Subito dopo le
elezioni europee che hanno visto crollare in molti paesi il consenso verso i
tradizionali partiti a favore dell’Unificazione Europea con metodi incrementalisti
ed economici, il Presidente della BCE ha annunciato una serie di decisioni
rivolte a raggiungere nuovamente il target di inflazione al 2% e stimolare il
credito alle imprese ed alle famiglie.
In tutto il
mondo è attiva una serrata discussione sulla possibilità che le difficoltà dell’economia
dipendano da una strutturale debolezza di domanda, in sostanza causata da un
insieme di ragioni tecnologiche e demografiche. E che quindi siano necessarie
modifiche radicali della politica monetaria e stimoli permanenti. Attori di
questa discussione (cosiddetta ipotesi della <stagnazione secolare>) sono
Summers
e Krugman
tra gli altri. In recenti
interventi di Friedman e dello stesso Krugman è stato riproposto il tema
della necessità di stabilizzare le politiche monetarie straordinarie (della
FED) e di alzare ulteriormente il target di inflazione, ben oltre il 2%, per l’Europa.
In questo
contesto, il Presidente Draghi ha pronunciato nel pomeriggio di oggi, un
discorso nel quale ha descritto le decisioni prese dal Consiglio Direttivo, cui
ha partecipato anche il Vicepresidente della Commissione Europea, Olli Rehn. Secondo
la nuova interpretazione del suo mandato, che faticosamente è stata imposta
dalla situazione, il mandato originario di garantire la “stabilità dei prezzi”
è stato riconfigurato nel senso di raggiungere il target previsto dai Trattati
(target del tutto arbitrario, e a tal
fine contestato da Krugman) e non nel tenersi “sotto” di esso.
A tal fine, la
BCE ha, dunque, deciso di promuovere misure di espansione della politica
monetarie ed altre rivolte a sostenere l’erogazione di prestiti da parte delle
banche all’economia reale.
Un “pacchetto”
che “include
ulteriori riduzioni dei tassi di riferimento della BCE, mirate operazioni di
rifinanziamento a più lungo termine, lavori preparatori relativi ad acquisti a
titolo definitivo di titoli asset-backed e un prolungamento di tasso fisso, completi
di procedure di aggiudicazione d'asta. Inoltre, abbiamo deciso di
sospendere l'operazione settimanale di fine-tuning per sterilizzare la
liquidità immessa nel quadro del Securities Markets Programme”.
Si tratta di un
pacchetto di misure abbastanza senza precedenti, rispetto alla iperprudente
politica della BCE che prende atto del costante e progressivo scivolamento
nella stagnazione e deflazione dell’intera eurozona. Nelle condizioni attuali
(inflazione che è molto più vicina allo 0 che al 2%) la Banca Centrale reitera
il suo obiettivo di restare “vicino ma sotto” al 2%. A tal fine viene
annunciato un possibile ulteriore allentamento della politica monetaria.
Le misure
decise sono:
-
abbassare il tasso di interesse sulle operazioni di
rifinanziamento principali dell'Eurosistema di 10 punti base al 0,15% e il
tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale di 35 punti base, al 0,40%.
-
Il tasso sui depositi overnight è stato abbassato di
10 punti base, al -0.10% (tasso negativo, che
significa pagare per tenere i soldi posteggiati presso la BCE).
-
In secondo luogo, al fine di sostenere i prestiti
bancari alle famiglie e alle società non finanziarie, esclusi i prestiti alle
famiglie per acquisto di abitazioni, saranno condotte una serie di mirate
operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (TLTROs) per 4 anni. Queste operazioni saranno soggette a condizionalità in relazione ai
prestiti erogati; ciò significa che “le controparti avranno diritto di
prendere in prestito, inizialmente, il 7% del totale dei loro prestiti, il
diritto iniziale combinato ammonta a circa € 400.000.000.000. A tal fine,
due TLTROs successivi saranno condotti in settembre e dicembre 2014. Inoltre,
da marzo 2015 a giugno 2016, tutte le controparti saranno in grado di prendere
in prestito, trimestrale, fino a tre volte l'importo del loro portafoglio
prestiti netti alla zona euro non finanziario del settore privato, esclusi i
prestiti alle famiglie per acquisto di abitazioni, nel corso di un determinato
periodo superiore a un benchmark specifico. Il rifinanziamento netto sarà
misurato in termini di nuovi prestiti meno i rimborsi”.
