Le elezioni europee sono state uno tsunami. Il Movimento 5 stelle ha ceduto, rispetto
alle elezioni politiche di marzo oltre sei milioni di elettori, riducendosi a
quattro e mezzo, mentre la Lega è
cresciuta di tre milioni e mezzo, salendo a nove milioni. Il Partito Democratico ha perso quasi
centomila voti, conservando i suoi sei milioni di voti, e Forza Italia oltre due milioni scendendo a duemilionitrecentomila, +Europa è rimasta sulle sue posizioni
marginali a circa ottocentomila voti. Fratelli
d’Italia ha guadagnato trecentomila elettori, salendo a unmilionesettecentomila.
Nel campo frastagliato della sinistra la lista abborracciata (La Sinistra) all’ultimo momento tra Sinistra Italiana, orfana di MdP, e Rifondazione, orfana di PaP, ha preso un
deludentissimo 1,7%, pari a quattrocentosessantacinquemilanovantadue voti, il Partito Comunista di Rizzo
duecentotrentamila ed Europa Verde
ben seicentomila, alle politiche questa area aveva avuto più o meno unmilioneseicentomila
voti. Resta l’estrema destra che aveva preso trecentomila voti ed ora ne ha
centoventimila in due sigle.
Dunque abbiamo avuto il macrofenomeno di un partito di
maggioranza relativo, costruito in modo post-ideologico a partire da un potente
discorso populista di natura prepolitica (l’onestà e l’estraneità alla casta)
che, dopo essersi per un quinquennio gonfiato dei disillusi di destra e
sinistra (rispettivamente da Berlusconi e da Bersani-Letta-Renzi) ha ceduto di
schianto quasi due terzi dei consensi verso la Lega e verso l’astensione, restituendo,
quindi, l’elettorato orientato a destra che aveva ‘rubato’ negli anni.
Quindi abbiamo l’altro macrofenomeno simmetrico di un
partito una volta regionale che ha scelto una retorica difensiva, proponendosi
come argine e protezione della spaventata società piccolopossidente italiana,
ed è esploso al 34% (calcolati su una adesione al voto piuttosto bassa).
Ed, infine, il campo della sinistra, liberale e non,
che quasi ha conservato i suoi suffragi, ma cedendo ancora all’astensione e/o
alle liste liberali non di sinistra (+Europa), e ha svuotato la componente “radicale”,
presa nella tenaglia tra il voto utile (che può aver drenato almeno un 2%,
rappresentato dalla componente MdP di Leu) e le proposte dei Verdi e dei
Comunisti.
Il disegno che emerge, per chi concepisce la politica
come manovra tattica a breve raggio (primum vivere), per stare dentro le
istituzioni a qualunque costo, è molto chiaro: per la sinistra, nel contesto
delle elezioni politiche prossime, forse imminenti, non resta che isolare il
M5* (senza dirlo) e allearsi dall’esterno con il PD come solo modo per arrivare
vicino al polo della destra, contando nell’isolamento di FI da parte di Salvini
e lasciando che Zingaretti attragga anche l’ala destra di +Europa (magari con
Calenda alla guida). Si formerebbero in questo modo tre grandi gruppi di voto:
uno dalle parti dei dieci milioni (Lega + Fratelli d’Italia), uno dalle parti
dei sette-otto (PD + Liberali + La Sinistra + Verdi) ed uno composto dal solo
M5S privo di sbocchi a destra e ridotto a cinque milioni o poco più. Con un
poco di fortuna in Parlamento si potrebbe fare il resto, magari con il soccorso dei berluscones.
Ma a cosa serve,
per il paese, questo progetto?
E’ chiaro che dipende interamente dal senso che si dà
all’azione politica ed alla relativa esistenza. Se si fa politica per cambiare
al livello di profondità necessario lo stato delle cose presenti questa prospettiva
è completamente inutile. Se si fa
politica per governare in vece di altri, per le più oneste e comprensibili
ragioni, ritoccando l’assetto del mondo in qualche angoletto marginale (esattamente
perché si reputa che, in fondo, Non ci Sono Alternative), è l’unica cosa da
fare.
Se non si ha cuore e coraggio non ce lo si può dare.
Nell’intervista di Daniela Preziosi, a Nicola
Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e portavoce di La Sinistra, su Il
Manifesto, fa intravedere all’inizio la meccanica della trappola (in
primis mentale) che ha impedito di mettere a fuoco quelle che chiama “le radici”
(la meccanica irreformabile europea, lo stritolamento delle classi medie e
popolari nella macchina estrattiva dell’austerità, l’insostenibile mobilità diretta
dal capitale che travolge ogni argine residuale costruito negli anni passati)
coprendola con la retorica distraente della “onda nera”. Ma ci ricade interamente
dentro quando è capace di ripetere solo stancamente che ‘ci vuole unità’ e
bisogna essere ‘alternativi alle destre’.
Certo.
Ma perché? Quale è la società e l’economia, il modo di
produzione, circolazione, distribuzione della ricchezza che si vuole. Alternativo
a quello delle destre. Cosa si pensa come ricchezza, e cosa come uomo. Alternativo
alle destre?
Basta dire, come fa, che bisogna “riconquistare un insediamento
sociale nel paese” (dato che quello esistente è evidentemente arroccato in
pochi quartieri bene), e che “bisogna porre al centro i diritti e le libertà”?
Ma questo lo può dire qualsiasi partito liberale, e lo ha sempre detto, da
secoli.
Basta dire che vanno posti al centro “i diritti
sociali, il lavoro, la distribuzione della ricchezza, la protezione di chi non
ce la fa”, se lo si fa per parlare con il PD?
Fratoianni esprime una teoria della democrazia
implicita fortemente consociativa, nella quale si può ‘discutere’ con Calenda
(come dice), che organizza il suo pezzo di società, e con il PD, che fa il suo.
Chiama questo “realtà”.
Ha ragione.
E’ il mondo nello stato attuale delle cose.
Cuore e coraggio vorrebbe dire guardare al mondo che potrebbe essere e
lavorare perché sia. Ma allora il PD, Calenda, i ceti e le forze che questi
rappresentano, gli interessi materiali che difendono, i valori che da questi
promanano, sono il nemico. E, nell’attuale
situazione del paese, nella stretta delle Lettere che arrivano da Bruxelles, nella
lotta per il dominio d’Europa che si fa aspra con gli spazi che si restringono,
sono, anzi, il “nemico principale”.
Cuore e coraggio bisogna averli.
Nessuno se li può dare.
Concordo con l'analisi. Non penso però che il problema sia solo di cuore e coraggio (pure aspetti fondamentali senza dei quali non si va da nessuna parte). Questo perchè penso che anche quella sinistra di cui fa parte Fratoianni sia parte del problema. In parole più povere che sia anch'essa parte del fronte avversario. Quel "mettere al centro i diritti e le libertà" - derubricandolo - non significa altro che la totale adesione di quella sinistra alla ideoligia politicamente corretta neoliberale, come del resto hai sottolineato anche tu. E non è un caso che alla fin fine quella sinistra si riveli per quello che è, un cespuglio rosa alla "sinistra" del PD, nel quale molto probabilmente da qui a poco finirà per confluire...
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