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martedì 18 marzo 2014

Tony Benn, “Che potere hai, dove lo hai preso, negli interessi di chi lo eserciti, a chi rispondi, e, come possiamo sbarazzarci di te?”


Tony Benn era un mito mentre era in vita. Era un Visconte che rinunciò al titolo di “pari” (il primo nella secolare storia Inglese) per poter sedere al Parlamento eletto (invece che alla Camera dei Lords come era suo diritto di nascita). Politico laburista, venendo da una famiglia di tradizioni liberali, si spostò progressivamente verso sinistra, man mano che il partito –negli anni di Tony Blair- andava al centro (o a destra, secondo le opinioni).

E’ stato parlamentare britannico per cinquanta anni, dal 1951 al 2001. Negli ultimi anni si è impegnato in numerosi movimenti, petizioni, attivismo sociale. La sua azione politica è sempre stata, in tutta la sua vita, per la classe lavoratrice (“working class”), la pace (intervistò Saddam Hussein prima della guerra) e lo scontro con i poteri forti (incluso la monarchia, che chiese –lui ex aristocratico- di abolire).

In suo onore riprenderò le cinque domande con le quali, con la fermezza ed il garbo che lo contraddistingueva, interrogava i potenti. 

Chiediamolo a tutti, sempre:
     1.      “Che potere hai?” Che cosa puoi fare e cosa no, cosa apertamente e cosa di fatto e nell’ombra, chi riesci ad influenzare, chi a controllare?
      2.      “Dove lo hai preso?” Quale è la fonte del tuo potere, è visibile e trasparente, è opaca e nascosta?
      3.      “Negli interessi di chi lo eserciti?” A chi il tuo lavoro porta beneficio, a chi fa danno?
      4.      “A chi rispondi?” Chi può ottenere la tua lealtà, il tuo rendiconto?
      5.      “Come possiamo sbarazzarci di te?” Quale è la procedura che può revocare il tuo potere?

Immaginiamo di porre questa domanda al Presidente della BCE, al suo Comitato Esecutivo; ai Governatori delle Banche Centrali; al Direttore del FMI; dell’OCSE, del WTO, …
Il loro potere è enorme, possono di fatto determinare i destini dei popoli e degli Stati nazionali; la fonte di questo potere deriva da una rete di designazioni sostanzialmente opaca, nessuna conferma, o indicazione viene dai cittadini che dovranno subirne le conseguenze; questo enorme potere viene esercitato nell’interesse prevalente dell’equilibrio e della stabilità del sistema finanziario mondiale e degli interessi che serve; ad esso, in ultima istanza risponde (tramite la locuzione apparentemente neutra de <i mercati>); non esistono procedure di revoca. Bisogna aspettare la scadenza.

La natura di questi organi è di sospendere e controllare la democrazia (o, meglio, quella versione di essa che prevede l’espressione dei cittadini).

E’ accettabile? Ci conviene? Possiamo tolleralo?

Nella attuali condizioni io credo di no.

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