fintamente “alleggerito”[4]. La parte spagnola sembra
appena più attenta e quella francese sembra voler dare battaglia per continuare
con il progetto europeo, ma prendendone la guida.
Vediamo
allora la battaglia per l’Europa che si è aperta.
-
Francia,
Francois Villeroy de Galhau membro del Consiglio Direttivo della Bce per la
Francia ha dichiarato alla Commissione Finanze dell'Assemblea Nazionale
francese, quindi in una sede assolutamente istituzionale ed al massimo livello,
che la sentenza della Corte Costituzionale tedesca mette in discussione
l'indipendenza della Banca Centrale, la quale risponde esclusivamente alla
Corte di Giustizia Europea. Inoltre, ha confermato che le politiche monetarie
della Banca, sulle quali essa sola può entrare nel merito, sono quanto basta flessibili ed
innovative. Lo scopo è impedire “aumenti dei tassi ingiustificati” in alcuni
paesi e garantire che l'inflazione resti vicino al 2%. Dato che è in corso la
crisi da coronavirus e anche prezzi anormalmente bassi del petrolio queste
misure andranno al contrario aumentate.
Molto probabilmente la Bce, quindi, “dovrà andare oltre”. La stessa Banca, ha aggiunto, ha una base legale adeguata e sufficiente nel mandato sull'inflazione, il controllo della Corte di Giustizia. Il Ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha aggiunto, con i giornalisti, che la sentenza non è positiva per la stabilità e che l'indipendenza della Bce non può essere messa in questione.
Molto probabilmente la Bce, quindi, “dovrà andare oltre”. La stessa Banca, ha aggiunto, ha una base legale adeguata e sufficiente nel mandato sull'inflazione, il controllo della Corte di Giustizia. Il Ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha aggiunto, con i giornalisti, che la sentenza non è positiva per la stabilità e che l'indipendenza della Bce non può essere messa in questione.
-
La Spagna,
il rappresentante spagnolo presso la Bce ha confermato esattamente la linea
francese.
-
La Bce,
Christine Lagarde ha dichiarato che rende conto solo al Parlamento europeo e
ricade sotto la giurisdizione solo della Corte di giustizia europea. Inoltre,
ha confermato che “Continueremo a fare tutto ciò che è necessario per
soddisfare il nostro mandato. E proseguiremo così”. Precisamente, che le misure
continueranno ad essere “calibrate e proporzionali rispetto alle circostanze,
che sono eccezionali”. A chi non capisse ha aggiunto: “stanno fronteggiando
circostanze eccezionali, uno shock senza precedenti che non avremmo potuto
immaginare. In queste situazioni occorre andare oltre gli strumenti ordinari
con soluzioni di natura eccezionale, progettate col giusto grado di deviazione
e spazio di manovra… lo stiamo facendo e continueremo a farlo”[5].
-
La Corte di giustizia europea. Ha
dichiarato in modo netto che “solo un’istituzione europea può giudicare se un
atto è contrario al diritto dell’Unione”. E prosegue con un contrattacco
frontale e in profondità: “Eventuali divergenze tra i giudici degli Stati
membri in merito alla validità di atti del genere potrebbero compromettere
infatti l'unità dell'ordinamento giuridico dell'Unione e pregiudicare la
certezza del diritto” … quindi, “al pari di altre autorità degli Stati membri,
i giudici nazionali sono obbligati a garantire la piena efficacia del diritto
dell'Unione. Solo in questo modo può essere garantita l'uguaglianza degli Stati
membri nell'Unione da essi creata”.
-
La Commissione europea, ha
fatto presente che potrebbe aprire una procedura di infrazione per la Germania.
-
La Germania. Qui
si assiste alla divaricazione, il Presidente della repubblica federale, Frank-Walter
Steinmeier, venerdì ha ribadito la necessità di tenere insieme la Ue, e Schauble
è intervenuto contro la sentenza della Corte costituzionale[6]. Ma nel Bundestag ci sono
anche voci che vorrebbero che fosse implementata. Molti articoli temono la
rottura definitiva.
