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lunedì 27 aprile 2020

Circa il discorso di Angela Merkel al Bundestag. Coronavirus e cronache del crollo.



  
Il 22 aprile il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, in vista del Consiglio Europeo del 23, ha pronunciato un lungo discorso al suo Parlamento, nel quale ha riassunto la strategia tedesca di contrasto al coronavirus, basata su un lock down flessibile e differenziato, potenziamento dei servizi territoriali e dei tamponi, espansione della capacità di cura, quindi ha descritto le misure per la fase di allentamento che parte da loro come da noi, con tracciabilità digitale e regole di distanziamento, infine i suoi timori per le pressioni che il sistema produttivo, in Germania come in Italia ed in Inghilterra, vuole riaprire senza se e senza ma. Nella parte finale illustra le misure di sostegno e chiarisce in modo inequivocabile che oltre al Mes ed al potenziamento del Bilancio Europeo (al prezzo di ulteriori, decise, cessioni di sovranità asimmetriche[1]) non c’è altro. Eventuali “eurobond” (comunque si chiamino) dovranno passare per la modifica dei Trattati.
Il confronto delle strategie è interessante, ma ancora di più lo è quello delle procedure. In Germania le misure sono passate per progetti di legge licenziati con la necessaria velocità, in Italia con un basso trucco in linea con la costante umiliazione del Parlamento di questi ultimi anni. La differenza è enorme, sia nella qualità del prodotto, sia nelle conseguenze. Se si sceglie la scorciatoia di licenziare Dpcm, che sono atti monocratici, senza l’obbligo di discuterli ed approvarli ottenendo il relativo consenso, e senza sapere neppure che il Dl (si scegliesse questa strada intermedia) comunque dopo 60 gg. Sarebbe da convertire, l’atto ne risentirà (come peraltro si vede bene). Inoltre, il precedente di ulteriore accelerazione governista ed allontanamento dalla sostanza discorsiva della democrazia scaverà ai piedi della legittimazione percepita delle scelte. Quindi della coesione sociale del paese, che, invece, dovrebbe essere convinto e quindi unito. Alla fine è una strada che tende a rafforzarsi, al cui termine lampeggiano nubi temporalesche.



Ma veniamo alla lettura del testo.
L’avvio è enfatico, come accade praticamente a tutti i governi in questo contesto, siamo in tempi “del tutto straordinari e gravi … sottoposti ad una prova come non c’è mai stata dalla Seconda guerra mondiale”. Il motivo è presto detto, “in gioco non c’è niente di meno che la vita e la salute delle persone”, ma, precisazione importante, “ne va della coesione e della solidarietà della nostra società e in Europa”. La posta è individuata: vita individuale e vita collettiva. Le persone e la società. Entrambe a rischio di morte.
Sulla stella linea Boris Johnson, che nel suo primo discorso dopo essere tornato al lavoro ha citato, in latino, Cicerone: “salus populi suprema lex esto”, ovvero “la legge suprema sia il benessere della popolazione”, allo scopo di resistere alle pressioni, anche economiche, degli industriali per riaprire subito. Avendo personalmente scampato la morte è nella posizione psicologica migliore per farlo. Per questo sottolinea il rischio di ricadere immediatamente.

Leggeremo il testo del discorso confrontando somiglianze e differenze con quel che il governo italiano sta contemporaneamente facendo.

Come abbiamo scritto, proprio all’avvio la differenza più evidente, e più importante:
-          Mentre il governo italiano riserva a Parlamento il ruolo secondario di tribuna, e prende le sue decisioni con lo strumento incongruo del Dpcm[2], un atto amministrativo che non può promuovere norme, invece del più solido Decreto Legge, che in questo caso sarebbe giustificato, o lo strumento del progetto di legge con procedura di urgenza, che sarebbe quello più solido ed opportuno,
-          Il governo tedesco ha inviato dei progetti di legge al suo parlamento e chiesto l’approvazione dei relativi mezzi finanziari. Leggiamo: “Io sto dinnanzi a voi come la cancelliera di un governo che nelle scorse settimane ha deciso insieme ai Laender federali delle misure per le quali non c’è alcun precedente storico sul quale sia possibile orientarsi. Noi abbiamo inviato a voi, il Parlamento, dei progetti di legge e vi abbiamo chiesto l’approvazione di mezzi finanziari di una dimensione che prima della pandemia del coronavirus era semplicemente inimmaginabile. Ringrazio di tutto cuore per il fatto che il Bundestag, come del resto anche il Bundesrat, in queste difficili circostanze abbiamo discusso e deciso i provvedimenti legislativi con estrema rapidità”.

