Oggi su La Stampa,
Paolo Baroni, in un suo articolo
dal titolo “Piccole imprese più competitive grazie allo sconto da 1,5 miliardi”,
anticipa che entro dieci giorni il Governo promulgherà un provvedimento per
attuare la promessa del Presidente del Consiglio di ridurre del 10% le bollette
alle imprese (in tal senso la dichiarazione), attraverso la riduzione degli
oneri in bolletta per l’incentivazione delle rinnovabili. Ma non degli oneri
futuri (ad esempio spostandolo su fiscalità generale o gettito della “carbon
tax”), bensì di quelli già
contrattualizzati.
Cioè il Governo, a quanto si legge, agirà su quegli oneri che
derivano da un Contratto di diritto privato, stipulato in base alle norme
vigenti all’epoca (“tempus regit actum”),
tra l’investitore e il Gestore
dei Servizi Energetici S.p.a. (società a Socio Unico del Ministero dell’Economia
e delle Finanze). In detto contratto, in forza del riconoscimento previsto dal
D.Lgs. 387/03, gli impianti che sono opere di pubblica utilità ed urgenza erano
remunerati secondo schemi previsti dai vigenti Decreti Interministeriali a
prezzo fisso per un periodo di venti anni. Tale onere, come previsto nelle
Direttive Europee recepite nel nostro ordinamento (da ultimo tramite il D.Lgs
28/11), era tratto dalla bolletta elettrica secondo il Principio “chi inquina
paga”.
Mi soffermo un attimo sul principio: la
remunerazione, proporzionale alla effettiva produzione, dell’energia prodotta
senza consumare gas naturale o petrolio e senza inquinare da fonte rinnovabile
e quindi illimitata nel tempo, secondo le indicazioni che derivano dalla
normativa europea (sin dal Trattato di Roma, che ha rango costituzionale) non
deve essere caricata su tutti i cittadini in modo corrispondente al loro
reddito ma su chi è responsabile del
danno. Precisamente del danno che egli provoca all’ambiente consumando
energia che per essere prodotta deve dissipare risorse energetiche limitate di
natura fossile e che nel farlo inquina e altera il clima. Dunque deve pagare “chi
inquina”. E deve farlo proporzionalmente
al danno che provoca. Quindi all’energia consumata. Questa è la ragione, del
tutto ragionevole, per cui l’incentivazione delle rinnovabili (senza la quale
non avremmo oggi gli effetti di cui dopo parliamo) è in bolletta e non è nella nostra
dichiarazione dei redditi (magari nascosta).
Mi soffermo su un altro principio: si era detto
“tempus regit actum”. Sulla base di un corpus di norme perfettamente coerente,
basato su politiche pubbliche internazionali che hanno un orizzonte minimo al
2020 (cd. Direttiva 20, 20, 20) alcune decine di migliaia di imprenditori
(italiani ed esteri) con risorse proprie hanno nell’arco di alcuni anni avviato
oltre 50 miliardi di investimenti imprenditoriali, sapendo che all’atto dell’entrata
in esercizio del relativo impianto esso sarebbe stato remunerato da una tariffa
maggiore di quella di mercato e fissa. Tariffa che sarebbe stata garantita
dalle norme vigenti all’atto di detta entrata. E che sarebbe stata garantita,
come espressamente previsto nei Decreti Interministeriali di incentivazione (da
ultimo DM 5 luglio 2012 e DM 6 luglio 2012) per un periodo di venti anni solari
consecutivi. Quindi, alla data di entrata in esercizio, verificata la documentazione
e la produzione il GSE ha stipulato, singolarmente con ogni Soggetto
Responsabile degli impianti, un Contratto che prevedeva espressamente la
tariffa riconosciuta ed il periodo. Come qualsiasi avvocato, anche neolaureato,
sa la modifica unilaterale di un contratto deve essere stata regolata nello
stesso (e così non è) o deve intervenire per fattispecie previste nel Codice
Civile (che esclude espressamente, art. 1469-ter, [3], di poter considerare “vessatorie”
le clausole che “riproducono disposizioni di legge ovvero che siano
riproduttive di disposizioni o attuative di principi contenuti in convenzioni
internazionali delle quali siano parti contraenti tutti gli Stati membri dell’Unione
Europea o l’Unione Europea”). Che diremmo se, unilateralmente, lo Stato
decidesse di modificare retroattivamente il corrispettivo delle prestazioni rese
delle quali abbiamo goduto (ad es. le tasse universitarie, le prestazioni
sanitarie) moltiplicandole per dieci e ci addebitasse la corrispondente cifra? Tempus regit actum.
