“Quando
si va in guerra, è un errore frequente cominciare dalla parte sbagliata, agire
subito e aspettare il disastro per discutere il problema”.
Tucidide
È
raro vedere una fase storica nella quale la sottile vernice che ricopre la dura
politica degli interessi è a tal punto messa alla prova. L’Europa è la patria
di alcune delle più rilevanti utopie ireniche, sogni di pace perpetua
attraverso il “dolce commercio”, primato del diritto, governo attraverso le
regole[1], … uno spesso strato di
retoriche hanno circondato, sin dall’avvio, la costruzione europea nascondendo
il duro spirito del capitalismo e, per esso, della logica di potenza delle
élite cosmopolite impegnate in una costante guerra di classe unita ad una
incessante guerra nazionale. Abbiamo sempre sentito raccontare di “comunità”, quando
dietro le quinte si consumavano scontri all’ultimo sangue mascherati da sorrisi
e strette di mano nelle conferenze stampa.
Uno
dei pensieri più radicalmente fondati del liberalesimo è che la ragione domina le
passioni, e tra queste quelle che hanno a che fare con il potere. L’arte del governo
consiste nel tenere a freno la licenza e gli abusi del potere, che sono mossi
dalle “passioni”. Nella versione che si afferma in seguito nella modernità l’avidità, la
cupidigia, l’amore per il lucro sono contrasto all’ambizione, alla brama di
potere. Questa
è l’autogiustificazione del capitalismo e della prevalenza dell’economico sul
politico.
Ma è un inganno. La
vera faccia del mondo si mostra in questi momenti.
La
vera faccia è una sorta di spietato braccio di ferro multiplo e simultaneo. Nel
quale decine di corpaccioni si contendono pochi centimetri di spazio in via di
rapidissima riduzione, cercando di buttare fuori tutti gli altri. Un assalto
alle scialuppe nel quale i passeggeri di prima classe rivendicano la loro
primogenitura, anche se i più deboli dovessero restare indietro. I
più deboli sono inutili nel mondo spietato che sta dietro alla vernice cromata.
E' lo spettacolo greco.
Ma l'Italia ha molta più forza potenziale di quanto pensa, e chi la vuole buttare fuori pensando che in tal modo sopravvive, ne ha molto meno di quanto noi gli attribuiamo. Per comprenderlo bisogna allargare il quadro, e vedere l'intero terreno di gioco.
Cerchiamo
di capire quale è la struttura che bisognerebbe padroneggiare per sopravvivere.
Ci sono sei variabili da tenere in considerazione:
1- “l'effetto
Cina”, si tratta dello scontro in accelerazione per il dominio del ‘soft
power’[2] tra vecchie potenze
imperiali[3] e sfidanti egemonici
sempre più coraggiosi[4]. La carta primaria non è
il denaro, che è contemporaneamente illimitato e irrilevante in circostanze
come queste[5],
ma sono i beni reali che saranno crescentemente scarsi, man mano che le economie
si disorganizzano e si disconnettono. Qui c'è la carta decisiva, alcune zone
del mondo sono stabili e tengono sotto controllo l'epidemia (rectius possono
riattivare la socialità produttiva), mentre altre sono nella fase ascendente
del contagio e quindi del lock down. L'asimmetria determina la struttura della
variabile[6]. Con il sud-est asiatico
in riattivazione cominceranno le messe scalze, opportunamente riservate e
naturalmente note a tutti, per pietire una o l'altra fornitura strategica e
l'uno o l'altro accesso privilegiato alle proprie residue merci.
2-
“l'effetto corona”, con un numero
di contagi che ha superato i 900.000 e che solo una settimana fa era alla metà,
alcuni paesi sono sulla collina e vedono quindi la valle, altri faticano
nell'ascesa senza ancora neppure intravederla. La condizione psicologica è del
tutto diversa, e il rapporto di forze implicato nello stato emotivo potrebbe
rovesciarsi. Nella sottoarena europea quando si è tenuta la prima battaglia[7] l'Italia era in ansia per
la salita e l'accumulo dei morti, la Germania la guardava da lontano sicura
della propria antropologica superiorità e della potenza della loro tecnica.
Quando si terrà il secondo round[8] noi saremo sulla collina e
loro nell'ascesa, oggi hanno esattamente i casi che noi avevamo all'Eurogruppo
della settima scorsa. Tic, tac, tic, tac, ...
3-
l'effetto “capienza mercati”, con
qualcosa come 28.000 miliardi di massa monetaria M2 stimata nel mondo i “mercati”
non sono illimitati di per sé, il volume delle collocazioni di titoli per
coprire le spese è stimato oggi in 10.000 miliardi e potrebbe ben superarli[9]. Il paradigma monetario e
le sue pratiche non supereranno la prova. Torneremo ad un mondo nel quale le
Banche Centrali sono relazionate strettamente ai governi e il debito pubblico è
monetizzato come prassi. Nel quale contano i valori reali e la finanza torna ad
essere ancella. Ma intanto questa è una
delle sottosale più affollate e sudaticcie, ieri abbiamo fatto un'asta di 8
Mld, 1,5 a 10 anni, e sono andate bene, ma il piccolo Belgio ha fatto lo
stesso, oltre 8 miliardi, ... comincia la corsa, aprile sarà un mese
emozionante.
