Oggi comincia, con una presentazione di Alessandro
Somma sulla cultura ideologica dell’ordoliberismo e quindi della radice dell’assetto
giuridico che è stato al centro della realizzazione dell’Unione Europea, un
importante ciclo di seminari promosso con grande sforzo e interamente
autofinanziato da “Senso Comune”. Tutti
i seminari si tengono a Milano e sono raggiungibili attraverso questo link.
L’avvio, che dà il tono all’intero progetto, è dalla
relazione stretta tra “economia sociale di mercato”, furba formula ordoliberista
specificamente creata negli anni trenta in chiave antisocialista e costruzione
europea, presentata da uno studioso di grande interesse come Alessandro Somma, autore di “Europa a due velocità”, “La dittatura dello spread”, ma anche “Il caso Uber”. Nella stessa giornata Malatesta dell'Università di Bologna.
Segue, nello stesso giorno, una presentazione dello
storico Aldo Giannuli, (autore di “Classe dirigente” e di altri libri di
argomento storico o contemporaneo) che si occupa della storia dell’Unione Europea,
dal Trattato di Roma ad oggi.
Dopo i due seminari sull’Europa, a marzo, tra venerdì
9 e sabato 10, sarà il turno di Stefano
Feltri (autore di “Populismo sovrano”)
e Giacomo Bracci (coautore di “Banche: conoscerle per difendersi”) sulla
crisi dell’eurozona, e poi di Lucio Baccaro
(coautore di “trajectories of neoliberal
trasformation”, che analizzerà l’andamento dell’economia italiana e di
altri paesi europei dagli anni ottanta. Quindi, alle 14.30, è previsto l’intervento
su “l’Italia e l’euro” di Alberto Bagnai
(autore di “Il tramonto dell’euro” e “L’Italia può farcela”) con Chiara Zoccorato. Di seguito Marco Cattaneo (autore di “La soluzione per l’euro”) con la sua proposta
per una moneta fiscale.
Ad aprile, tra venerdì 6 e sabato 7, si parlerà di
geopolitica. Quindi ci sarà Pierluigi
Fagan (autore di “Verso un mondo multipolare”)
che illustrerà il suo approccio complesso alla geopolitica contemporanea, Dario Fabbri, di Limes, parlerà degli
USA, Alberto Negri, (autore di “Il mussulmano errante”) del medio oriente, Andrea Greco della politica energetica
italiana, e Nancy Porsia della Libia.
Nella seconda metà di aprile, il 14 aprile si
comincerà a parlare di sostenibilità ambientale e migrazioni. Samuele Lo Piano parlerà di economia e
ambiente. Dalle 14.00 Grammenos
Mastrojeni (autore di “Effetto serra”)
introdurrà la relazione tra ambiente e geopolitica, Francesco Fasani di immigrazione e mercato del lavoro, ed infine
io, Alessandro Visalli, del ciclo
dell’immigrazione/emigrazione (o, come ho qualche volta scritto, delle loro “economie
politiche” intrecciate).
L’ultimo ciclo porta il titolo “Stato e economia”. A maggio
Marta Fana (autrice di “Non è lavoro è sfruttamento”) parlerà del
mercato del lavoro italiano, Giovanni
Dosi, il 12 maggio, dello Stato e l’innovazione tecnologica, Ivan Invernizzi della proposta di zero
disoccupazione a Madrid, Thomas Fazi (autore
di “La battaglia contro l’Europa”) dell’inganno
neoliberista, e Elena Granaglia (autrice di “Il
reddito di base”), con Lorenzo Esposito su i piani di lavoro transitorio ed
il reddito di base.
I temi sono ampi e chiaramente difficili da trattare
nell’ora e mezza che durerà ogni seminario, ma sono ben scelti per dare nel
loro complesso un’immagine dei diversi campi di ricerca e di critica che da più
parti, e con diverse impostazioni culturali ed anche tradizioni ideologiche, si
sta cercando di mettere in campo per comprendere l’altezza della trasformazione
epocale in corso. Comprendere è un passo necessario, completamente non
sufficiente, per agire e porre rimedio alla sfida che il mondo del lavoro e
sempre più componenti della società si trovano davanti quando la lunga discesa
innescata dalla rottura del 2007 sembra giunta ad un provvisorio bassopiano. Il
welfare privatizzato della finanza internazionale (fondato sull’inganno del
debito facile e la finanziarizzazione di ogni assett possibile alle diverse
scale) ha raggiunto in tale congiuntura un punto di inevitabile rottura cui è
seguito il decennio trascorso di ristrutturazione e razionalizzazione. Con differenze
locali, dovute alle strutture giuridiche (ad esempio i Trattati costitutivi
dell’Unione Europea e le regolazioni successivamente intercorse di cui parlerà
Giannuli) monetarie (come l’Euro, di cui parlerà Bagnai) e alle caratteristiche
delle diverse economie (di cui parlerà Baccaro), ma anche e soprattutto ai
rapporti di forza interni ed internazionali (di cui parlerà il ciclo sulla
geopolitica), questa razionalizzazione ha preso aspetto diverso per le diverse
classi sociali (anche se non percepite come tali) e aree. Il sud Europa ha
fatto per lo più da vaso di coccio ed ha subito l’inevitabile effetto previsto
dalla ideologia ordoliberista (di cui ha parlato Somma): la mobilità dei
fattori lo ha svuotato di ogni risorsa mobile, che si sono andate a concentrare
nelle aree vincenti. La competizione fa il suo corso.
Individuare questo fenomeno come “crisi”, con l’idea
che al bassopiano debba inevitabilmente seguire la risalita verso più elevate
posizioni, è parte dell’inganno ideologico che questi seminari cercano di
spezzare. L’Unione Europea, nella sua radice ideologica e costruzione
giuridica, ma soprattutto nei rapporti di forza che vi sono cristallizzati e
che sono letteralmente scritti nelle sue carte e nelle sue istituzioni è parte
inevitabile di una geopolitica imperiale che sbandiera “libertà” (di mercato,
di commercio, di circolazione di uomini e capitali) che incorporano nuove servitù
per la maggioranza. “Libertà” è infatti, essenzialmente, l’ambigua parola con la
quale si intende la facoltà di chi ha di togliere a chi non ha, di costringere,
con la forza del denaro e dell’influenza (anche delle armi, se necessario) i
deboli a piegarsi, e si intende rimuovere una volta per tutte l’anomalia della ricerca
dell’effettiva capacità di essere uguali che ha ispirato le lotte sociali nei
due secoli XIX e XX.
Da ultimo si parlerà dei fenomeni in cui questa sfida
precipitano: la crisi ambientale, l’effetto della mobilità quando gli uomini
sono subalterni alla logica della valorizzazione e soli davanti al suo potere,
delle condizioni del lavoro e del ruolo dello Stato.
Lo Stato: alla fine il bersaglio concentrico della
critica neoliberale, imperniata sulla libertà del denaro e dei suoi possessori
(anche se è sempre una questione chi possiede chi), e della critica di segmenti
del pensiero e della pratica post-operaista, imperniata sulla libertà di
individui desideranti.
Il seminario termina quindi interrogandosi sul “nuovo
ruolo dello Stato”, alla fine qui bisogna tornare.
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