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sabato 8 marzo 2014

Favoletta per bambini: La Principessa Angela e il suo Piano.


Tanto tempo fa, in un regno lontano lontano, viveva un Re molto buono e saggio. Il suo regno era grande e bello, la natura era rigogliosa, le città erano antiche e piene di splendore, il popolo era contento e fiducioso, sperava in un futuro migliore. Certo c’erano problemi ma tutti erano ottimisti, ogni padre immaginava il meglio per i suoi figli e cercava, nella misura del possibile, di investire su di loro. Le case erano ben tenute, le piazze ordinate, i ponti solidi. La ricchezza non era mai stata tanta, ed anche la sua distribuzione (per quanto scandalosamente ineguale) era comunque la migliore da sempre.


Qualcuno, però, non era contento. Il regno si fondava sul sistema dei capobanda, dei baroni; ognuno con il suo piccolo o grande castello, che organizzavano piccoli manipoli di soldati, perennemente in guerra l’un con l’altro. Questo sistema, si diceva, rendeva l’economia vivace, costringeva tutti ad essere vigili ed efficienti. Ogni tanto qualche borgo veniva, è vero, distrutto, ma subito era ricostruito più bello. Questa era la <distruzione creatrice>, e funzionava.

Sfortunatamente un popolo contento diventa anche esigente, e poiché ognuno vuole migliorare, per dare un futuro ancora migliore ai suoi figli, i soldati erano molto cari. Le bande che venivano organizzate pretendevano di dividere il bottino. Al capobanda restava troppo poco.

Non si sa bene chi cominciò, se furono le strade migliori, se furono i traduttori improvvisamente disponibili, o delle trasformazioni nei regni vicini e lontani; fatto sta che sempre più baroni scoprirono che si potevano assumere mercenari quando serviva, invece di avere costosi soldati permanenti al proprio servizio. Si crearono subito bande mercenarie organizzate e mobilissime, come anche piccole squadre di soldati disponibili a lavorare per poco e solo quando necessario. Una rivoluzione.


Il regno si riempì in pochi anni di ricchi castelli, circondati da “bravi”.

Ma le città inaridirono. Nessuno più lavorava come soldato, pochi come capitani. I soldati e i sottufficiali disoccupati non compravano più corazze, armature, cavalli, finimenti, paglia, non andavano nelle locande a bere e mangiare, non potevano neppure comprare i vestiti per i loro figli, e le loro mogli non andavano più al mercato a comprare. Piano piano tutto si fermò. Ma si fermarono pure gli esattori, tornavano sempre più con le tasche vuote. Il forziere del regno si stava svuotando.

Il Re, poverino, si trovò in un dilemma: non poteva certo scontentare i suoi Baroni, dai quali era eletto, ma ora era senza tasse e con i poveri che a migliaia bussavano alle sue porte.

Che fare?
Proibire ai Baroni di assumere quei “bravi” così economici dalle altre contrade, per dare lavoro ai bravi soldati locali, era impossibile. Chi li sente poi? Anche costringerli a pagare almeno loro le tasse, con tutti quei meravigliosi castelli che si erano costruiti, era improponibile. Le bande di soldati mercenari sono pericolose, ed al massimo se ne vanno.
Aumentare le tasse alle città è stato già fatto, di più non si può.

<Non ci sono strade praticabili>, disse il Re ai suoi consiglieri affranti.

A questo punto, però, arrivò nel Regno in visita una Principessa del Regno vicino, la potente Gerbania; durante il banchetto, che il Re premuroso offrì, la buona vicina propose un’idea: <se lasciamo che i cittadini si disperino ancora un poco, quando saranno pronti e disponibili a guadagnare ancora meno dei “bravi”, convinciamo i migliori dei nostri Signori che con un grande esercito si fa una grande guerra. Andiamo a saccheggiare i vicini!>

Che bella idea! La soluzione di tutti i problemi che avevamo. L’austerità non sarà più il problema, ma la soluzione. Così saranno tutti contenti, avremo le ricchezze dei vicini, i poveri lavoreranno di nuovo e i Baroni potranno costruire altri castelli.

Il Re trovò geniale la bella idea della Principessa Angela e chiamò i suoi consiglieri. Furono fatti  piani dettagliati per saccheggiare la lontana Cita.


Purtroppo dimenticò che la Gerbania era più vicina, e più grande…. lo ricordò improvvisamente quando vide le insegne delle avanguardie Gerbane che si avvicinavano.

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