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lunedì 25 febbraio 2019

Manifesto per la Sovranità Costituzionale



Tesi

Quello che segue è un libero riadattamento in forma di tesi del “Manifesto per la Sovranità Costituzionale” che ha forma discorsiva e viene presentato a Roma il 9 marzo. Le integrazioni testuali e le parafrasi del testo sono state limitate al minimo.



Cinque tesi sulla situazione.
1.     Siamo nella più grave crisi della storia del capitalismo, dopo quella del 1929
2.     La ristrutturazione ha messo in ginocchio le classi popolari e parte delle classi medie, concentrando quasi tutto il surplus in un’area sociale ristretta sia geograficamente sia funzionalmente: quella connessa con l’economia mondiale e competitiva
3.     Gli strumenti europei per concentrare tutte le risorse, garantendo i profitti dei capitali mobili e dei settori produttivi ‘dinamici’ (rivolti alle esportazioni e competitivi) sono il ‘mercato unico’ e l’euro
4.     Questa soluzione europea non è un adattamento, ma un acceleratore delle dinamiche di finanziarizzazione dell’economia e di potenziamento della globalizzazione che hanno alimentato e moltiplicato a dismisura ineguaglianze ed ingiustizie
5.     Questo è il contesto che ha determinato la più massiccia deindustrializzazione del sistema produttivo italiano, in parte causato dalla storica incapacità del capitalismo italiano ad investire senza il soccorso dello Stato

Due conseguenze
1-     È impraticabile la strada della sovranità democratica a livello europeo
2-     La verità del dispositivo europeo è lo svuotamento della democrazia costituzionale e l’indebolimento del lavoro in favore del profitto e della rendita finanziaria

Quattro proposte di direzione
1-     L’unica strada possibile è la rivitalizzazione della sovranità popolare e nazionale, in linea con i principi della Costituzione del ’48, il suo spirito solidaristico e l’orientamento socialista
2-     In tale direzione si tratta di ricostruire le funzioni economiche e sociali dello Stato democratico e l’economia mista
3-     Gli obiettivi devono essere di rilanciare la vocazione industriale del paese, generare piena occupazione, governare il mercato riconducendolo alla sua funzione sociale, restituire ai cittadini, attraverso i partiti, il potere di incidere sull’indirizzo del paese
4-     Questo è “patriottismo costituzionale”.

Per un Patriottismo senza Nazionalismo
1-     L’amore per la patria è un sentimento fondativo della comunità democratica, necessario per la reciproca solidarietà
2-     È l’amore per una forma di vita libera, di fratellanza e solidarietà fra cittadini, e di cura delle istituzioni comuni, nella misura in cui queste garantiscono a tutti di vivere in pace e sicurezza, da liberi ed eguali
3-     Un sentimento di protezione data e ricevuta, necessariamente connesso ad un territorio ed a una storia e cultura condivisa, non aggressivo e rispettoso del simile amore per altre patrie
4-     Un sentimento concreto, non astratto e meramente universalistico, incarnato in un luogo, una lingua, una cultura, delle istituzioni. Popolo, Stato, Nazione, sono unità costruita politicamente e non trovata in sangue e suolo
5-     Il “patriottismo costituzionale” è indispensabile per generare i vincoli autoassunti di solidarietà che possono rendere possibili politiche redistributive e di giustizia sociale
6-     L’emergente individualismo, premessa e frutto insieme della svolta neoliberale, fa infatti a meno del patriottismo e depotenzia la costituzione proprio per revocare e rendere impossibili le politiche redistributive e cancellare la giustizia sociale

Per una difesa intransigente della Costituzione del ‘48
1-     La Costituzione mira a riequilibrare i rapporti di forza tra le classi sociali
2-     Definisce la dignità delle persone attraverso il lavoro, e quindi richiede politiche di piena occupazione, e di eliminazione delle discriminazioni di genere, razza, orientamento religioso o sessuale attraverso un programma di “lavoro di cittadinanza
3-     Implica la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione
4-     Riconosce nel conflitto tra capitale e lavoro un insostituibile strumento di emancipazione individuale e collettiva ed impone ai pubblici poteri di promuovere le condizioni di un confronto equilibrato tra le forze sociali per impedire la spoliticizzazione del mercato
5-     I principi fondamentali della Costituzione italiana prevalgono sui Trattati europei ed internazionali
6-     L’Europa coerente con la nostra Costituzione è una Confederazione di democrazie nazionali sovrane e non l’attuale Unione Europea