Quale
può essere il meccanismo di trasmissione del crollo? Se
la Bce, come sembra, non risponderà per non legittimare la domanda (e per certo
non lo farà più la Corte europea), la prima ambiguità che sarà sul tavolo è se
la Bundesbank risponde alla Bce o alla sua Corte Costituzionale. Una situazione
senza precedenti. Se non lo farà, come dovrebbe, sarà chiaro a tutti i tedeschi
il segreto meglio conservato dai loro politici: non hanno più una Banca
centrale. Noi italiani lo sappiamo, ma loro no.
Nell’area
Euro l’alleanza stabilita nella lettera di qualche settimana fa, tra Francia,
Italia, Spagna ed altri sette paesi dell’eurogruppo, è assoluta maggioranza.
Quindi la lega anseatica (Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia,
Lituania e Irlanda[7]),
che si sta formando a nord, più l’Olanda, e la stessa Germania rischiano di restare
a margine e perdere il controllo delle relative Banche Centrali.
Politicamente
questa consapevolezza sarebbe insopportabile, ed obbligherebbe,
in tempi davvero brevi (soprattutto se nel frattempo proseguirà la “monetizzazione”
asimmetrica di fatto), i rispettivi paesi ad uscire dall’area euro. Ma, non
essendoci il meccanismo giuridico dovrebbero uscire dalla Ue, attivando l’art.
50.
Se
rispondesse, invece, si aprirebbe un conflitto dall’altro lato e la Bce sarebbe
di fatto resa inefficace. Da quel momento ogni Banca Centrale andrebbe per
conto proprio. Anche per questa via, anche se meno formalmente, l’euro
sarebbe di fatto terminato. Solo questione di tempo.
Ci sarebbe da scegliere solo quanti mesi ancora durerà.
- O si andrà fino in fondo, e la Germania attiverà l'art 50.
- Oppure questa volta i tedeschi perderanno e si ritireranno, allora durerà un poco di più, fino alla prossima volta.
- Infine, se saranno i latini a ripiegare ci penserà il capitalismo finanziario, non più trattenuto, a strappare pezzi di carne dall'organismo europeo, uno alla volta (il primo saremo noi).
- O si andrà fino in fondo, e la Germania attiverà l'art 50.
- Oppure questa volta i tedeschi perderanno e si ritireranno, allora durerà un poco di più, fino alla prossima volta.
- Infine, se saranno i latini a ripiegare ci penserà il capitalismo finanziario, non più trattenuto, a strappare pezzi di carne dall'organismo europeo, uno alla volta (il primo saremo noi).
Non sembra ci siano vie di uscita. Il progetto europeo è stato solo un enorme equivoco e sta finendo.
Si tratta di capire in quanto tempo e con quanta sofferenza.
[4] - Per questa lettura rinvio all’utile
articolo di Stefano Fassina, che ben conosce l’argomento.
[6] - Ha precisamente dichiarato: “Può
succedere che in altri paesi membri dell’Ue venga messa in discussione
l’esistenza dell’euro, perché ogni Corte costituzionale nazionale può giudicare
per sé. La situazione non fa piacere a nessuno”, quindi “bisogna fare anche di
più a livello politico per rafforzare l’Europa”. “È noto che da ministro non
sono sempre stato d’accordo con le decisioni della Bce, con tutto il rispetto
per la sua indipendenza. Istituzioni indipendenti, che non sono legittimate e
controllate democraticamente, devono limitarsi strettamente al loro mandato”.
“Il giudizio della Bce quindi non è facile da confutare”. Infine ha sottolineato
“la difficile situazione che si crea se la corte costituzionale tedesca non può
riconoscere una decisione della Corte di giustizia europea come vincolante”.
Nessun commento:
Posta un commento