Su Gofynomics,
che è spesso una lettura divertente ed utile, è stato richiamata questa bella
canzone del 1973 di Giorgio Gaber.
A me il primo Gaber piaceva, magari non a tutti voi, però qui dice una cosa importante: il dominio del sapere tecnico sul cuore e la vita può contenere un disciplinamento inumano. Una violenza, appena nascosta dalla “cosa giusta”.
A me il primo Gaber piaceva, magari non a tutti voi, però qui dice una cosa importante: il dominio del sapere tecnico sul cuore e la vita può contenere un disciplinamento inumano. Una violenza, appena nascosta dalla “cosa giusta”.
Quando qualcuno vi dice che è l’unica cosa giusta da
fare, guardatelo. Osservatelo bene. Chi è? Da dove parla? Che storia ha? Per
CHI è la cosa giusta? A CHI questa “cosa” sottrae risorse, limita le scelte?
Che potere contiene questa decisione?
La tecnica che adopera chi l’ha costruita?
Ascoltiamo questa breve intervista di Monti, nel
2011 (dal minuto 32.18). La Grecia è il grande successo dell’Euro perché attraverso l’euro la
disciplina, “la cultura della stabilità” (monetaria e fiscale), tedesca viene
estesa anche agli altri paesi, la cultura della spesa sottratta alla pressione della democrazia popolare.
Un altro esempio
è Saccomanni, che in un’intervista
sul Corriere della Sera, riportato da IcebergFinanza
dice, con
riferimento alle politiche europee di rigore: «Non esiste una possibilità su un
milione che vengano cambiate».
Infatti
«Per ottenere questo risultato è necessaria l’unanimità, che non ci sarà mai. È
vero che le regole si possono pure infrangere, andando però incontro alle
sanzioni della Commissioni e dei mercati. Ma volendo rispettare il rigore dei
conti pubblici si può solo cercare di stabilire un profilo di rientro del
debito pubblico più a lungo termine, attraverso un’agenda di riforme».
In
altre parole, nella stessa intervista in cui ammette che il peggioramento del
debito dipende dalla crisi, che fa contrarre il PIL (dato che milioni di
persone non lavorano e le imprese non trovano clienti liquidi, dunque le banche
non prestano avendo troppi crediti incagliati ed in sofferenza) e dalle spese
per gli organismi europei di stabilità (che ci sono costati 50 miliardi, una
cifra con cui si potevano pagare quasi tutti i debiti pregressi della Pubblica
Amministrazione), Saccomanni dice, dall’alto del suo sapere tecnico e della sua
storia di alto funzionario della Banca d’Italia, che “volendo rispettare il
rigore dei conti” si deve stabilire il rientro tramite un’agenda di riforme. Cioè
contrazione della spesa e mobilitazione degli spiriti animali dell’economia per
via di liberalizzazioni (in condizioni di “trappola della liquidità”). Dimenticavo,
Eugene Fama dice che non capisce cosa si intenda con “bolla speculativa” e
neppure, evidentemente, con “crisi finanziaria” (ovviamente a lui lo stipendio
e le ricche consulenze continuano ad arrivare).
Non
è d’accordo, Saccomanni, neppure con le tesi espresse da politici che di Unione
Europea qualcosa capiscono, per esempio dall’ex Presidente della Commissione
Romano Prodi che da tempo si spende per
favorire un’alleanza dei Paesi mediterranei allo scopo di piegare le
resistenze tedesche e del fronte rigorista, per il banchiere italiano: «Il
problema non è solo la Germania. Ci sono Paesi fondatori dell’Unione, come
l’Olanda, che hanno problemi interni fortissimi a spiegare agli elettori che si
devono spendere denari pubblici per Paesi incapaci a tenere sotto controllo i
conti pubblici. Chi poi pensa a un fronte comune con Francia e Spagna deve
sapere che i francesi non faranno mai nulla contro la Germania: lo spread della
Francia è un quarto del nostro perché loro hanno convinto i mercati che
resteranno per sempre agganciati alla locomotiva di Berlino. E la Spagna ha
avuto dall’Europa 40 miliardi per salvare le sue banche: impensabile che sia
disponibile a posizioni antitedesche. Ma poi diciamola tutta. La fissazione
italiana che si debba aumentare il disavanzo pubblico per avere più crescita è
un’autentica fesseria”
Questa, “autentica fesseria” ha buona voce (diversi
premi nobel) ma tant’è. Non bisogna necessariamente “aumentare il disavanzo”
per avere più crescita. Bisogna magari, in questa congiuntura e non per sempre,
evitare di impoverire costantemente il paese avendo un avanzo primario così
alto.
Cosa è l’avanzo primario, infatti? Scheletricamente
è estrarre più valore dai produttori locali, tramite le tasse (cioè dai
lavoratori e dalle imprese) di quanto si restituisce tramite servizi e
trasferimenti. Ma dove va questo valore estratto? Essenzialmente va a pagare
gli interessi sul debito pubblico. Dunque in questo momento di totale blocco
delle attività economiche stiamo continuando a togliere fieno dalla mangiatoia,
per trasferirlo nel silos padronale, e contemporaneamente cerchiamo di avere più latte intensificando le
operazioni di mungitura.
Una idea molto saggia. Indubbiamente.
Questo è quel che succede quando la testa non è
connessa con il corpo. Cioè quando governa una tecnocrazia che non dipende dal
consenso dei cittadini (anzi, che lo teme).
Vae Victis!
Nessun commento:
Posta un commento