4-
L'effetto “arena Bce”, qualcosa ha
già fatto, ma ben altro dovrà fare, questo è nel medio termine il vero sovrano,
i nostri “vermepecora” (il network decisionale compradoro che ci troviamo in
dote) non possono capirlo neppure se ci sbattono la testa dieci volte di
seguito. Qui i più forti non sono i nordici, si decide a maggioranza e loro
sono minoranza da anni. Inoltre la dea necessità è contro di loro. Ἀνάγκη è un
avversario invincibile.
5-
poi c'è fobos, ha due facce e non si
guardano. La prima è la “paura rentiers” che morde dalle parti di
Francoforte. Il terrore degli Eurobond deriva dall'idea piuttosto remota (ma,
si sa, fobos ottenebra la mente[10]) che l'assumere debiti in
comune possa coinvolgere i risparmi sudati (?) del grande nord.
6-
la seconda faccia di fobos è più
giustificata, ma per ora tace frastornata, si tratta della “paura
esportatori”. Se crollano i mercati europei “captivi” (quelli proprio dei “pigri”,
si) a chi vendono? Forse ai cinesi? Auguri per la lunga camminata in ginocchio
sui ceci...
Questo
mi pare.
Ci
sentiamo sconfitti, non lo siamo. Dovremmo contare fino a dieci e poi aspettare che
l'imperatore venga con la cenere sul capo e gli abiti penitenziali a chiedere
udienza.
La
nostra “grande strategia” dovrebbe essere di puntare a perdere le battaglie,
mentre arretriamo e prendiamo tempo, ma vincere la guerra non appena il nuovo
mondo si paleserà. Dovremmo disorientare e confondere, parlare di uno pensando
a due, guardare al mondo di dopo e non a quello di ieri. Controllare le
emozioni.
Tenere
aperti tutti i tavoli, con calma e senza panico, collocare quanto basta nelle
aste del Tesoro, sempre un poco di più ma mai troppo, tenere tesa la corda aspettandosi
che la Bce dia copertura (non ha alternativa e poi i nove la controllano),
eventualmente fare la garanzia congiunta[11], poi garantirsi un
dialogo con la Cina ma non
rifiutare i regali americani. Tenere la pressione sui tavoli ma senza
aspettarsi davvero nulla (solo per combattere la battaglia della propaganda e
mobilitazione) e lasciare passare aprile.
I conti farli a tempo debito, tra maggio e giugno.
Andrebbe
così se non avessimo i “vermepecora”.
[2] - La capacità di attrarre
e sedurre, di convincere che si è in grado di distribuire beni pubblici
decisivi, ad esempio l’ordine e l’armonia, il benessere.
[3] - Ovviamente gli
Stati Uniti, si veda ad esempio, Joseph Nye, “La
fine del secolo americano?”.
[4] - La Cina in
primis, ma anche alcuni altri come la stessa Germania (un partner che l’egemone
principale tende a vedere sempre più come un avversario, o, almeno come un
parassita), la Russia, con il suo potenziale energetico e mondiale, altri
minori, o regionali, come l’Iran, la Siria, il Venezuela, ed una serie di paesi
che non sono completamente allineati come l’India (che ha relazioni con tutti),
o free rider di difficile collocazione, che giocano in proprio il gioco della
potenza regionale come la Turchia.
[5] - Quando ci si
affaccia verso una disorganizzazione radicale, che mette a rischio i processi
di produzione e circolazione e quindi minaccia direttamente la capacità di
riproduzione del capitale. Si veda “Disorganizzazione
e riorganizzazione. Cronache del crollo”.
[6] - Ne abbiamo
parlato in “Riavviare
l’economia in Cina. Cronache del crollo”.
[8] - Ovvero quando,
tra circa quindici giorni, dopo l’eurogruppo (che è, al massimo assimilabile ad
una scaramuccia preliminare di cavallerie leggere rispetto alla battaglia campale)
ci sarà il prossimo Consiglio Europeo straordinario.
[11] - Una delle
ipotesi sul tavolo è di emettere dei titoli garantiti in solido, o con una
assicurazione di secondo livello, dai nove paesi firmatari della lettera per il
Consiglio del 27.
Salve Andrea, Le chiedo cortesemente di spiegare il termine vermepecora (supposto che abbia relazione metaforica con un parassita intestinale presente spesso in ovini e caprini)poi riferendosi a "il network decisionale compradoro che ci troviamo in dote". La ringrazio
RispondiElimina