Ma va? In
effetti, non credo possa stupire se stiamo parlando di un paese che risulta ormai al
38° posto nel 2011, secondo la stima a parità di potere di acquisto dell’Index Mundi.
Ma non si diceva
che l’Italia è un paese ricco? Si, in effetti lo è ancora, però il reddito pro capite
dichiarato continua a calare; è stato nel 2012 di 19.750,00 € (certo non tanto, difficile
definirsi ricchi con 1.500,00 euro al mese). Per spiegarlo potremmo andare a
leggere l’Analisi
dei dati Irpef del Ministero delle Finanze per il 2012. Scopriremmo alcune
cose interessanti:
- il 5% dei contribuenti più ricchi dichiara il 22,7% del reddito complessivo del paese (che è 800 Miliardi di euro);
- il 5% dei contribuenti più ricchi dichiara il 22,7% del reddito complessivo del paese (che è 800 Miliardi di euro);
- il 50% più povero, dichiara complessivamente di meno;
- il 45% in mezzo dichiara dunque poco più della metà del
reddito complessivo del paese.
Classe media,
quindi. Peccato che stiamo parlando di redditi inferiori a 35.000,00 euro (sono
sotto questa soglia il 90% delle dichiarazioni).
Questo paese,
che fa fatica a mettere insieme 2.500,00 euro al mese, ha però case all’estero
per 23 miliardi e attività finanziarie per 28 miliardi. Chi le ha, esattamente?
Le prime 113 mila persone, le seconde 130.000. Allora si spiega, no? Saranno il
primo 5% (o magari no).
Ma vediamo un
grafico:
Secondo questa ricostruzione sono dunque
aumentati di oltre 200.000 unità i contribuenti che dichiarano redditi
inferiori a 10.000,00 euro e sono invece calati circa di pari numero le quattro
categorie superiori (sino a 36.000,00 euro). Categorie che, come abbiamo visto,
riguardano il 90% degli italiani. Crescono invece quelli sulla classe
superiore.
Ma questo
grafico che viene dopo è il più interessante:
Crollano del 15%
i redditi da lavoro autonomo (che sono anche quelli che dichiarano i redditi
più elevati) e del 5% ca le varie categorie di imprenditore (che, comunque,
dichiara di meno). Salgono, leggermente, i redditi da pensione e lavoro
dipendente.
Anche il successivo
dato mostra qualcosa di interessante:
Nel grafico si
trova in verde il numero di soggetti nelle diverse classi di dichiarazione (e
prevalgono quelli fino a 35.000 euro, dato che solo il 12 % ca. è sopra) e
l’imposta complessivamente pagata (qui è il simmetrico).
Si vede che il 24%
dei contribuenti entro i 15.000 euro paga solo il 5% dell’imposta complessiva,
mentre il 20% fino a 20.000,00 euro paga il 10% ca. Abbiamo, dunque, il 50% dei
contribuenti che pagano il 15% delle imposte complessive (poco più di 100
miliardi).
Invece il 12%
superiore (da 35.000 in
su) paga il 52% delle imposte (ca. 400 miliardi). Addirittura il 0,1% più ricco
(più o meno i primi 50.000 contribuenti), che è sopra i 300.000,00 euro, paga
da solo il 5% (cioè 40 miliardi). Cioè paga quanto il 24% più povero (50.000
persone pagano quanto 12.000.000, avendo un reddito almeno 20 volte superiore).
Un paese quindi molto
sbilanciato, dove apparentemente solo 100.000 persone guadagnano più di
200.000,00 euro lordi e solo 500.000 persone guadagnano tra 100 e 200.000,00 euro.
E dove, soprattutto, il 90% della popolazione è sotto il reddito medio
americano.
E’ sicuramente
vero che l’evasione (variamente stimata in 200 miliardi) può modificare la
distribuzione, riducendo l’ineguaglianza di fatto, ma è comunque solo 1/5 del
reddito complessivo. Il dato quindi è sostanzialmente questo.
La sofferenza
che si intravede nel paese, camminandoci dentro, e che talvolta si affaccia nei
nostri media o attraverso scoppi improvvisi come quello dei Forconi di qualche
mese fa, ha la sua radice nelle prime tre-quattro sezioni dell’ultimo grafico e
anche nel calo del 15% del reddito degli autonomi. Sono questi ad essere stati
illusi e incoraggiati dalla nuova economia flessibile. Incoraggiati a prendere
rischi, a giocarsi nella mischia, ad intraprendere.
Ed ora, nella
domanda aggregata che si secca, nel credito bancario che evapora (le due cose
sono tanto legate da essere probabilmente la stessa dinamica), questi sono
abbandonati. Ora sono invitati a farsi da parte. Il racconto individualista che
li ha sedotti gli presenta il fallimento come colpa, individuale.
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