Tanto tempo fa,
in un regno lontano lontano, viveva un Re molto buono e saggio. Il suo regno
era grande e bello, la natura era rigogliosa, le città erano antiche e piene di
splendore, il popolo era contento e fiducioso, sperava in un futuro migliore.
Certo c’erano problemi ma tutti erano ottimisti, ogni padre immaginava il
meglio per i suoi figli e cercava, nella misura del possibile, di investire su
di loro. Le case erano ben tenute, le piazze ordinate, i ponti solidi. La
ricchezza non era mai stata tanta, ed anche la sua distribuzione (per quanto
scandalosamente ineguale) era comunque la migliore da sempre.
Qualcuno, però,
non era contento. Il regno si fondava sul sistema dei capobanda, dei baroni;
ognuno con il suo piccolo o grande castello, che organizzavano piccoli manipoli
di soldati, perennemente in guerra l’un con l’altro. Questo sistema, si diceva,
rendeva l’economia vivace, costringeva tutti ad essere vigili ed efficienti. Ogni
tanto qualche borgo veniva, è vero, distrutto, ma subito era ricostruito più
bello. Questa era la <distruzione creatrice>, e funzionava.
Sfortunatamente
un popolo contento diventa anche esigente, e poiché ognuno vuole migliorare,
per dare un futuro ancora migliore ai suoi figli, i soldati erano molto cari.
Le bande che venivano organizzate pretendevano di dividere il bottino. Al
capobanda restava troppo poco.
Non si sa bene
chi cominciò, se furono le strade migliori, se furono i traduttori
improvvisamente disponibili, o delle trasformazioni nei regni vicini e lontani;
fatto sta che sempre più baroni scoprirono che si potevano assumere mercenari
quando serviva, invece di avere costosi soldati permanenti al proprio servizio.
Si crearono subito bande mercenarie organizzate e mobilissime, come anche piccole
squadre di soldati disponibili a lavorare per poco e solo quando necessario. Una rivoluzione.
Il regno si
riempì in pochi anni di ricchi castelli, circondati da “bravi”.
Ma le città
inaridirono. Nessuno più lavorava come soldato, pochi come capitani. I soldati
e i sottufficiali disoccupati non compravano più corazze, armature, cavalli,
finimenti, paglia, non andavano nelle locande a bere e mangiare, non potevano
neppure comprare i vestiti per i loro figli, e le loro mogli non andavano più
al mercato a comprare. Piano piano tutto
si fermò. Ma si fermarono pure gli esattori, tornavano sempre più con le
tasche vuote. Il forziere del regno si stava svuotando.
Il Re, poverino,
si trovò in un dilemma: non poteva certo scontentare i suoi Baroni, dai quali
era eletto, ma ora era senza tasse e con i poveri che a migliaia bussavano alle
sue porte.
Che fare?
Proibire ai
Baroni di assumere quei “bravi” così economici dalle altre contrade, per dare
lavoro ai bravi soldati locali, era impossibile. Chi li sente poi? Anche
costringerli a pagare almeno loro le tasse, con tutti quei meravigliosi
castelli che si erano costruiti, era improponibile. Le bande di soldati
mercenari sono pericolose, ed al massimo se ne vanno.
Aumentare le
tasse alle città è stato già fatto, di
più non si può.
<Non ci sono
strade praticabili>, disse il Re ai suoi consiglieri affranti.
A questo punto,
però, arrivò nel Regno in visita una Principessa del Regno vicino, la potente
Gerbania; durante il banchetto, che il Re premuroso offrì, la buona vicina
propose un’idea: <se lasciamo che i cittadini si disperino ancora un poco,
quando saranno pronti e disponibili a guadagnare ancora meno dei “bravi”,
convinciamo i migliori dei nostri Signori che con un grande esercito si fa una
grande guerra. Andiamo a saccheggiare i
vicini!>
Che bella idea! La soluzione di tutti i
problemi che avevamo. L’austerità non sarà più il problema, ma la soluzione. Così
saranno tutti contenti, avremo le ricchezze dei vicini, i poveri lavoreranno di
nuovo e i Baroni potranno costruire altri castelli.
Il Re trovò
geniale la bella idea della Principessa Angela e chiamò i suoi consiglieri.
Furono fatti piani dettagliati per
saccheggiare la lontana Cita.
Purtroppo
dimenticò che la Gerbania
era più vicina, e più grande…. lo ricordò improvvisamente quando vide le insegne delle avanguardie Gerbane che si avvicinavano.
Nessun commento:
Posta un commento