La Banca d’Inghilterra
ha pubblicato un denso documento
sulla creazione di moneta che ammette l’inadeguatezza delle teorie tradizionali
sui prestiti bancari (cioè l’idea che i prestiti delle banche siano in sostanza
i soldi depositati dai correntisti). L’articolo è commentato da France
Coppola e tradotto
da Voci dall’Estero.
La cosa funziona
quindi diversamente:
-
- Non sono le banche a ricevere la moneta dai depositi
delle famiglie ed a impiegarli per i prestiti (in termini di sistema complessivo),
è il contrario. Sono i prestiti che
creano la moneta.
- La stessa Banca
Centrale non determina la quantità di moneta in circolazione, regolando su di
essa la sua azione.
Dubbi nella
stessa direzione erano stati già avanzati in papers della FED,
del FMI,
della BCE, e
della BIS.
Quel che dice la
Banca d’Inghilterra è che “quando una banca fa un prestito… in quel momento
crea nuovo denaro”, non lo trasferisce da qualche altro conto o deposito.
Nella figura 1 è
espresso il modo in cui funziona, il prestito non cambia nulla nella base
monetaria presso la Banca Centrale ma espande la moneta sia presso la banca (“deposito”)
sia presso i consumatori (che la spendono). Dunque sia il bilancio della banca
sia quello dei consumatori aumenta in seguito al prestito. E nessun conto di
deposito viene simmetricamente ridotto di valore.
Detto in modo
semplice, la moneta è “creata”.
A pag. 38 del
documento della BCE,
è chiarito che anche quando le banche pre-finanziano grandi impegni di prestito
(cioè programmano una linea di finanziamenti, ad es. i 4,5 Mld annunciati da
Unicredito per i mutui in Italia) non stanno, in effetti, bilanciando questi
con le disponibilità depositate. L’ufficio Asset/Liability (ALM) dell’interbancario
garantisce con la liquidità che proviene dai depositi che i prelievi siano
coperti, non che i prestiti (cioè i nuovi depositi) lo siano. Qualora manchi
liquidità, onde prevenire una crisi di panico se i prelievi dovessero essere
massivi, la ALM si approvvigiona dai mercati o presso la Banca Centrale. Si
tratta di un circuito chiuso ed autoreferente, i depositi garantiscono i
prelievi (altrove).
Dunque i
prestiti sono il mezzo attraverso il quale la moneta si espande nel sistema
sociale ed economico. La Banca di Inghilterra crea una nuova dizione per definire
questo genere di moneta: “moneta in senso ampio”. Questa si crea con il
prestito e distrugge con la restituzione. Dunque se aumentano i prestiti
aumenta la moneta in circolazione e se diminuiscono (ad esempio a seguito di un
“credit crunch”) effettivamente diminuisce la moneta in circolazione.
Questa è la
ragione per la quale la BoE consiglia il Quantitative Easing (acquisto di
titoli da parte della Banca Centrale con moneta “creata”) per bilanciare le
fasi di ciclo in cui i prestiti si riducono. Ovviamente tale soluzione è
controversa, per gli effetti indiretti che si vedono (crescita di bolle
speculative spesso in altre zone del mondo, nel contesto di un sistema
finanziario molto fluido ed interconnesso).
La BoE va anche
oltre, dichiarando che non controlla e non può controllare la massa monetaria
in circolazione. Dunque il cosiddetto “moltiplicatore monetario” descritto in
quasi tutti libri di economia, non è “una descrizione accurata” del rapporto
tra moneta e politica monetaria. Le banche centrali non scelgono una certa
quantità di riserve, per definire i tassi di interesse, ma determinano
direttamente questi. E alimentando le riserve bancarie, al tasso definito.
In altre parole,
“la creazione di riserve è la conseguenza della richiesta di prestiti bancari, anziché
esserne la causa”. Si può vedere anche così: se alzo i prestiti in conseguenza devo alzare le riserve
(non sono le riserve che generano i prestiti).
Secondo le
parole della BoE, la ragione per la quale le banche prestano denaro, non sono
le loro riserve, ma “la disponibilità di opportunità vantaggiose di prestiti in
un certo momento”. Cioè le banche prestano solo quando il profilo di
rischio/opportunità è favorevole. Nessuna riserva può convincerle a prestare altrimenti,
e nessuna carenza di questa può dissuaderle se è vantaggioso.
Non è dunque la Banca
Centrale (sia essa BoE, FED o BCE) a “stampare moneta”, ma le banche private
quando erogano prestiti. Quel che fanno le banche centrali è cercare di influenzarne
il prezzo (cioè i tassi).
Questa
considerazione, se accettata e compresa, costringerà a ripensare più di una politica
e di rivedere il ruolo pubblico e sociale del sistema bancario. La moneta “a
corso forzoso” (cioè quella ufficiale e denominata da una divisa legale), che
non è l’unico genere di moneta esistente, è determinata dagli impieghi.
Sostanzialmente dalle opportunità di creazione di valore, e di espansione di
attività o patrimonio, che si rendono disponibili e presenti nella società. Tutto
ciò ha molto a che vedere con l’indispensabile infrastruttura della fiducia, ma
si fonda sull’esistenza di uomini e donne che lavorano insieme in modo
coordinato, vengono riconosciuti, e trasformano il mondo. Senza questo la “chimica”
economica si inaridisce, la moneta si contrae e ostacola (anziché favorire) le
interazioni che rendono tale una società.
Una cosa su cui
bisognerà riflettere.
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