Sei tesi circa i compiti dello Stato nazionale
1-     La fine dello Stato-Nazione è presente solo nella propaganda neoliberista e nel cosmopolitismo proprio del capitalismo borghese
2-     Viceversa è la globalizzazione che oggi è in crisi perché insostenibile
3-     Gli interessi popolari chiedono protezione e sicurezza ai rispettivi Stati Nazionali che sono l’unica possibilità di recuperare un minimo di influenza sul proprio destino, promuovere la piena occupazione, limitare e governare il mercato, garantire la funzione sociale della proprietà privata
4-     La concorrenza va subordinata all’utilità sociale ed alla dignità della persona
5-     La moneta va ricondotta a servizio del welfare e della democrazia costituzionale
6-     Bisogna lottare per riqualificare lo Stato e rivitalizzarne le funzioni, difendendo l’unità nazionale, ostacolando la concentrazione del potere nelle istituzioni sovranazionali al sicuro dalla democrazia popolare e dalla solidarietà

Bisogna fermare la mobilità incontrollata di capitale, lavoro, merci e servizi
1-     La mobilità internazionale va regolata e limitata in riferimento alla protezione del lavoro, della giustizia sociale ed ambientale
2-     Il mercato unico europeo è la fonte ultima di svalutazione del lavoro e svuotamento della democrazia e va ricondotto alla priorità della coesione sociale sulla concorrenza
3-     Bisogna passare al principio della regolazione più favorevole al lavoratore, e non al Paese di origine, usato per favorire il dumping sociale e lavoristico

Bisogna regolare le migrazioni per combattere la xenofobia ed evitare guerra tra poveri
1-     Sia la xenofobia sia l’accoglienza illimitata sono risposte impraticabili per affrontare la sfida delle migrazioni
2-     Si tratta di un fenomeno che chiede soluzioni politiche per combattere, ovunque, il neocolonialismo che depreda le risorse e si spartisce materie prime e mercati
3-     Per non continuare in Patria il lavoro di sfruttamento avviato nei paesi di origine, è necessario che le effettive capacità di integrazione, dirette dalla funzione pubblica e garantite a tutti, siano il principio di regolazione degli ingressi (fatti salvi coloro i quali hanno diritto all’asilo)
4-     A tutti, migranti e non, vanno quindi garantite condizioni di vita e di lavoro analoghe, evitando che la concorrenza determini situazioni di dumping lavoristico e sociale
5-     Va affermato il diritto di non emigrare, ovvero di vivere e lavorare in condizioni dignitose nel proprio paese, e quindi allo sviluppo integrale di tutte le nazioni

Sei tesi su tecnologia e mercato: i bisogni individuali non sono sempre diritti
1-     La tecnologia non è neutrale, ma è integrata agli altri processi e sistemi, rispecchiandone conflitti, esigenze ed interessi
2-     Per questo molti dei recenti avanzamenti tecnologici in realtà hanno rafforzato il dominio del capitale sul lavoro, intensificando i tassi di sfruttamento, i ritmi di lavoro, favorendo le delocalizzazioni e la disoccupazione
3-     Ma la tecnologia a volte contribuisce anche alla mercificazione della vita (utero in affitto, organi e materiale genetico, sementi)
4-     La concentrazione monopolistica dell’informazione e delle strutture di comunicazione, insieme alla loro enorme diffusione in ogni momento e fase della vita, perverte e distrugge le speranze di diffusione orizzontale della democrazia che avevano mosso l’avvio della rivoluzione digitale, viceversa questa si è tradotta in controllo privato e opaco di dati, algoritmi, estensione della proprietà intellettuale, totalitarismo digitale
5-     È necessario perciò invertire questo movimento, imponendo forme di controllo democratico sull’uso del sapere tecnologico e scientifico secondo principi di accettabilità etica
6-     I diritti e le libertà conseguenti sono beni comuni e vanno compresi insieme al senso del limite, della dignità della persona e del rispetto della natura

