L’Ucraina è una vastissima nazione al confine
Russo, ha un territorio di oltre 600.000 kmq, di poco inferiore a quello francese,
quasi doppio di quello tedesco e italiano, ma ha una popolazione di 47 milioni
di abitanti, contro i ca. 60 di Italia e Francia e i ca 80 della Germania. E’
lunga 1.300
chilometri , con andamento est-ovest. Confina con la Polonia a Nord e il Mar
Baltico a Sud. Dispone di una vastissima superficie agricola di eccellente
qualità (stimata in ben 1/3 della superficie ad alta redditività mondiale) ed
infatti è sempre stata il granaio d’Europa. Dall’Ucraina noi importiamo metalli ferrosi per ca. 800 milioni (53% delle importazioni) semi e piante per 170 milioni, cereali per 46 milioni (in calo del 40%) si tratta di grano duro che adoperiamo per la pasta. Siamo il terzo paese europeo per rapporti commerciali ed il settimo nel mondo. Nel paese ci sono ben
cinque città con oltre un milione di abitanti (Kiev ne ha oltre due).
La sua economia, salvo l’agricoltura che è
scarsamente evoluta e meccanizzata (ma è il terzo esportatore mondiale di grano), è concentrata sulle acciaierie e l’industria
pesante (produzione di punta, missili balistici e superaerei da trasporto)
vecchia ed antiecologica. La stratificazione sociale è divaricatissima: in un
paese con il reddito medio di 300 dollari al mese ci sono alcuni dei più ricchi
oligarchi dell’ex impero sovietico. Il debito pubblico (importante rispetto al
PIL) di ca. 100 miliardi è stato declassato sotto quello greco.

Da Est ad Ovest il paese è attraversato da
fratture: linguistiche (con i russofoni che prevalgono all’est e non all’ovest),
separazioni religiose (di tutti i generi: ortodossi, cattolici, mussulmani), etniche
(slavi, tartari).
La sua storia si definisce nel rapporto
complesso e spesso ostile con la Russia. L ’Ucraina
fu la sede della Rivolta Bianca contro il potere bolscevico, sedata del sangue
dall’Armata Rossa. Gli ultranazionalisti (inconfondibilmente di estrema destra)
di Svoboda, del Pravy Sektor o di Spilna Sprava sono fautori della “Ucraina
agli ucraini”; restano profondamente segnati dai miti razziali
otto-novecenteschi dal mito dello Stato etnico, sono insieme profondamente
russofobi, polonofobi e antisemiti. Si tratta di un insieme
assolutamente esplosivo.
Come se non bastasse, dal 1954 nel territorio
nazionale Ucraino è inclusa la
Penisola della Crimea (più o meno grande coma la Sicilia ), con la base
Russa di Sebastopoli e Odessa, nella quale la maggioranza della popolazione è
russa.
Già in passato l’Ucraina (come la Georgia ) richiesero l’adesione
alla Nato, ottenendo una promessa da Bush che fu rimangiata a causa della
violenta reazione di Putin (imperniata sulle forniture energetiche all’Europa). Nel 2012 fu firmato un Accordo di Associazione (AA) con l'Unione Europea, la cui mancata ratifica da parte Ucraina è stato l'innesco della crisi.
Questo è il mosaico nel quale un irresponsabile
Presidente (eletto, ma legatissimo agli oligarchi russofili, ed all’Est) ha
flirtato per anni con l’Unione Europea al solo apparente scopo di strappare
alla Russia maggiori concessioni economiche. Lasciando crescere forze
nazionaliste e antirusse che gli hanno preso alla fine la mano. Quando ha cercato di
farsi indietro (rifiutando di ratificare l'AA nel novembre 2013) è stato travolto da un movimento dalle complesse letture,
decisamente al di sotto di ogni sospetto, che ha spinto per l’unificazione immediata
con l’Europa. Si è trattato del movimento di Piazza Nezhaleznosti (Piazza Indipendenza) che da due mesi focalizza
l’attenzione internazionale. Dopo le morti di qualche giorno fa e la
liberazione di Yulia Tymoshenko il vecchio Presidente è scappato in Crimea (e
di qui in Russia, dove ha avuto asilo) ed è stato nominato un Presidente ad
interim in Olexander Turchynov, considerato il braccio destro di Tymoshenko.
