Il
22 aprile il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, in vista del Consiglio Europeo
del 23, ha pronunciato un lungo
discorso al suo Parlamento, nel quale ha riassunto la strategia tedesca di
contrasto al coronavirus, basata su un lock down flessibile e differenziato,
potenziamento dei servizi territoriali e dei tamponi, espansione della capacità
di cura, quindi ha descritto le misure per la fase di allentamento che parte da
loro come da noi, con tracciabilità digitale e regole di distanziamento, infine
i suoi timori per le pressioni che il sistema produttivo, in Germania come in
Italia ed in Inghilterra, vuole riaprire senza se e senza ma. Nella parte
finale illustra le misure di sostegno e chiarisce in modo inequivocabile che
oltre al Mes ed al potenziamento del Bilancio Europeo (al prezzo di ulteriori,
decise, cessioni di sovranità asimmetriche[1]) non c’è altro. Eventuali “eurobond”
(comunque si chiamino) dovranno passare per la modifica dei Trattati.
Il
confronto delle strategie è interessante, ma ancora di più lo è quello delle
procedure. In Germania le misure sono passate per progetti di legge licenziati
con la necessaria velocità, in Italia con un basso trucco in linea con la
costante umiliazione del Parlamento di questi ultimi anni. La differenza è
enorme, sia nella qualità del prodotto, sia nelle conseguenze. Se si sceglie la
scorciatoia di licenziare Dpcm, che sono atti monocratici, senza l’obbligo di
discuterli ed approvarli ottenendo il relativo consenso, e senza sapere neppure
che il Dl (si scegliesse questa strada intermedia) comunque dopo 60 gg. Sarebbe
da convertire, l’atto ne risentirà (come peraltro si vede bene). Inoltre, il precedente
di ulteriore accelerazione governista ed allontanamento dalla sostanza
discorsiva della democrazia scaverà ai piedi della legittimazione percepita
delle scelte. Quindi della coesione sociale del paese, che, invece, dovrebbe
essere convinto e quindi unito. Alla fine è una strada che tende a rafforzarsi,
al cui termine lampeggiano nubi temporalesche.
Ma
veniamo alla lettura del testo.
L’avvio
è enfatico, come accade praticamente a tutti i governi in questo contesto,
siamo in tempi “del tutto straordinari e gravi … sottoposti ad una prova come
non c’è mai stata dalla Seconda guerra mondiale”. Il motivo è presto detto, “in
gioco non c’è niente di meno che la vita e la salute delle persone”, ma,
precisazione importante, “ne va della coesione e della solidarietà della nostra
società e in Europa”. La posta è individuata: vita individuale e vita
collettiva. Le persone e la società. Entrambe a rischio di morte.
Sulla
stella linea Boris Johnson, che nel suo primo discorso dopo essere tornato al
lavoro ha citato, in latino, Cicerone: “salus populi suprema lex esto”, ovvero “la
legge suprema sia il benessere della popolazione”, allo scopo di resistere alle
pressioni, anche economiche, degli industriali per riaprire subito. Avendo personalmente
scampato la morte è nella posizione psicologica migliore per farlo. Per questo
sottolinea il rischio di ricadere immediatamente.
Leggeremo
il testo del discorso confrontando somiglianze e differenze con quel che il
governo italiano sta contemporaneamente facendo.
Come
abbiamo scritto, proprio all’avvio la differenza più evidente, e più
importante:
-
Mentre il governo italiano riserva a
Parlamento il ruolo secondario di tribuna, e prende le
sue decisioni con lo strumento incongruo del Dpcm[2], un atto amministrativo
che non può promuovere norme, invece del più solido Decreto Legge, che in
questo caso sarebbe giustificato, o lo strumento del progetto di legge con
procedura di urgenza, che sarebbe quello più solido ed opportuno,
-
Il governo tedesco ha inviato dei
progetti di legge al suo parlamento e chiesto l’approvazione
dei relativi mezzi finanziari. Leggiamo: “Io sto dinnanzi a voi come la
cancelliera di un governo che nelle scorse settimane ha deciso insieme ai
Laender federali delle misure per le quali non c’è alcun precedente storico sul
quale sia possibile orientarsi. Noi abbiamo inviato a voi, il Parlamento, dei
progetti di legge e vi abbiamo chiesto l’approvazione di mezzi finanziari di
una dimensione che prima della pandemia del coronavirus era semplicemente
inimmaginabile. Ringrazio di tutto cuore per il fatto che il Bundestag, come
del resto anche il Bundesrat, in queste difficili circostanze abbiamo discusso
e deciso i provvedimenti legislativi con estrema rapidità”.