-
“Inoltre, il Consiglio direttivo ha deciso di
estendere l'ammissibilità esistente di ulteriori attività come garanzia, in
particolare sotto l'ulteriore quadro crediti, almeno fino a settembre 2018”.
-
In terzo luogo, il Consiglio direttivo ha deciso di
intensificare i lavori preparatori relativi ad acquisti a titolo definitivo nel
mercato ABS per migliorare il funzionamento del meccanismo di trasmissione
della politica monetaria. Nell'ambito di questa iniziativa, l'Eurosistema
considerare l'acquisto di titoli garantiti da attività semplici e trasparenti
con sottostanti rappresentati da crediti nei confronti dell'area dell'euro non
finanziario del settore privato, tenendo conto delle modifiche auspicabili nel
contesto normativo, e lavorerà con le altre istituzioni competenti in tal
senso.
-
In quarto luogo, in linea con la nostra guida in
avanti e la nostra determinazione a mantenere un elevato grado di accomodamento
monetario, nonché di contenere la volatilità nei mercati monetari, abbiamo
deciso di continuare a condurre le ORP mediante aste a tasso fisso con piena
aggiudicazione degli importi per il tempo necessario , e almeno fino alla fine
del periodo di mantenimento della riserva obbligatoria che termina nel dicembre
2016. Inoltre, abbiamo deciso di condurre i tre mesi le operazioni di
rifinanziamento a più lungo termine (ORLT) da assegnare entro la fine del
periodo di mantenimento della riserva obbligatoria che termina nel dicembre
2016 come procedure d'asta a tasso fisso con piena aggiudicazione. I
prezzi in queste operazioni a tre mesi saranno fissati al tasso medio delle ORP
per tutta la durata della rispettiva LTRO. Inoltre, abbiamo deciso di
sospendere l'operazione settimanale di fine-tuning per sterilizzare la
liquidità immessa nel quadro del Securities Markets Programme.
Fin qui le operazioni decise dalla BCE, l’istituzione monetaria spiega
questa decisa azione con un’economia ancora in difficoltà, nella quale i
principali indicatori restano deboli in un quadro di alta disoccupazione e di consistente
capacità inutilizzata. In queste condizioni il tasso di prestiti rimane
negativo e pesa sul ritmo della (eventuale) ripresa economica che è stimata,
comunque sotto il 2% ancora fino al 2016.
La BCE considera anche i rischi geopolitici sui mercati finanziari
globali e in riferimento alle economie di mercato emergenti che possono
influenzare negativamente l’Unione Europea. In particolare a causa di una più
debole crescita delle esportazioni in presenza di domanda interna insufficiente
e riforme strutturali insufficienti.
L’inflazione, infine, è stimata al 0,5% a maggio, in rallentamento di
0,2% da aprile. Le previsioni parlano di 0,7% nel 2014; 1,1% nel 2015 e 1,4%
nel 2016.
Queste previsioni indicano con sufficiente chiarezza una previsione di
sostanziale stabilità (ovvero stagnazione per il sud e leggera crescita per il
nord, secondo il famoso “teorema di Trilussa”) ancora per tre anni almeno.
In base a questa poco attraente prospettiva, pur nel suo linguaggio
prudente, la BCE spera di riuscire con queste misure a invertire una
contrazione del fondo monetario M3 e dei prestiti alle imprese non finanziarie
(calati del 2,7% ad aprile e del 3,1% a marzo). Una contrazione che riflette il
ciclo economico, il rischio di credito e gli effetti di inseguimento tra
contrazione crediti e sofferenze.
