Big Blue
era una grande impresa, nata nel 1911 ma attiva da 1888, ha inventato cose
straordinarie come il bancomat, il disco floppy, la carta a banda
magnetica, il database relazionale, la scheda madre, connettori PS/2, l'Universal Product Code (UPC),
il sistema SABRE di prenotazione aerea, la DRAM, e il sistema d'intelligenza artificiale Watson.
Aveva un
prodotto imbattibile che faceva solo lei: il
computer. Questo prodotto lo volevano tutti ma costava molto e regalava
succosi profitti alla grande mamma. Una mamma che dava lavoro a centinaia di
migliaia di persone.
Purtroppo all’inizio
degli anni ottanta, lo ricordiamo tutti, esplode una produzione distribuita,
economica, travolgente, di computer “compatibili”. In pochi anni Big Blue
arriva sull’orlo del baratro. Era
successa una cosa impensabile: una tecnologia che sapeva fare solo lei ora
la potevano fare tutti, ragazzi nel garage di casa, con componenti prodotti in
tutti il mondo, a prezzi bassissimi.
In ogni casa
abbiamo ora un computer.
Che sarebbe
successo se il Governo (un immaginario Governo Mondiale) avesse portato
soccorso alla nostra buona mamma, proibendo di fare computer a casa? Oppure se
avesse introdotto una tassa retroattiva per cui chi lo aveva senza il magico
marchietto IBM fosse costretto a pagare il doppio del suo valore?
Avremmo ancora
un solo, preziosissimo, computer in ogni ufficio e nessuno a casa. Non avremmo
centinaia di milioni di persone al lavoro.
Cosa sta
succedendo con la nostra energia? Una cosa semplicissima: la vecchia produzione
concentrata, sostenuta da economie di scala imbattibili, è stata spiazzata da
un salto di paradigma tecnologico. Ora la componentistica per produrre energia
senza costi di approvvigionamento di materie prime combustibili è diventata
economica, semplice, flessibile e scalabile. Siamo in mezzo ad un passaggio di
fase nella secolare dipendenza dell’umanità dall’energia.
E come
reagiscono le nostre società dominanti, abituate a contendersi un mercato dove
gli operatori si contano sulle dita di massimo due mani? Cercano di chiedere
aiuto al potere. Al Governo.
Cercano di fermare il fiume con le loro grandi mani.
Non è possibile.
Ma qualcosa si
può ottenere: si può distruggere i pochi brandelli di credibilità che il nostro
Stato ha rispetto alla sua capacità di mantenere la parola data. Si possono
stracciare oggi contratti (di diritto privato) stipulati due, tre anni fa tra
due parti una delle quali è un cittadino o un’impresa che ha speso suoi soldi
(magari prestati da una banca), per realizzare un impianto di produzione
energia elettrica, che non brucia carbone, né gas metano, né petrolio o olio
pesante, di piccola taglia in grado di produrre energia idonea al consumo di
uno stabilimento industriale, di un paese, di una casa. E che la fa, questa
energia, vicino allo stabilimento, al paese, alla casa.
Certo, questo
impianto ha una colpa. Imperdonabile. Fa tenere spenta quella bella centrale,
intitolata ad un nostro genio italiano, che nell’alto Lazio –ad esempio-
potrebbe alimentare da sola l’intera regione, che inquina come tre milioni di auto
per 20.000 km all’anno, che dà lavoro ad un centinaio di persone. Inoltre fa
crollare il prezzo dell’energia (il prezzo all’ingrosso è caduto, proprio come
per i computer “compatibili”, del 18% solo negli ultimi tre mesi). In bolletta non
ce ne siamo accorti perché qualcuno si tiene il margine (area gialla nel
grafico).
Costo in bolletta e sue componenti. |
Questa è la vera
colpa. Non altra.
Allora che si fa?
Si mette fuori, nottetempo, una smilza Presentazione,
senza logo o marchio, nella quale allo scopo dichiarato di ridurre la bolletta
alle PMI del 0,26% (lo dicono loro, basta sommare, slide 1 e 2) sul fatturato,
distrugge il diritto italiano, proponendo di ridurre per legge gli incentivi
che impianti già fatti, per i quali
tutti i soldi sono stati già spesi e che non possono scappare da nessuna parte,
stanno percependo allungandoli per sette anni senza interessi. Li chiamano “rendite”
(da quando l’utile di una iniziativa industriale produttiva, per quanto alto, è
una “rendita”?).
Precisamente in
questo modo intendono “recuperare” (sarebbe meglio “rapinare”) ca 900 milioni
all’anno (cioè il 0,13% del fatturato delle PMI per le quali gli interi costi
energetici ammontano comunque al 2,3% del fatturato; mentre quelli del
personale al 7%).
Questa
operazione culinaria (la chiamano “spalmatura”, come se fosse burro), agirebbe
su una parte del 540.000 impianti fotovoltaici che ci consentono di
risparmiare, nel loro ciclo di vita, ca 200 milioni di tonnellate di CO2
in atmosfera, risparmiare 16 miliardi di m3 di acqua, 17 miliardi di
mc di metano, per un valore a vantaggio della nostra bilancia commerciale di
ca, 32 miliardi di euro, considerando la nostra intensità energetica per € di
PIL, consentono di avere un PIL “energy free” per 82 miliardi all’anno, annullare
le emissioni di CO2 (cioè l’impronta di carbonio) di 1 milione di
abitanti, e 3 milioni senza consumo di metano e 4 senza consumo di acqua.
Tutti disastri per chi quel metano ce lo vuole vendere,
quell’acqua consumare, quell’energia produrre.
Aveva proprio
ragione Bob
Kennedy:
“Non troveremo mai un fine per la
nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del
benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito
nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base
del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento
dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre
autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature
speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di
forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per
vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di
napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare
la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti
che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle
loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute
delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei
loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la
solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà
dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri
tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia
né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la
nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve,
eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se
possiamo essere orgogliosi di essere americani.”
Grande lucidita' e chiarezza. Complimenti !
RispondiEliminaMi associo...Pezzo molto chiaro e scritto benissimo. Ricondivido su G+ https://plus.google.com/108355831737349763638/posts/Shgt5NQzrA6
EliminaIn Italia dovrebbero essere tagliati tutti i privilegi delle "caste" tipo Sorgenia https://plus.google.com/108355831737349763638/posts/j1SfA5rDYHg
RispondiEliminaNel nostro strano paese chi difende le caste ed i produttori (ENI ed Enel ad esempio da sempre tenuti al riparo dalla "concorrenza vera") è l'ex ambienalista (Chicco Testa), ex rappresentante della lobby nucleare ed ora presidente di AssoElettrica!
Ma anche in USA, nonostante il monito di Bob Kennedy, le grandi società stanno tentando di mettere le grinfie sulla rete https://plus.google.com/+ErmannoPeciarolo/posts/88MgByuDsWx
RispondiEliminaSta iniziando anche il fotovoltaico con accumulo di energia (batterie) a prezzi sempre più convenienti e questo sarà il computer dentro casa che farà saltare il banco dei oligarchi dell'energia
RispondiElimina