La
differenza essenziale tra questi due comportamenti, che ricorrerà anche
altrove, è che il governo italiano è estremamente debole. Si regge su
una maggioranza altamente litigiosa e divisa praticamente in tutto, ha una
legittimazione elettorale minima (essendo formato da due forze che si erano
presentate le une contro le altre, ed una delle quali aveva anche perso),
emerge da anni di umiliazione costante del Parlamento e di abitudine a non
prendere alcuna decisione sostanziale per effetto del cosiddetto “vincolo
esterno”.
La
Cancelliera tedesca ha scelto un’altra via, e ci tornerà a più riprese, ma è
cosciente che la pandemia sia “una grave imposizione democratica”, e che, per
questo, sia accettabile solo “se le motivazioni delle limitazioni sono
trasparenti e comprensibili, se la critica e il contraddittorio sono non solo
permessi, ma anzi stimolati e che vengano ascoltati: da tutte le parti. In
questo è di aiuto anche la libera stampa”.
La
verità, è che in Italia manca, e abbastanza radicalmente, un presupposto perché
questo corretto principio democratico sia rispettato: la fiducia. Manca
nel Parlamento e nel paese (ma naturalmente si potrebbe anche dire che la
fiducia va guadagnata, e non può essere pretesa). Leggiamo ancora la Merkel: “In
questo ci aiuta il nostro ordinamento federale. In questo ci aiuta anche la
reciproca fiducia alla quale si è potuto assistere in queste ultime settimane
qui in Parlamento e dappertutto nel Paese. E’ ammirevole con quanta naturalezza
le cittadine e i cittadini si siano impegnati l’uno per l’altro e si sono
limitati come cittadine e cittadini a favore degli altri.”
Nel
seguito la Cancelliera richiama le misure di lock down che, anche se in misura
meno uniforme, sono state praticate anche in Germania e i necessari, dolorosi,
adattamenti che ciascuno ha dovuto subire. E con abilità mostra di comprendere
il sentimento di stanchezza che, in Germania come in Italia e ovunque, emerge
dopo due mesi di blocchi[3]. Ma immediatamente, come
del resto ha fatto anche Conte (e Johnson) nel suo discorso, chiarisce che le
spinte a riaprire tutto e subito, che in tutti paesi le forze dell’industria
portano avanti con brutale energia, devono segnare il passo. Non è piacevole ma
“non siamo alla fase finale dell’epidemia, ma siamo ancora al suo inizio”.
Nel dire agli spiriti animali dell’economia che devono restare in attesa segna
quello che, in Germania come in Italia e in Inghilterra, ed ovunque, è sempre
stato il punto: “La domanda di come possiamo impedire che il virus ad un
certo punto possa travolgere il nostro sistema sanitario e che di conseguenza
possa costare la vita a un numero immenso di persone rimarrà ancora a lungo la
questione centrale per la politica, in Germania e in Europa.”[4]
A
questo fine usa una immagine che nella nordica Germania deve avere una particolare
presa nella memoria collettiva: “Ci muoviamo su ghiaccio sottile. Si può
anche dire: su ghiaccio sottilissimo.”
Dunque,
la Germania sta avendo successo, l’epidemia rallenta (come in Italia, anzi un
poco di più), e in questo “guadagna tempo”. Tempo che va usato per rafforzare
il sistema sanitario. Qui interviene una spiegazione tecnica che prende un bel
pezzo del discorso:
“Il punto angolare, intorno al quale girano
tutti gli sforzi in campo medico, sono i reparti di terapia intensiva. Lì si
decide il destino di coloro che sono più colpiti dal coronavirus. Conosciamo
tutti i terribili racconti dagli ospedali di alcuni Paesi che per alcune
settimane sono stati semplicemente travolti dal virus. Che non si arrivi a
questo è il semplice e al tempo stesso ambizioso obiettivo del governo
federale. Io ringrazio il nostro ministro alla Sanità, Jens Spahn, ma anche i
ministri alla Salute dei Laender, che lavorano instancabilmente a questo
obiettivo: e con successi che sono evidenti.
Abbiamo
esteso in maniera significativa il numero degli apparecchi per la respirazione.
