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sabato 29 marzo 2014

Un paese più povero implica cittadini più poveri


Ma va? In effetti, non credo possa stupire se stiamo parlando di un paese che risulta ormai al 38° posto nel 2011, secondo la stima a parità di potere di acquisto dell’Index Mundi.
Ma non si diceva che l’Italia è un paese ricco? Si, in effetti lo è ancora, però il reddito pro capite dichiarato continua a calare; è stato nel 2012 di 19.750,00 € (certo non tanto, difficile definirsi ricchi con 1.500,00 euro al mese). Per spiegarlo potremmo andare a leggere l’Analisi dei dati Irpef del Ministero delle Finanze per il 2012. Scopriremmo alcune cose interessanti:
-    il 5% dei contribuenti più ricchi dichiara il 22,7% del reddito complessivo del paese (che è 800 Miliardi di euro);
-       il 50% più povero, dichiara complessivamente di meno;
-   il 45% in mezzo dichiara dunque poco più della metà del reddito complessivo del paese.

Classe media, quindi. Peccato che stiamo parlando di redditi inferiori a 35.000,00 euro (sono sotto questa soglia il 90% delle dichiarazioni).

Questo paese, che fa fatica a mettere insieme 2.500,00 euro al mese, ha però case all’estero per 23 miliardi e attività finanziarie per 28 miliardi. Chi le ha, esattamente? Le prime 113 mila persone, le seconde 130.000. Allora si spiega, no? Saranno il primo 5% (o magari no).
Ma vediamo un grafico:


Secondo questa ricostruzione sono dunque aumentati di oltre 200.000 unità i contribuenti che dichiarano redditi inferiori a 10.000,00 euro e sono invece calati circa di pari numero le quattro categorie superiori (sino a 36.000,00 euro). Categorie che, come abbiamo visto, riguardano il 90% degli italiani. Crescono invece quelli sulla classe superiore.

Ma questo grafico che viene dopo è il più interessante:


Crollano del 15% i redditi da lavoro autonomo (che sono anche quelli che dichiarano i redditi più elevati) e del 5% ca le varie categorie di imprenditore (che, comunque, dichiara di meno). Salgono, leggermente, i redditi da pensione e lavoro dipendente.

Anche il successivo dato mostra qualcosa di interessante:
Nel grafico si trova in verde il numero di soggetti nelle diverse classi di dichiarazione (e prevalgono quelli fino a 35.000 euro, dato che solo il 12 % ca. è sopra) e l’imposta complessivamente pagata (qui è il simmetrico).
Si vede che il 24% dei contribuenti entro i 15.000 euro paga solo il 5% dell’imposta complessiva, mentre il 20% fino a 20.000,00 euro paga il 10% ca. Abbiamo, dunque, il 50% dei contribuenti che pagano il 15% delle imposte complessive (poco più di 100 miliardi).
Invece il 12% superiore (da 35.000 in su) paga il 52% delle imposte (ca. 400 miliardi). Addirittura il 0,1% più ricco (più o meno i primi 50.000 contribuenti), che è sopra i 300.000,00 euro, paga da solo il 5% (cioè 40 miliardi). Cioè paga quanto il 24% più povero (50.000 persone pagano quanto 12.000.000, avendo un reddito almeno 20 volte superiore).

Un paese quindi molto sbilanciato, dove apparentemente solo 100.000 persone guadagnano più di 200.000,00 euro lordi e solo 500.000 persone guadagnano tra 100 e 200.000,00 euro. E dove, soprattutto, il 90% della popolazione è sotto il reddito medio americano.

E’ sicuramente vero che l’evasione (variamente stimata in 200 miliardi) può modificare la distribuzione, riducendo l’ineguaglianza di fatto, ma è comunque solo 1/5 del reddito complessivo. Il dato quindi è sostanzialmente questo.

La sofferenza che si intravede nel paese, camminandoci dentro, e che talvolta si affaccia nei nostri media o attraverso scoppi improvvisi come quello dei Forconi di qualche mese fa, ha la sua radice nelle prime tre-quattro sezioni dell’ultimo grafico e anche nel calo del 15% del reddito degli autonomi. Sono questi ad essere stati illusi e incoraggiati dalla nuova economia flessibile. Incoraggiati a prendere rischi, a giocarsi nella mischia, ad intraprendere.
Ed ora, nella domanda aggregata che si secca, nel credito bancario che evapora (le due cose sono tanto legate da essere probabilmente la stessa dinamica), questi sono abbandonati. Ora sono invitati a farsi da parte. Il racconto individualista che li ha sedotti gli presenta il fallimento come colpa, individuale.

Questa rabbia scava sotto le fondamenta di sabbia della nostra società. Sarebbe bene vederlo.


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