Costi in Bolletta
Ma facciamo un attimo un passo indietro: ne avevamo già parlato
quando l’Istituto Leoni pubblicò uno Studio (“Tagliare
la bolletta si può”) a firma Carlo Stagnaro, al quale replicai con
questo post,
la bolletta elettrica è composta di due macrovoci: il corrispettivo dell’energia
consumata (che varia da fornitore a fornitore) e gli oneri di sistema (che sono
fissi
e regolati dall’Autorità
Energia Elettrica, il Gas ed il Sistema Idrico).
Il corrispettivo per l’energia consumata dipende dalla politica
commerciale dell’operatore e dai suoi costi industriali, ma generalmente per
una utenza domestica si aggirano intorno agli 80,00 €/MWh (mediamente il
consumo italiano è di 1 MWh/ab all’anno, quello di una famiglia 2,7 MWh/anno).
Il corrispettivo per gli oneri di sistema si compone di molte
voci che possiamo raggruppare in quattro categorie:
- oneri per
trasportare l’energia elettrica dal punto di produzione a quello di
consumo (“dispacciamento”, ca. 15 €/MWh);
-
oneri per l’incentivazione delle
rinnovabili (A3) e altri beneficiari (i primi incidono
per il 84,50%, secondo la
stima AEEG, per ca. 34,00 €/MWh);
-
oneri per
servizi di rete (trasporto, distribuzione e misura, per ca. 30,00 €/MWh);
-
tasse, per ca 25,00
€/MWh.
Gli “altri beneficiari” (che costano
complessivamente 6,31 €/MWh) sono:
- A2 a copertura degli oneri
per il decommissioning nucleare;
- A4 a copertura dei regimi
tariffari speciali per la società Ferrovie dello Stato;
- A5 a sostegno alla ricerca di
sistema;
- As a copertura degli oneri
per il bonus elettrico;
- Ae a
copertura delle agevolazioni alle industrie manifatturiere ad alto consumo
di energia;
- UC4 a copertura delle
compensazioni per le imprese elettriche minori;
- UC7 per la promozione
dell'efficienza energetica negli usi finali;
- MCT a copertura delle
compensazioni territoriali agli enti locali che ospitano impianti nucleari.
L’obiettivo del Governo
(1,5 Mld) corrisponde ca. ad un risparmio di €/MWh 5,00.
Problemi ed
opportunità
Il citato Paper di Carlo
Stagnaro propone la possibilità di ottenere un risparmio minimo di 2 Mld/anno
(7,5 €/MWh) operando (tab.1) su: i sussidi per il futuro
e rispettando i contratti vigenti, alle imprese energivore (senza provocarne il
fallimento); i rimborsi “a piè di lista” per il potenziamento delle reti (che
incidono sulla voce “oneri per servizi di rete”); revisione del capacity
payment (paghiamo per tenere spente centrali da fossili la cui utilità è nulla);
spostamento dei vari sussidi (Vaticano, FFSS, Sulcis, nucleare, oli) impropriamente
caricati in bolletta (qui non si inquina).
Poi propone di riarticolare
gli incentivi e di intervenire sulle esenzioni per l’autoconsumo. Ho spiegato
dettagliatamente perché sono dell’opinione che sia un errore e che non sia
giusto nella mia replica,
per cui non ci torno dettagliatamente, ma ricordo solo (in merito alla seconda
proposta) che consumare energia prodotta sul luogo di consumo è il più virtuoso
comportamento possibile, annulla qualsiasi esternalità (non inquina), e non può
essere gravato di servizi di cui non si usufruisce. Solo in riferimento alla
voce “servizi di rete” si potrebbe aderire alla contribuzione, sulla base di
una articolazione della tariffa per potenza impegnata, anziché per consumo che
non avviene.
Ma restiamo sui
problemi che una operazione retroattiva sugli incentivi già contrattualizzati
comporterebbe. Giuseppe Artizzu, su QualeEnergia scrive
che una misura così penalizzante, attivata su impianti sottoposti a contratti
di finanziamento con il sistema creditizio nazionale ed internazionale,
determinerebbe una colossale perdita di reputazione del sistema Italia nei
confronti della sua capacità di mantenere gli impegni solennemente e
ripetutamente presi. Una simile azione devasterebbe dal punto di vista
finanziario, e della fiducia, una filiera produttiva strategica in particolar
modo per ridurre la dipendenza energetica italiana. Questa considerazione, in
presenza di venti
di guerra in Ucraina, che se va bene sono preludio ad una lunga fase di
instabilità e tensione (anche di prezzo) sul gas naturale, assume particolare
rilevanza. E’ vero che i nostri
governanti sono abituati a pensare una cosa alla volta, ma così veramente si
esagera.