Con l’apposita legge ci siamo accertati che gli ospedali potessero realizzare
ulteriori capacità di ricovero intensivo. Così oggi possiamo verificarlo: il
nostro sistema sanitario ha retto a questa prova. Ogni paziente di coronavirus
ottiene anche nei casi più gravi il miglior trattamento possibile, rispettoso
della dignità umana.
Questo lo
dobbiamo, più che a tutti provvedimenti statali, al lavoro e al sacrificio di
medici, di personali sanitario e del soccorso, delle tante persone che con la
loro fatica e la loro capacità d’azione realizzano proprio quello che noi
chiamiamo semplicemente ‘il nostro sistema sanitario’. Li ringraziamo con
questo applauso, e questo ringraziamento lo voglio estendere anche alle
soldatesse e ai soldati della Bundeswehr, che danno il loro contributo in molti
luoghi.
Un ruolo
forse meno visibile in pubblico ma altrettanto decisivo nella lotta contro la
pandemia è quello dell’amministrazione pubblica sanitaria. Si tratta di quasi
400 uffici sanitari locali. Se vogliamo riuscire a controllare e rallentare lo
sviluppo dell’infezione, abbiamo bisogno che questi uffici siano in piena
forza. Ed io aggiungo: in una condizione più forte di quanto non fossero prima
della pandemia.
Per questo
abbiamo deciso tra governo e Laender di dare a questi uffici più collaboratrici
e collaboratori, in modo che possano effettivamente essere messi in grado di
perseguire anche il compito di tracciare i contatti di una persona infetta. Il
Robert Koch Institut istituirà 105 team mobili con studenti, i cosiddetti
‘containment scouts’, che possono essere utilizzati là dove vi sia particolare
necessità.”
Il
punto cruciale sono i reparti di terapia intensiva, che garantiscono a tutti le
cure rispettose della dignità di ciascuno, ma anche gli uffici sanitari territoriali
distribuiti, il vero punto debole della nostra organizzazione sanitaria, in
grado di fornire assistenza distribuita e di identificare tempestivamente i
focolai.
Quindi
sarà trattata la questione dei dispositivi ed equipaggiamenti di protezione
individuale, per i quali il governo ha predisposto l’approvvigionamento centralizzato,
sottraendolo al mercato[5], ma, al contempo per i quali
si sta organizzando per restringere le catene di fornitura: “la pandemia ci
insegna: non è bene se gli equipaggiamenti di protezione vengano acquisiti solo
da Paesi lontani. Maschere che constano solo pochi centesimi nella pandemia
possono diventare un fattore strategico. La Repubblica federale e l’Unione
europea lavorano affinché si torni ad essere più indipendenti da Paesi terzi in
questo ambito. Per questo siamo aumentando le capacità produttive per questi
ben in Germania e in Europa con grande pressione”.
Terzo
elemento, la capacità di testing: “Se ci chiediamo in
cosa abbiamo beneficiato in questa prima fase della diffusione del virus,
allora sono – oltre ai tanti posti letto nelle terapie intensive – le alte
capacità di test e la fitta rete di laboratori. Gli esperti ci dicono: testare,
testare, testare. Così traiamo un quadro più preciso dell’epidemia in Germania
e abbiamo una maggiore chiarezza sui numeri reali dell’infezione, così possiamo
effettuare più frequentemente test sul personale di cura, in modo da far calare
il rischio di infezione negli ospedali e nelle case di cura. Per questo abbiamo
esteso le capacità per test ad ampio raggio e le estenderemo ancora”.
Ovviamente,
conclude, la soluzione definitiva è affidata alla ricerca, del vaccino e
delle cure. Per questo la Germania si è impegnata in cooperazione con il resto
del mondo.
La
questione è che in una epidemia, nella quale un agente biologico si propaga
attraverso i contatti tra le persone, rilassarsi è pericolosissimo. Come dice:
“più riusciamo a sostenere proprio all’inizio
di questa pandemia la massima perseveranza e disciplina, tanto più saremo in
grado di sviluppare nuovamente la vita economica, sociale e pubblica, e lo
potremo fare in modo duraturo, più che non cullandoci, proprio all’inizio,
troppo presto in una falsa sicurezza a causa dei numeri incoraggianti sui
contagi.