La differenza essenziale tra questi due comportamenti, che ricorrerà anche altrove, è che il governo italiano è estremamente debole. Si regge su una maggioranza altamente litigiosa e divisa praticamente in tutto, ha una legittimazione elettorale minima (essendo formato da due forze che si erano presentate le une contro le altre, ed una delle quali aveva anche perso), emerge da anni di umiliazione costante del Parlamento e di abitudine a non prendere alcuna decisione sostanziale per effetto del cosiddetto “vincolo esterno”.
La Cancelliera tedesca ha scelto un’altra via, e ci tornerà a più riprese, ma è cosciente che la pandemia sia “una grave imposizione democratica”, e che, per questo, sia accettabile solo “se le motivazioni delle limitazioni sono trasparenti e comprensibili, se la critica e il contraddittorio sono non solo permessi, ma anzi stimolati e che vengano ascoltati: da tutte le parti. In questo è di aiuto anche la libera stampa”.

La verità, è che in Italia manca, e abbastanza radicalmente, un presupposto perché questo corretto principio democratico sia rispettato: la fiducia. Manca nel Parlamento e nel paese (ma naturalmente si potrebbe anche dire che la fiducia va guadagnata, e non può essere pretesa). Leggiamo ancora la Merkel: “In questo ci aiuta il nostro ordinamento federale. In questo ci aiuta anche la reciproca fiducia alla quale si è potuto assistere in queste ultime settimane qui in Parlamento e dappertutto nel Paese. E’ ammirevole con quanta naturalezza le cittadine e i cittadini si siano impegnati l’uno per l’altro e si sono limitati come cittadine e cittadini a favore degli altri.

Nel seguito la Cancelliera richiama le misure di lock down che, anche se in misura meno uniforme, sono state praticate anche in Germania e i necessari, dolorosi, adattamenti che ciascuno ha dovuto subire. E con abilità mostra di comprendere il sentimento di stanchezza che, in Germania come in Italia e ovunque, emerge dopo due mesi di blocchi[3]. Ma immediatamente, come del resto ha fatto anche Conte (e Johnson) nel suo discorso, chiarisce che le spinte a riaprire tutto e subito, che in tutti paesi le forze dell’industria portano avanti con brutale energia, devono segnare il passo. Non è piacevole ma “non siamo alla fase finale dell’epidemia, ma siamo ancora al suo inizio”. Nel dire agli spiriti animali dell’economia che devono restare in attesa segna quello che, in Germania come in Italia e in Inghilterra, ed ovunque, è sempre stato il punto: “La domanda di come possiamo impedire che il virus ad un certo punto possa travolgere il nostro sistema sanitario e che di conseguenza possa costare la vita a un numero immenso di persone rimarrà ancora a lungo la questione centrale per la politica, in Germania e in Europa.[4]
A questo fine usa una immagine che nella nordica Germania deve avere una particolare presa nella memoria collettiva: “Ci muoviamo su ghiaccio sottile. Si può anche dire: su ghiaccio sottilissimo.