L’atteggiamento Europeo è stato particolarmente
imbelle, la crisi è stata gestita a corto raggio in un misto di ambizione e di
arroganza, senza offrire abbastanza e lasciando che a dirigere le operazioni
fossero i paesi limitrofi (una vecchia abitudine europea, ci si divide il
lavoro perché manca una linea comune). Gli Stati Uniti sembra invece che
abbiano giocato a prendere a schiaffi Putin, ed insieme a mettere in imbarazzo
l’Europa. Contando, forse, sulla difficoltà in questo contesto di allargare
ulteriormente (e di moltissimo) le frontiere, facendosi carico di altri 50
milioni di abitanti, un altro ingente debito pubblico, un paese immenso da infrastrutturare.
Con la possibilità tra l'altro di far saltare completamente la PAC (Politica Agricola
Comunitaria) su cui vertono faticosissimi negoziati da anni, e la già complicata politica della circolazione dei lavoratori.
In queste ore si registrano prese di posizione
del Parlamento
Europeo e della stessa Nato
che invitano alla normalizzazione, ma insieme avvisano la Russia sulla necessità di salvaguardare
l’integrità territoriale.
Tre “partite” sembrano qui aperte, e tutte di
grandissimo momento:
-
l’indipendenza energetica e la pluralità degli
approvvigionamenti di gas;
-
l’espansione territoriale e quindi dell’area
normativa, addirittura fino al confine Russo;
-
l’espansione dell’area di scambio commerciale
sino allo stesso confine.
Circa
la prima è difficile sottovalutare l’importanza per entrambi i
principali contendenti (ed indirettamente per gli USA) della questione della
sicurezza di approvvigionamento energetico dell’Europa attraverso i canali
ucraini. Si tratta di una vicenda che attraverso l’intera guerra fredda ed alla
quale sono legati contratti di fornitura pluriennale per centinaia di miliardi
di euro. Questo, tra parentesi, è anche il contesto nel quale si comprende l’importanza
per noi del TAP (la linea di approvvigionamento di gas che salterebbe questa
regione critica arrivando direttamente nel sud Italia, come si vede dalla carta
di
Limes).
Circa
la seconda basterebbe citare un breve stralcio dell’articolo di Ruslan
Pukhov “Dobbiamo riprenderci lo spazio sovietico” su Limes, 11/2013: “la
possibile entrata dell’Ucraina nella Nato equivale ad un’esplosione nucleare
tra Mosca e i paesi occidentali. I tentativi di tirare Kiev dentro l’Alleanza
Atlantica porteranno ad una crisi di enormi proporzioni in Europa, in campo sia
militare sia politico. E la stessa Ucraina assisterà a una profonda crisi
interna visti i diversi orientamenti culturali della sua popolazione. L’occidente sottovaluta l’importanza della questione
ucraina per la Russia
e non percepisce a dovere come Kiev possa rappresentare una grave fattore di destabilizzazione
nelle sue relazioni con Mosca. Credere che la Russia sarà prima o poi costretta a mandar giù l’entrata
dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica è pratica pericolosa che può portare ad un’evoluzione
catastrofica degli eventi. Del resto molti in occidente non credevano, fino ad
agosto 2008, che la Russia
osasse condurre un intervento militare in Georgia”. La cosa si può leggere
insieme all’articolo
di Colantoni su Limes: nello scontro tra la Russia e la
UE per l’indipendenza energetica (dato che oltre il 50% del
fabbisogno è coperto solo da idrocarburi extra-UE) una delle armi europee è il “Terzo
Pacchetto Energetico”, che prescrive la separazione tra i produttori e i
trasportatori dell’energia. L’opposto della strategia Russa e dei suoi campioni
(Gazprom). C’è un problema: il Pacchetto si applica solo ai paesi UE ed a
quelli aderenti al Trattato della Comunità dell’Energia (al quale la Russia non aderisce). Si
sta parlando dell’accesso alle infrastrutture ed alle tariffe, e del destino
anche di South Stream (il progetto sul quale Berlusconi ruppe la solidarietà
europea, schierandosi con Putin).