Dunque se all’inizio siamo disciplinati ce la
faremo più velocemente a creare le condizioni per vivere allo stesso modo la
salute e l’economia, la salute e la vita sociale. Anche allora il virus ci sarà
ancora: ma con la concentrazione e la perseveranza – proprio all’inizio –
possiamo evitare di saltare da un lockdown al prossimo, o di dover isolare per
mesi certi gruppi di persone da altri, e di doverci confrontare con condizioni
terribili nei nostri ospedali, come purtroppo è stato il caso in alcuni altri
Paesi.
Con più perseveranza e coerenza sopportiamo
all’inizio di questa pandemia le limitazioni riuscendo a spingere verso il
basso lo sviluppo delle infezioni, più serviremo non solo la salute dei
cittadini, ma anche la vita scientifica e la vita sociale, perché saremo in
grado di intercettare ogni catena d’infezioni e con ciò di controllare il
virus. Questa convinzione guida le mie azioni”.
Per
questo invita alla prudenza (in Germania come in Italia si sta tentando di
riavviare precocemente molte attività).
Ci
sono altri temi che ricorrono nel discorso e assomigliano a quelli che si stanno
trattando in Italia: la tracciatura dei contatti (digitale, lì come qui, con
polemiche non dissimili), le riaperture e le regole di distanziamento attività
per attività[6].
Cose che modificheranno la quotidianità.
Infine,
il sostegno all’economia. E ciò in Germania ed in Europa.
Dato
che il discorso cadeva il giorno prima del Consiglio Europeo nel quale la
Germania ha conseguito il solito successo, descrive al suo Parlamento quel che
proporrà:
“Insieme abbiamo agito per contrastare il
massiccio crollo dell’economia europea. Lo facciamo con un pacchetto di
misure d’aiuto per imprese e lavoratori della dimensione di 500 miliardi di
euro, sui quali il nostro ministro alle Finanze Olaf Scholz e gli altri
ministri alle Finanze dell’eurogruppo si sono intesi due settimane fa. Ora si
tratti di rendere veramente disponibili questi 500 miliardi di euro: per questo
anche il Bundestag dovrà ancora prendere ulteriori decisioni.
…
Ora alcuni dei nostri partner europei chiedono
– ma anche all’interno della discussione politica in Germania questo è un tema
– che di fronte alla grave crisi si accolgano debiti comuni dalle garanzie
condivise. Questa questione avrà un ruolo anche nella videoconferenza del Consiglio
europeo. Ipotizziamo che effettivamente ci siano il tempo e la volontà politica
per un indebitamento comune: allora tutti i parlamenti nazionali dell’Unione
europea e anche il Bundestag dovrebbero decidere di cambiare di conseguenza i
Trattati Ue, in modo che una parte della normativa sui bilanci venga trasferita
a livello europee e sia là controllata democraticamente. Si tratterebbe di
un processo lungo e molto difficile, e non un processo che nell’attuale fase
sia in grado di garantire aiuto diretto. Perché ora si tratta di aiutare
rapidamente e di avere nelle mani rapidamente degli strumenti in grado di
alleviare le conseguenze della crisi.
Direi
piuttosto chiaro, ed onesto: c’è il Mes e non c’è altro. Quel che
chiedono Italia, Spagna e Francia, una emissione di debito garantito in solido,
richiede il cambiamento dei Trattati e quindi l’approvazione di ogni Parlamento
europeo. Un processo che con un notevole eufemismo la Merkel chiama “lungo e
difficile”, e che, ovviamente, per ora non serve a portare soccorso.
Binario
morto.
Continua:
“Al consiglio europeo odierno si discuterà
anche su come procedere insieme in Europa nel tempo che seguirà le restrizioni
più severe. Vogliamo agire rapidamente in Europa, perché abbiamo bisogno
naturalmente di strumenti per superare le conseguenze della crisi in tutti gli
Stati membri.
In questo
contesto ritengo che intanto sia molto importante che la Commissione europea
verifichi adesso e anche nelle prossime settimane come i diversi campi
dell’economia siano stati colpiti dalla crisi e quali campi d’azione ne
derivino. Questo riguarda anche gli aiuti immediati per l’economia europea. Un
programma congiunturale europeo potrebbe sostenere nei prossimi due anni la
necessaria ripresa. Noi lavoreremo anche per questo.
