Tony Benn era un
mito mentre era in vita. Era un Visconte che rinunciò al titolo di “pari” (il
primo nella secolare storia Inglese) per poter sedere al Parlamento eletto
(invece che alla Camera dei Lords come era suo diritto di nascita). Politico
laburista, venendo da una famiglia di tradizioni liberali, si spostò
progressivamente verso sinistra, man mano che il partito –negli anni di Tony
Blair- andava al centro (o a destra, secondo le opinioni).
E’ stato
parlamentare britannico per cinquanta anni, dal 1951 al 2001. Negli ultimi anni
si è impegnato in numerosi movimenti, petizioni, attivismo sociale. La sua
azione politica è sempre stata, in tutta la sua vita, per la classe lavoratrice
(“working class”), la pace (intervistò Saddam Hussein prima della guerra) e lo
scontro con i poteri forti (incluso la monarchia, che chiese –lui ex aristocratico-
di abolire).
In suo onore
riprenderò le cinque domande con le quali, con la fermezza ed il garbo che lo
contraddistingueva, interrogava i potenti.
Chiediamolo a tutti, sempre:
Chiediamolo a tutti, sempre:
1. “Che potere hai?” Che cosa puoi fare e cosa no, cosa apertamente e
cosa di fatto e nell’ombra, chi riesci ad influenzare, chi a controllare?
2. “Dove lo hai preso?”
Quale è la fonte del tuo potere, è
visibile e trasparente, è opaca e nascosta?
3. “Negli interessi
di chi lo eserciti?” A chi il tuo
lavoro porta beneficio, a chi fa danno?
4. “A chi rispondi?” Chi può ottenere la tua lealtà, il tuo rendiconto?
5. “Come possiamo sbarazzarci
di te?” Quale è la procedura
che può revocare il tuo potere?
Immaginiamo di
porre questa domanda al Presidente della BCE, al suo Comitato Esecutivo; ai
Governatori delle Banche Centrali; al Direttore del FMI; dell’OCSE, del WTO, …
Il loro potere è
enorme, possono di fatto determinare i destini dei popoli e degli Stati
nazionali; la fonte di questo potere deriva da una rete di designazioni
sostanzialmente opaca, nessuna conferma, o indicazione viene dai cittadini che
dovranno subirne le conseguenze; questo enorme potere viene esercitato nell’interesse
prevalente dell’equilibrio e della stabilità del sistema finanziario mondiale e
degli interessi che serve; ad esso, in ultima istanza risponde (tramite la
locuzione apparentemente neutra de <i mercati>); non esistono procedure
di revoca. Bisogna aspettare la scadenza.
La natura di
questi organi è di sospendere e controllare la democrazia (o, meglio, quella
versione di essa che prevede l’espressione dei cittadini).
E’ accettabile?
Ci conviene? Possiamo tolleralo?
Nella attuali
condizioni io credo di no.
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