Pagine

martedì 8 aprile 2014

Gideon Rachman, “Il ‘qualunque cosa’ di Mario Draghi potrebbe ora non essere sufficiente per l’Euro”



Su Financial Times, è stato pubblicato un articolo on line di Gideon Rachman, che mette seriamente in dubbio l’efficacia effettiva della dichiarazione roboante di Mario Draghi: <faremo qualunque cosa ci vuole> per salvare l’Euro. Una dichiarazione, cui la BCE fece seguito con un “e sarà sufficiente” che il giornale inglese considera “portentoso e vagamente minaccioso”.
Come ricordiamo questa dichiarazione, del luglio 2012, mise fine ad una tempesta finanziaria pericolosissima e viene paragonata (sempre dal giornale inglese) al “veni, vidi, vici” di Cesare. A parte l’esagerazione (tra l’altro di qualità stilistica), il punto sollevato è che i problemi di fondo che la zona euro devono affrontare sfuggono al controllo della BCE.
In effetti dal luglio 2012, queste poche parole (che hanno messo in campo la reputazione dell’istituzione di gran lunga più forte dell’Unione Europea) hanno fatto guadagnare tempo, e hanno fatto risparmiare all’Italia, alla Spagna ed alla Grecia diverse decine di miliardi di oneri finanziari. Potenza della reputazione.


Ma la questione è tutt’altro che chiusa: secondo “uno dei più influenti responsabili delle politiche economiche”, interpellato dall’autore la crisi dell'euro “sta solo muovendo dalla periferia verso il centro”. In altre parole si avvicina ai paesi pesanti, all’Italia ed alla Francia. Allontanandosi, per ora, da Portogallo, Grecia, Irlanda e Spagna (queste è l’opinione del “responsabile”, perché sembra a chi scrive che nessuno dei paesi in oggetto sia in acque tranquille).
Secondo l’anonimo funzionario europeo, riportato dal Financial Times, “le statistiche per l'Italia, in particolare, sono scioccanti. Dall'inizio della crisi nel 2008, l'Italia ha perso il 25 % della sua capacità industriale e il livello reale di disoccupazione è ora, secondo alti funzionari italiani, circa il 15 %”. Inoltre gli spazi di manovra reali sono limitati da un rapporto tra debito e PIL del 130%. La Francia sta un poco meglio, ma la disoccupazione è ancora a due cifre e il debito nazionale si avvicina al 100% sul PIL.

Secondo il giornale finanziario inglese, “la buona notizia è che l'Italia e la Francia hanno appena nominato nuovi Primi Ministri carismatici, con visioni economiche liberali”. Ma entrambi operano in paesi “notoriamente resistenti alle riforme economiche liberali” e in un contesto di crescente sostegno anti-establishment a partiti politici populisti. Non è scontato, per FT, che l’energia di Renzi sconfiggerà le forze che “hanno sconfitto predecessori ben intenzionati come Mario Monti”. Inoltre i nuovi ministri italiani e francesi sono minacciati da forze politiche esterne determinate dal possibile scontro con la Ue e dalla crisi Ucraina.

Il primo scontro, con la politica di austerità richiesta dalla Germania, vede sia l'Italia sia la Francia sempre più ostili ai vincoli di bilancio imposti loro da Bruxelles. “Il sig Renzi sostiene che il problema in Italia non è la spesa in deficit, ma la mancanza di crescita economica, che sta rendendo il debito sempre più schiacciante”. Mentre il Presidente François Hollande di Francia si dice che abbia sostenuto che l'UE può avere o una Francia con un disavanzo superiore al 3 per cento del PIL o una Francia morta che è riuscita a soddisfare i vincoli di bilancio dell'UE”. Una frase molto espressiva.
Un ulteriore battaglia si prepara sulla minaccia di deflazione che la BCE potrebbe decidere di contrastare con una versione europea del quantitative easing. Mentre Draghi sembra orientato in tal senso non manca un profondo scetticismo in Germania, il cui ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, senza mezzi termini ha detto che l'Europa non ha un problema di deflazione

Per questi motivi, e con queste forze in conflitto, la situazione politica ed economica della zona euro rimane in bilico e vulnerabile a shock esterni. Uno di questi può essere il peggioramento della crisi Ucraina. Se le forze russe si muovono in Ucraina orientale – “e, purtroppo, i segni stanno mostrando che ciò può essere imminente” - l'UE sarà costretta a imporre sanzioni economiche più dure sulla Russia. I russi si potrebbero vendicare usando l'arma più potente che hanno a loro disposizione: l'energia. 

Chiaramente prezzi energetici molto più alti avrebbero un grave impatto sulla fragile economia europea. E un ritorno ad una profonda recessione favorirebbe le frange radicali in Europa.

In sostanza tutte queste forze sono oltre le forze della BCE; “qualsiasi cosa” potrebbe non essere sufficiente.


Nessun commento:

Posta un commento