Nelle
discussioni di oggi non si tratterà di fissare già i dettagli o di decidere
addirittura delle dimensioni delle misure. Ma una cosa è già chiara: dobbiamo
essere pronti, nello spirito della solidarietà, di realizzare contributi di
ben altra natura, ossia molto più alti, al bilancio europeo. Perché noi
vogliamo che tutti gli Stati membri dell’Unione europea possano riprendersi
economicamente. Un tale programma congiunturale dovrebbe tuttavia sin
dall’inizio essere pensato insieme al bilancio europeo, perché il comune
bilancio europeo è da decenni il collaudato strumento del finanziamento
solidale di iniziative comuni nell’Unione europea.
Oltre a
questo io insisterò affinché il consiglio europeo affronti rapidamente alcune
domande di fondo. Dove dobbiamo collaborare in maniera ancora più stretta a
livello europeo? Dov’è che l’Unione europea ha bisogno di ulteriori competenze?
Quali capacità strategiche dovremo avere o mantenere nel futuro? Possiamo
approfondire l’unione non solo nella politica finanziaria o nella politica
digitale o nel mercato interno; la solidarietà europea è richiesta anche nella
politica migratoria, nello stato di diritto, nella politica di sicurezza e di
difesa oppure nella difesa del clima”.
Insomma,
ogni occasione è buona per cercare di potenziare il meccanismo di ordine
europeo.
Ma
questo è un altro discorso.
[1]
- Asimmetriche in quanto in
Germania la Corte Costituzionale ha chiarito in numerose sentenze che le norme
europee sono subalterne a quelle nazionali, da noi è il contrario.
[2] - Questo strumento, che non è
soggetto ad alcun controllo ex ante e soprattutto non è soggetto alla ratifica
parlamentare trascorsi 60 gg., è stato legittimato da un DL. Il numero 6/20 all’art
3. Ottenendo un castelletto di più che dubbia legittimazione costituzionale ed
in fatti da più parti contestato. La Costituzione, all’art 77, indica nel
Decreti Legge quegli strumenti “straordinari” che possono avere valore di legge
ordinaria, peraltro con l’obbligo di presentarli subito alle camere e di convertirli
entro 60 gg. Qui si è usato, appunto, un Dl per istituire l’uso del Dpcm,
fornendo una copertura altamente incerta, per atti che al minimo svolgono un
delicato lavoro di bilanciamento tra principi costituzionali (la libertà di
circolazione, ex art 16, e il diritto alla salute.
[3] - “Ormai
viviamo da settimane nella pandemia. Ognuno di noi ha dovuto adattare se stesso
e la sua vita alle nuovi condizioni, privatamente e professionalmente. Ognuno
di noi può testimoniare cosa in particolare gli manca e cosa gli risulta più
pesante. E io capisco che questa vita condizionata dal coronavirus ci appaia a
tutti quanti già molto, molto lunga.”
[4] - Secondo una recente ricerca fino
ad oggi, in tre mesi, l’epidemia ha portato ad un notevole incremento dei morti in Europa, anche oltre il dato ufficialmente registrato,
rispetto alla media dei primi tre mesi dell’anno degli anni passati.
Probabilmente molti di questi derivano dalle difficoltà che in alcune regioni
(in primis la regione di Padova e Milano e quella di Madrid) hanno investito il
sistema sanitario. Se l’infrastruttura sanitaria collassa si muore anche di
altro, probabilmente soprattutto di altro.
[5] - “La
situazione sui mercati mondiali per questo tipo di materiale è molto tesa. Le
pratiche commerciali delle prime settimane della pandemia erano, diciamolo,
piuttosto ruvide. Per questo il governo federale ha deciso – nonostante non sia
nostra competenza secondo la legge per la protezione dalle infezioni – di
coordinare in modo centralizzato l’approvvigionamento degli equipaggiamenti di
protezione personale e di trasferire poi tali beni ai Laender. Io ringrazio
anche le imprese che ci hanno aiutato con la loro esperienza.”
[6] - “Quel
che è chiaro che non potremo tornare alla quotidianità come l’abbiamo
conosciuta prima del coronavirus. La quotidianità per certi aspetti sarà
diversa, anche quando i modelli di tracciamento digitale che attualmente
vengono discussi entreranno in funzione. Anche le severe regole di
distanziamento e le norme igieniche, così come le limitazioni dei contatti,
faranno parte di tutto ciò. Questo riguarda per esempio anche la riapertura di
scuole e di asili. I Laender stanno per organizzare e preparare anche dal punto
di vista pratico le aperture progressive delle scuole. Lì ci vorrà una capacità
d’azione anche piena di fantasia. “
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