Per unire socialismo ed ecologia
1-     La parola socialismo torna alla ribalta in paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, dove non era mai stata spesa da leader come Corbyn e Sanders che non hanno paura di ribadirne l’attualità
2-     Viene fatta propria dalle rivoluzioni bolivariane in sudamerica e da movimenti forti ed originali come Podemos, France Insoumise, Aufstehen
3-     Il socialismo del XXI secolo deve ripartire dalla cura per i principi costituzionali e non dalla nostalgia, da uguaglianza, equità, solidarietà, giustizia sociali nella democrazia
4-     Da un ‘riformismo’ che oggi, nell’attuale disastro è realmente ‘rivoluzionario’
5-     Le catastrofi ambientali impongono di far partire il Socialismo del XXI secolo dalla vocazione ambientalista e dalla responsabilità umana nei confronti dell’ambiente come patrimonio intergenerazionale e terreno di congiunzione tra le sensibilità dell’umanesimo laico e cristiano

Tre tesi su partiti e democrazia
1-     Vanno costruiti i partiti come forme democratiche ed intellettuale collettivo, piattaforme di formazione e selezione delle classi dirigenti
2-     La democrazia non può che essere, nelle condizioni attuali, rappresentativa e quindi ancorata alla insostituibile funzione dei corpi intermedi, superando la disfunzionale “democrazia del pubblico”, ovvero il plebiscitarismo in versione social o tradizionale
3-     La sovranità popolare si esprime attraverso la centralità del Parlamento e non del Governo

Per costruire il soggetto politico
1-     Nessuna delle attuali forze politiche italiane può accogliere le indicazioni sopra sintetizzate
2-     Non lo possono fare le destre e sinistre riformiste, che sono responsabili dello snaturamento liberista della Costituzione e dell’integrazione subalterna dell’Italia nell’Unione Europea
3-     Non lo possono fare le sinistre antagoniste o radicali attuali, che sono sorde ai temi decisivi della nazione e dello Stato
4-     Non lo possono fare le attuali forze di governo che si stanno manifestando incapaci di operare la necessaria svolta verso una economia orientate e governata dal settore pubblico
5-     C’è bisogno di una forza politica, ispirata ai principi del socialismo per il XXI secolo, del cristianesimo sociale, dell’ambientalismo, e che sia capace di restituire fiducia e speranza alle classi popolari, rispondendo alla domanda di protezione e sicurezza sociale
6-     Serve un Progetto di Paese che sia coerente con il programma della Costituzione Repubblicana.


“Patria e Costituzione”
“Senso Comune”
“Rinascita!”




2 commenti:

  1. Finalmente un'analisi e delle proposte che, forse, possono servire a rimarginare la frattura tra sinistra politica e ceti popolari abbandonati negli ultimi anni. Rimettere al primo posto il lavoro e il pieno impiego, rilanciare la lotta per i diritti collettivi, praticare l'internazionalismo proletario che non è il cosmopolitismo borghese, ricuperare la sovranità nazionale con uno Stato che interviene attivamente nell'economia e gestisca i flussi di capitali, merci e persone, una politica equilibrata nell'affrontare il tema immigrazione (la posizione no border è irresponsabile), non inseguire ogni moda culturale subalterna al liberismo capitalista, combattere l'individualismo e la corporativizzazione della società. Ma si può far questo all'interno delle attuali organizzazioni della sinistra? Non si rischia a volte di offrire assist alla destra radicale?

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  2. Finalmente un'analisi e delle proposte che, forse, possono contribuire a colmare la frattura tra sinistra politica e ceti popolari. Rimettere al primo posto lavoro e piena occupazione; sovranità e intervento dello Stato nell'economia e controllo dei flussi di capitali, merci e persone; regolazione dell'immigrazione (la posizione no border è irresponsabile), primo diritto dei popoli è non essere costretti ad emigrare; rilanciare i diritti collettivi; praticare l'internazionalismo proletario che non è il cosmopolitismo borghese; non inseguire ogni moda culturale subalterna al liberismo capitalista; lotta all'individualismo e alla corporativizzazione della società. Ma si può fare questo all'interno delle attuali forze politiche della sinistra. Non si rischia a volte di portar acqua al mulino della destra radicale?

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