Circa
la terza si scontrano in questa circostanza e scenario i “grandi
giochi” della nuova potenza Russa di Putin (essenzialmente di incorporare parti
perdute dell’impero, come la
Crimea e l’Ucraina dell’Est, e di federare il resto in chiave
antioccidentale ma, soprattutto, anticina) e della superpotenza americana (di
contenere Russia e Cina con aree di scambio che portino sino alle loro
frontiere il soft power obamiano).
Tra gli interventi che si sono registrati in
questi giorni non è mancato quello di Soros,
quello di un Articolo
della
nipote di Kruscev che avvisa Putin dei rischi della sua strategia di potenza,
Il rischio forse più tremendo è quello della
deriva di tipo jugoslavo. Questa volta al confine tra Europa e Russia. Un vero
incubo dal quale l’Europa si potrebbe svegliare diversa.
E’ anche di fronte a crisi simili che si diventa
coscienti della utilità e necessità di una politica democratica comune. Di
solide istituzioni, e di una responsabilità condivisa europea di fronte ad una
opinione pubblica capace di un punto di vista generale.
La Larga Coalizione tedesca aveva un capitolo su una nuova politica estera più assertiva. E si legge un Ministro degli Esteri Polacco (Sikorsky), molto attivo nella crisi, che contemporaneamente afferma la necessità che <l'Europa parli con una sola voce> mentre si dichiara soddisfatto del protagonismo tedesco. Questi sono i nodi che vanno sciolti. Non è possibile <parlare con una sola voce> se a parlare sono gli Stati. Si avrà fatalmente una politica estera fatta dalla composizione degli interessi, nella quale prevarranno quelli dei più forti/vicini. Una politica fatta di blitz, forzature, ripensamenti, approssimazione. A corto raggio e con incertezza strategica.
Esiste solo una via di uscita progressiva da questo dilemma: a parlare deve essere una istituzione frutto di una dinamica politica democratica europea. Articolata secondo le rubriche sovrapposte dei valori, delle identità e degli interessi legittimi.
Esiste solo una via di uscita progressiva da questo dilemma: a parlare deve essere una istituzione frutto di una dinamica politica democratica europea. Articolata secondo le rubriche sovrapposte dei valori, delle identità e degli interessi legittimi.
E’ questa l’infrastruttura essenziale che ci
manca.
interventi: http://www.nytimes.com/2014/03/01/world/europe/russia-ukraine.html?partner=rss&emc=rss&smid=tw-nytimesworld&_r=0
RispondiEliminahttp://bigstory.ap.org/article/unidentified-men-patrol-crimean-airport-ukraine
Altro intervento interessante:
RispondiEliminahttp://www.eastjournal.net/ucraina-cosa-sta-succedendo-il-punto-della-situazione-e-le-chiavi-di-lettura-possibili/39729
La cartina di Limes con i gasdotti contiene un refuso o forse non è aggiornata: segna una linea a nord rossa attraverso il Baltico. In realtà il gasdotto Nord Stream è già operante dal 2011, dovrebbe quindi essere incluso tra i percorsi operativi. E questo non è un dettaglio, posto che sottrae grande parte della storica capacità di sabotaggio agli ucraini.
RispondiEliminaSi, grazie per la tua pertinente osservazione. La cartina è probabilmente non aggiornata, il nord stream (oltre 50 miliardi di mc di portata massima, mi sembra poco più di venti attuale) in effetti indebolisce fortemente il nodo strategico ucraino (dal quale, però transita il quadruplo). Con il sud stream la situazione dovrebbe essere meno fragile. Se hai altre informazioni parliamone. Mi pare, in diverse direzioni, una delle questioni su cui si gioca il destino europeo.
RispondiElimina