Dunque, la Germania sta avendo successo, l’epidemia rallenta (come in Italia, anzi un poco di più), e in questo “guadagna tempo”. Tempo che va usato per rafforzare il sistema sanitario. Qui interviene una spiegazione tecnica che prende un bel pezzo del discorso:
“Il punto angolare, intorno al quale girano tutti gli sforzi in campo medico, sono i reparti di terapia intensiva. Lì si decide il destino di coloro che sono più colpiti dal coronavirus. Conosciamo tutti i terribili racconti dagli ospedali di alcuni Paesi che per alcune settimane sono stati semplicemente travolti dal virus. Che non si arrivi a questo è il semplice e al tempo stesso ambizioso obiettivo del governo federale. Io ringrazio il nostro ministro alla Sanità, Jens Spahn, ma anche i ministri alla Salute dei Laender, che lavorano instancabilmente a questo obiettivo: e con successi che sono evidenti.  
Abbiamo esteso in maniera significativa il numero degli apparecchi per la respirazione. Con l’apposita legge ci siamo accertati che gli ospedali potessero realizzare ulteriori capacità di ricovero intensivo. Così oggi possiamo verificarlo: il nostro sistema sanitario ha retto a questa prova. Ogni paziente di coronavirus ottiene anche nei casi più gravi il miglior trattamento possibile, rispettoso della dignità umana.
Questo lo dobbiamo, più che a tutti provvedimenti statali, al lavoro e al sacrificio di medici, di personali sanitario e del soccorso, delle tante persone che con la loro fatica e la loro capacità d’azione realizzano proprio quello che noi chiamiamo semplicemente ‘il nostro sistema sanitario’. Li ringraziamo con questo applauso, e questo ringraziamento lo voglio estendere anche alle soldatesse e ai soldati della Bundeswehr, che danno il loro contributo in molti luoghi.
Un ruolo forse meno visibile in pubblico ma altrettanto decisivo nella lotta contro la pandemia è quello dell’amministrazione pubblica sanitaria. Si tratta di quasi 400 uffici sanitari locali. Se vogliamo riuscire a controllare e rallentare lo sviluppo dell’infezione, abbiamo bisogno che questi uffici siano in piena forza. Ed io aggiungo: in una condizione più forte di quanto non fossero prima della pandemia.  
Per questo abbiamo deciso tra governo e Laender di dare a questi uffici più collaboratrici e collaboratori, in modo che possano effettivamente essere messi in grado di perseguire anche il compito di tracciare i contatti di una persona infetta. Il Robert Koch Institut istituirà 105 team mobili con studenti, i cosiddetti ‘containment scouts’, che possono essere utilizzati là dove vi sia particolare necessità.”

Il punto cruciale sono i reparti di terapia intensiva, che garantiscono a tutti le cure rispettose della dignità di ciascuno, ma anche gli uffici sanitari territoriali distribuiti, il vero punto debole della nostra organizzazione sanitaria, in grado di fornire assistenza distribuita e di identificare tempestivamente i focolai.
Quindi sarà trattata la questione dei dispositivi ed equipaggiamenti di protezione individuale, per i quali il governo ha predisposto l’approvvigionamento centralizzato, sottraendolo al mercato[5], ma, al contempo per i quali si sta organizzando per restringere le catene di fornitura: “la pandemia ci insegna: non è bene se gli equipaggiamenti di protezione vengano acquisiti solo da Paesi lontani. Maschere che constano solo pochi centesimi nella pandemia possono diventare un fattore strategico. La Repubblica federale e l’Unione europea lavorano affinché si torni ad essere più indipendenti da Paesi terzi in questo ambito. Per questo siamo aumentando le capacità produttive per questi ben in Germania e in Europa con grande pressione”.

Terzo elemento, la capacità di testing: “Se ci chiediamo in cosa abbiamo beneficiato in questa prima fase della diffusione del virus, allora sono – oltre ai tanti posti letto nelle terapie intensive – le alte capacità di test e la fitta rete di laboratori. Gli esperti ci dicono: testare, testare, testare. Così traiamo un quadro più preciso dell’epidemia in Germania e abbiamo una maggiore chiarezza sui numeri reali dell’infezione, così possiamo effettuare più frequentemente test sul personale di cura, in modo da far calare il rischio di infezione negli ospedali e nelle case di cura. Per questo abbiamo esteso le capacità per test ad ampio raggio e le estenderemo ancora”.

Ovviamente, conclude, la soluzione definitiva è affidata alla ricerca, del vaccino e delle cure. Per questo la Germania si è impegnata in cooperazione con il resto del mondo.