Massimo Sapienza, in un articolo ora pubblicato ancora su QualeEnergia, scrive che i ca. 50 Mld di investimenti che imprenditori italiani
e stranieri (tra cui principalmente fondi pensione e assicurativi, dunque la finanza
non speculativa), hanno fatto
andrebbero interamente nel cd. “default tecnico”, appesantendo i bilanci, già
disastrati delle banche italiane. Ciò mentre si apprestano a subire la
revisione dei loro conti da parte della BCE, per l’avvio del meccanismo di
Unione Bancaria. Inoltre, segnala giustamente, che gli impianti oggi pagano
tasse sugli utili (reddito industriale) per ca. 500 milioni (presumibilmente incrementati
dal recente intervento sul reddito agricolo), che andrebbero interamente persi
con necessità di recuperarli da altre voci (sanità? scuola? pensioni?).
La distruzione degli
investimenti condotti da molte migliaia (ca. 10.000) di PMI e artigiani (la
norma si dovrebbe applicare agli impianti oltre 200 kW) porterebbe ad ulteriore
contrazione del loro merito di credito e ad effetti depressivi su tutta la
filiera (con possibile, negativo, impatto occupazionale).
Entrambi sottolineano un punto che è importante: ci stiamo concentrando sulla seconda parte dei costi in bolletta, quando
sui primi (che incidono per 80,00 €/MWh) sta succedendo una quasi invisibile
rivoluzione. Il prezzo al quale l’energia elettrica viene venduta dai
produttori (es. da una centrale a turbogas a ciclo combinato) ai grossisti (che
poi ce la rivendono) è precipitato. A maggio 2014, come si può verificare sul
sito del GME (Gestore Mercato
Elettrico) è sceso a 43,70 €/MWh. Si tratta di ben 36,30 €/MWh, che fanno oltre
10 Mld/anno di potenziali profitti per i grossisti, che fino a qualche anno fa in gran parte non
c’erano. Nel 2008 il prezzo era, infatti oltre 70,00 €/MWh. In altre parole,
mentre il Ministero si concentra sul recupero di 1,5 Mld, rischiando di violare
la normativa europea, di subire ricorsi a decine di migliaia e provocare (se
persi) un immenso danno erariale (stimabile fino a 50 Mld di euro), ci sono 8
Mld/anno di “sovraprofitti sistematici” che poche centinaia di operatori (ben individuabili,
dato che sono iscritti ad un Albo) ottengono a danno di tutti gli italiani. L’Autorità per la Concorrenza batta un
colpo.
Secondo analisi ormai
consolidate (tra l’altro dello stesso GME, nelle sue newsletter,
in particolare questa),
questo immenso calo di costo dell’energia, che non vediamo, è direttamente
provocato dalle rinnovabili (che incidono ormai per oltre il 40%). E’, insomma, una loro esternalità positiva.
Su cosa agire
Tiriamo le somme: da
un parte c’è una ventilata azione che devasta il diritto e rischia azioni di risarcimento
per decine di miliardi di euro e l’affondamento residuo del nostro sistema
creditizio (per non parlare della credibilità internazionale, che è già un
fantasma da tempo), per ottenere 1,5 Mld di minori costi in una bolletta da ca.
50 Mld/anno; dall’altra due concrete possibilità:
1- Recuperare ca. 2 Mld da pochissimi
operatori per benefici impropri o esagerati (energivori, Sulcis, Enel, Sorgenia,
A2A, Hera, Edison, Sogin, FFSS, Vaticano, per restare ai principali), o
comunque revisionabili, come da “Lodo Stagnaro”;
2- Recuperare ca. 8 Mld da pochissimi
grossisti (ca. 200, di cui non più di venti grandi ed uno grandissimo, Enel) “incoraggiandoli”
a trasferire ai consumatori i risparmi enormi che stanno facendo nell’acquisto
dell’energia elettrica grazie alle
rinnovabili, come da “Lodo Artizzu”.
Secondo voi che cosa sceglierà il Governo?
bellissimo articolo,se rispondesse ai post di Chicco Testa sull' articolo di Massimo Sapienza su QUALENERGIA,magari l'Ingegner Carlo con il suo amico trolls presidente autonominato dello sconsiglio,avrebbe spunto per fare un articolo su Repubblica (delle BANANE ) comparando MPS ed il Fotovoltaico,Sorgenia,valutando con molta attenzione chi ha rubato di piu'.gliene sarei estremamente grato.buona giornata.
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