Pagine

lunedì 3 marzo 2014

Robert Shiller, “Alla ricerca di una valuta elettronica stabile”, circa Bitcoin


Robert Shiller è il più recente premio Nobel per l’economia, professore a Jale e autore di fondamentali studi sull’instabilità finanziaria e i meccanismi di formazione delle bolle. In questo intervento per il New York Times riflette sul fenomeno Bitcoin, un tipo di moneta elettronica “radicalmente nuovo” che ha avuto un andamento esplosivo negli ultimi anni. In effetti un fenomeno con “molte delle caratteristiche di una bolla speculativa”. Dopo il recente crollo potrebbe essere incrinata la fiducia in questa specifica forma di <quasi moneta>, ma per Shiller comunque ne può venire qualcosa di buono.
Forme elettroniche di denaro possono aiutare la gestione del rischio.
In sostanza il fenomeno Bitcoin era basato sull’attesa di una sconvolgente innovazione, un “nuovo tipo di denaro in forma di unità elettronica” fondato sui computer e decentralizzati e capaci di sviluppare l’economia mondiale al sicuro di ogni singolo governo (e quindi probabilmente anche delle relative tasse). Le caratteristiche proprie di ogni bolla erano quindi presenti nell’attesa di valorizzazione futura, in parte fondata sulla presunta innovazione (che fa attendere la sospensione dei normali sistemi di funzionamento di mercato).

Secondo Shiller quel che non funziona in questo racconto è che “in realtà non risolve alcun problema economico ragionevole”. Detto altrimenti, non ha i requisiti per sostituirsi alle banche ed alle istituzioni governative che le regolano, né dovrebbe farlo; in quanto, nonostante i loro difetti, si tratta di istituzioni “ragionevolmente efficaci”. Guardando bene l’elevatissima instabilità che ha caratterizzato la breve vita di Bitcoin è una misura di problemi, non di successo. Ovviamente se il sistema prendesse piede “qualsiasi commercio [reale] basato su Bitcoin sarebbe squassato da un’enorme inflazione e deflazione”, per Shiller insomma non potrebbe mai funzionare.

Tuttavia il problema nasce dal fatto che il progetto di Bitcoin tenta di imitare le classiche funzioni di “mezzo di scambio” e “riserva di valore” della moneta. Si tratta di un errore perché non è necessario.

Per il premio nobel americano, invece, servirebbe concentrarsi sulla terza funzione della moneta; quella di “unità di conto”. Ci sono degli esempi: in Cile dal 1967 è attiva un’Unità di Conto (UF) che non sostituisce ma accompagna la moneta di scambio (il pesos). Ad esempio un affitto è definito in UF, ma pagato di volta in volta in pesos utilizzando un tasso di cambio (sensibile all’inflazione) oggi pubblicato su un sito (valoruf.cl), in conseguenza la percezione di stabilità dei prezzi è molto più forte.

L’idea cilena può essere alla base di un’intera ristrutturazione del sistema di pagamento e remunerazione sociale. Secondo le parole di Shiller, si potrebbe immaginare di definire dei “panieri” di beni di riferimento adatti a diverse situazioni, condizioni e usi; un set di acquisti tipici di un anno di base, che sarebbe calcolato da appositi software e convertibile in ogni moneta. Con lo stesso sistema cileno, potremmo spedire euro che diventa un dato cestino, convertibile in dollari, pesos, quel che si vuole. Un’evoluzione sarebbe avere cesti diversi per scopi diversi: “cesti di alto livello”, e “cesti di sussistenza” (“che rappresentano il consumo dei poveri”, cioè la variazione dei prezzi riscontrata nel paniere tipico di consumi di base dei poveri). Oppure potrebbe esserci una “unità di salario-giorno” a rappresentare una giornata di lavoro di un salariato ad un certo livello di qualifica (in questo modo si potrebbe avere “n” giornate tipo). Oppure “unità trilli” (un trilionesimo di PIL annuo del paese) che dunque cresce o decresce con esso. E, ancora, una legata al consumo pro-capite. Alcune di queste unità di conto potrebbero essere usate per le pensioni e i pagamenti della sicurezza sociale per condividere i rischi intergenerazionali. Se capisco funzionerebbe un poco così: la pensione sarebbe fissata in 1 UT (ca 1.400,00 €), con l’incremento di PIL del paese si apprezzerebbe automaticamente e in modo corrispondente, restando analogo quanto a potere di acquisto (che è quel che conta).
Utilizzando molti tipi di cesti diversi “sarà più facile per fissare i prezzi e fare contratti sensibili per il lungo termine”.

Idee simili partono dalle lezioni (sulle quali Shiller è maestro) dell’economica comportamentale e della linguistica cognitiva, che insegnano due cose importanti: le nostre azioni sono influenzate profondamente da come inquadriamo il problema e il linguaggio conta. Con buona pace per la microfondazione liberista, basata sulla figura del “soggetto rappresentativo”, non esiste un uomo-tipo che si comporta sempre nello stesso modo (“razionale”) sul quale fondare semplici equazioni di utilità.


Riconsiderando i fondamenti degli standard di valore che usiamo, e grazie alle possibilità aperte da tecnologie di calcolo una volta impensabili, potremmo, per il nobel americano, muoverci verso un nuovo sistema di misura delle unità economiche che sia stabile e più equo.

Nessun commento:

Posta un commento