Di fronte a quest’analisi, che si potrebbe leggere come trappola della
liquidità e carenza strutturale di domanda, la BCE sceglie di implementare
politiche di offerta; cercando di “superare le restrizioni di credito” che “potrebbero
ostacolare la ripresa”.
In un certo modo si tratta di una divisione del lavoro con “i
responsabili politici” che sono incoraggiati al contempo a “portare avanti
nei settori delle politiche fiscali e riforme strutturali”.
Purtroppo le prime sono ancora indicate nella prospettiva della
contrazione del debito, al contempo –cioè- si incoraggia l’indebitamento
privato (che era la vera causa della crisi) mentre si chiede di contrarre
quello pubblico. Il disavanzo pubblico dell’area Euro è incoraggiato a scendere
fino al 1,9% (mentre negli USA viaggia dalle parti del 10%) nel 2016; con un
debito aggregato che potrebbe scendere al 91% nel 2016. Anche le “riforme
strutturali”, predisposte per ottenere l’aumento della competitività e dell’adeguamento
dei mercati del lavoro (alla competizione estera).
Un simile quadro, secondo la BCE, insomma “contribuirà ad aumentare
il potenziale di crescita, aumentare la resistenza agli shock della zona euro e
facilitare la creazione di posti di lavoro.”
Quello di oggi è
sicuramente un passo avanti. Ma sullo stesso sentiero.
Il problema di fondo del disfunzionale sistema economico europeo,
notevolmente peggiorato e reso senza soluzione dal legame dell’Euro (almeno per
come è oggi), è che al centro del sistema è l’investitore, cioè la ricerca
della rendita del capitale senza passare per la produzione. E’ il problema
messo in evidenza da Piketty
della prevalenza strutturale e di lungo periodo del rendimento del capitale sul
lavoro.
È questa ineguaglianza che dirige la società tutta e l’orienta verso un’instabile
prevalenza di flussi finanziari mobili e una condizione di subalternità e
ricatto costante di tutte le attività ed i poteri che non riescono ad ottenere
altrettanta mobilità. Se il potere consiste nel mantenere margini di
discrezionalità, mentre altri non ne hanno (definizione di Crozier), è qui
chiaro chi lo ha.
Non è sempre stato così: il capitalismo si è anzi affermato per la sua
capacità (che persino Marx ammirava) di stimolare la produzione, la
trasformazione del mondo e lo sviluppo delle forze produttive. Oggi, invece, la
prevalenza della rendita finanziaria deprime la fase produttiva.
Persino nel prudente testo della BCE questo viene confermato. Purtroppo
la soluzione non si rapporta con il problema.
Lo scostamento tra la rendita finanziaria e lo sviluppo delle forze
produttive (cioè della capacità di lavoro e del capitale fisso sociale
disponibile), nel rispetto del capitale naturale, è ciò che condanna in modo
essenziale l’attuale sistema che non è più capace di servire la società. Prometeo
dopo essere stato liberato dalle catene di ferro è stato legato da lacci d’oro.
Il PIL stagnante, e la crescita anemica derivano sostanzialmente da
questo scostamento. La immensa distruzione di capacità umana e di
infrastrutture produttive e non, seguono lo stesso destino. Risalendo ancora
più indietro nella storia economica, lo abbiamo visto in Le
Goff, la rendita era stata sempre condannata per il suo potenziale di
distruzione umana. Una lezione di saggezza che dovremmo reimparare.
La sintesi che penso si possa trarre è che non è più quello
capitale/lavoro il conflitto centrale del nostro tempo, ma quello
rendita/produzione. La vittoria terminale del “Lombardo” (come nel medioevo si
chiamavano i banchieri) sull’homo faber (e sul consumatore, diventato uomo
indebitato) determina un capitalismo strutturalmente orientato a ridurre le
forze produttive, a produrre una tendenza essenziale alla stasi ed alla povertà
per la gran parte dell’umanità.
Un totale rovesciamento rispetto alle promesse ed un tradimento dell’aspirazione
umana a trasformare il mondo ed a essere libero.
Una sistema simile ha le gambe corte e non può durare. La decisione
della BCE è molto al di sotto del necessario.
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