La questione è che in una epidemia, nella quale un agente biologico si propaga attraverso i contatti tra le persone, rilassarsi è pericolosissimo. Come dice:
“più riusciamo a sostenere proprio all’inizio di questa pandemia la massima perseveranza e disciplina, tanto più saremo in grado di sviluppare nuovamente la vita economica, sociale e pubblica, e lo potremo fare in modo duraturo, più che non cullandoci, proprio all’inizio, troppo presto in una falsa sicurezza a causa dei numeri incoraggianti sui contagi.
Dunque se all’inizio siamo disciplinati ce la faremo più velocemente a creare le condizioni per vivere allo stesso modo la salute e l’economia, la salute e la vita sociale. Anche allora il virus ci sarà ancora: ma con la concentrazione e la perseveranza – proprio all’inizio – possiamo evitare di saltare da un lockdown al prossimo, o di dover isolare per mesi certi gruppi di persone da altri, e di doverci confrontare con condizioni terribili nei nostri ospedali, come purtroppo è stato il caso in alcuni altri Paesi.
Con più perseveranza e coerenza sopportiamo all’inizio di questa pandemia le limitazioni riuscendo a spingere verso il basso lo sviluppo delle infezioni, più serviremo non solo la salute dei cittadini, ma anche la vita scientifica e la vita sociale, perché saremo in grado di intercettare ogni catena d’infezioni e con ciò di controllare il virus. Questa convinzione guida le mie azioni”.

Per questo invita alla prudenza (in Germania come in Italia si sta tentando di riavviare precocemente molte attività).

Ci sono altri temi che ricorrono nel discorso e assomigliano a quelli che si stanno trattando in Italia: la tracciatura dei contatti (digitale, lì come qui, con polemiche non dissimili), le riaperture e le regole di distanziamento attività per attività[6]. Cose che modificheranno la quotidianità.

Infine, il sostegno all’economia. E ciò in Germania ed in Europa.
Dato che il discorso cadeva il giorno prima del Consiglio Europeo nel quale la Germania ha conseguito il solito successo, descrive al suo Parlamento quel che proporrà:
“Insieme abbiamo agito per contrastare il massiccio crollo dell’economia europea. Lo facciamo con un pacchetto di misure d’aiuto per imprese e lavoratori della dimensione di 500 miliardi di euro, sui quali il nostro ministro alle Finanze Olaf Scholz e gli altri ministri alle Finanze dell’eurogruppo si sono intesi due settimane fa. Ora si tratti di rendere veramente disponibili questi 500 miliardi di euro: per questo anche il Bundestag dovrà ancora prendere ulteriori decisioni.
Ora alcuni dei nostri partner europei chiedono – ma anche all’interno della discussione politica in Germania questo è un tema – che di fronte alla grave crisi si accolgano debiti comuni dalle garanzie condivise. Questa questione avrà un ruolo anche nella videoconferenza del Consiglio europeo. Ipotizziamo che effettivamente ci siano il tempo e la volontà politica per un indebitamento comune: allora tutti i parlamenti nazionali dell’Unione europea e anche il Bundestag dovrebbero decidere di cambiare di conseguenza i Trattati Ue, in modo che una parte della normativa sui bilanci venga trasferita a livello europee e sia là controllata democraticamente. Si tratterebbe di un processo lungo e molto difficile, e non un processo che nell’attuale fase sia in grado di garantire aiuto diretto. Perché ora si tratta di aiutare rapidamente e di avere nelle mani rapidamente degli strumenti in grado di alleviare le conseguenze della crisi.

Direi piuttosto chiaro, ed onesto: c’è il Mes e non c’è altro. Quel che chiedono Italia, Spagna e Francia, una emissione di debito garantito in solido, richiede il cambiamento dei Trattati e quindi l’approvazione di ogni Parlamento europeo. Un processo che con un notevole eufemismo la Merkel chiama “lungo e difficile”, e che, ovviamente, per ora non serve a portare soccorso.
Binario morto.

Continua:
“Al consiglio europeo odierno si discuterà anche su come procedere insieme in Europa nel tempo che seguirà le restrizioni più severe. Vogliamo agire rapidamente in Europa, perché abbiamo bisogno naturalmente di strumenti per superare le conseguenze della crisi in tutti gli Stati membri.
In questo contesto ritengo che intanto sia molto importante che la Commissione europea verifichi adesso e anche nelle prossime settimane come i diversi campi dell’economia siano stati colpiti dalla crisi e quali campi d’azione ne derivino. Questo riguarda anche gli aiuti immediati per l’economia europea. Un programma congiunturale europeo potrebbe sostenere nei prossimi due anni la necessaria ripresa. Noi lavoreremo anche per questo.
Nelle discussioni di oggi non si tratterà di fissare già i dettagli o di decidere addirittura delle dimensioni delle misure. Ma una cosa è già chiara: dobbiamo essere pronti, nello spirito della solidarietà, di realizzare contributi di ben altra natura, ossia molto più alti, al bilancio europeo. Perché noi vogliamo che tutti gli Stati membri dell’Unione europea possano riprendersi economicamente. Un tale programma congiunturale dovrebbe tuttavia sin dall’inizio essere pensato insieme al bilancio europeo, perché il comune bilancio europeo è da decenni il collaudato strumento del finanziamento solidale di iniziative comuni nell’Unione europea.
Oltre a questo io insisterò affinché il consiglio europeo affronti rapidamente alcune domande di fondo. Dove dobbiamo collaborare in maniera ancora più stretta a livello europeo? Dov’è che l’Unione europea ha bisogno di ulteriori competenze? Quali capacità strategiche dovremo avere o mantenere nel futuro? Possiamo approfondire l’unione non solo nella politica finanziaria o nella politica digitale o nel mercato interno; la solidarietà europea è richiesta anche nella politica migratoria, nello stato di diritto, nella politica di sicurezza e di difesa oppure nella difesa del clima”.   

Insomma, ogni occasione è buona per cercare di potenziare il meccanismo di ordine europeo.
Ma questo è un altro discorso.




[1] - Asimmetriche in quanto in Germania la Corte Costituzionale ha chiarito in numerose sentenze che le norme europee sono subalterne a quelle nazionali, da noi è il contrario.
[2] - Questo strumento, che non è soggetto ad alcun controllo ex ante e soprattutto non è soggetto alla ratifica parlamentare trascorsi 60 gg., è stato legittimato da un DL. Il numero 6/20 all’art 3. Ottenendo un castelletto di più che dubbia legittimazione costituzionale ed in fatti da più parti contestato. La Costituzione, all’art 77, indica nel Decreti Legge quegli strumenti “straordinari” che possono avere valore di legge ordinaria, peraltro con l’obbligo di presentarli subito alle camere e di convertirli entro 60 gg. Qui si è usato, appunto, un Dl per istituire l’uso del Dpcm, fornendo una copertura altamente incerta, per atti che al minimo svolgono un delicato lavoro di bilanciamento tra principi costituzionali (la libertà di circolazione, ex art 16, e il diritto alla salute.
[3] - “Ormai viviamo da settimane nella pandemia. Ognuno di noi ha dovuto adattare se stesso e la sua vita alle nuovi condizioni, privatamente e professionalmente. Ognuno di noi può testimoniare cosa in particolare gli manca e cosa gli risulta più pesante. E io capisco che questa vita condizionata dal coronavirus ci appaia a tutti quanti già molto, molto lunga.
[4] - Secondo una recente ricerca fino ad oggi, in tre mesi, l’epidemia ha portato ad un notevole incremento dei morti in Europa, anche oltre il dato ufficialmente registrato, rispetto alla media dei primi tre mesi dell’anno degli anni passati. Probabilmente molti di questi derivano dalle difficoltà che in alcune regioni (in primis la regione di Padova e Milano e quella di Madrid) hanno investito il sistema sanitario. Se l’infrastruttura sanitaria collassa si muore anche di altro, probabilmente soprattutto di altro.
[5] - “La situazione sui mercati mondiali per questo tipo di materiale è molto tesa. Le pratiche commerciali delle prime settimane della pandemia erano, diciamolo, piuttosto ruvide. Per questo il governo federale ha deciso – nonostante non sia nostra competenza secondo la legge per la protezione dalle infezioni – di coordinare in modo centralizzato l’approvvigionamento degli equipaggiamenti di protezione personale e di trasferire poi tali beni ai Laender. Io ringrazio anche le imprese che ci hanno aiutato con la loro esperienza.
[6] - “Quel che è chiaro che non potremo tornare alla quotidianità come l’abbiamo conosciuta prima del coronavirus. La quotidianità per certi aspetti sarà diversa, anche quando i modelli di tracciamento digitale che attualmente vengono discussi entreranno in funzione. Anche le severe regole di distanziamento e le norme igieniche, così come le limitazioni dei contatti, faranno parte di tutto ciò. Questo riguarda per esempio anche la riapertura di scuole e di asili. I Laender stanno per organizzare e preparare anche dal punto di vista pratico le aperture progressive delle scuole. Lì ci vorrà una capacità d’azione anche piena di fantasia. 

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