Si
è concluso il vertice dei paesi dello SCO (Organizzazione per la
Cooperazione di Shanghai, fondata nel 1996) a Samarcanda, con la prima
partecipazione in presenza del Presidente cinese XI Jimping dall’inizio della
pandemia. Si tratta del 22° vertice del Consiglio dei Capi di Stato e si è
concluso con una Dichiarazione e documenti su vari temi, come la salvaguardia
della sicurezza alimentare, la sicurezza energetica globale, la lotta ai
cambiamenti climatici e il mantenimento di una catena di approvvigionamento
sicura, stabile e diversificata.
La Dichiarazione[1] sostiene che il mondo è oggi attraversato da cambiamenti globali in rapido sviluppo e grande trasformazione, e che è in corso di intensificazione la tendenza ad entrare in una era multipolare. Ciò mentre paesi sempre più interdipendenti vedono informatizzazione e digitalizzazione crescenti. Mentre ciò accade le sfide sono sempre maggiori e la situazione internazionale si sta deteriorando.
Gli
stati membri (che comprendono Cina, Russia, India, Kazakistan, Kirgizistan,
Tagikistan, Uzbekistan, Pakistan, Iran, cui si aggiungono come “stati osservatori”
Afghanistan, Bielorussia e Mongolia e come “partner di dialogo” stati
importanti come l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Turchia, il Quatar, il Nepal, la
Cambogia, l’Armenia, lo Sri Lanka e l’Azerbaijan) hanno dichiarato di opporsi ad
ogni approccio di parte per risolvere le questioni internazionali e preso l’impegno
di coordinarsi di fronte alle minacce ed alle sfide alla sicurezza. La
Dichiarazione afferma che è di grande importanza pratica lavorare insieme per
costruire un nuovo tipo di relazioni internazionali caratterizzate da rispetto
reciproco, equità e giustizia, nonché cooperazione vantaggiosa per tutti e per
costruire una ‘comunità con un futuro condiviso per l'umanità’ (formula
notoriamente cinese). Ciò implica impegnarsi a rispettare la sovranità,
indipendenza, integrità territoriale, uguaglianza e reciproco vantaggio, non
interferenza negli affari interni e non uso o minaccia della forza nelle
relazioni internazionali. Al contempo dichiarando essere inaccettabile
l’ingerenza negli affari interni di altri paesi con il pretesto di combattere
il terrorismo e l’estremismo, ma anche l’utilizzo di detti gruppi per i propri
scopi. Inoltre nella Dichiarazione vengono sottolineati i diritti di sicurezza
energetica per tutti i paesi e i diritti per i popoli di tutti i paesi di
utilizzare l'energia. Quindi è ribadita la validità de “L'iniziativa di
sviluppo globale” e “L'iniziativa di sicurezza globale” proposte
dalla Cina nel Forum di Boao[2].
Sono
stati inoltre ammessi come nuovi “partner di dialogo” (primo passo verso
l’ammissione), Bahrain, Maldive, Emirati Arabi Uniti, Kuwait e Myanmar, che si
aggiungono ad Egitto, Arabia Saudita e Qatar, con una più che significativa
estensione verso il Medio Oriente. Erdogan, presente all’evento, ha dichiarato
che sta lavorando per l’ammissione a pieno titolo della Turchia.
Per misurare il senso di questo evento, nel quale il perimetro potenziale dell’organismo è stato enormemente esteso, si deve notare che i membri attuali comprendono la metà della popolazione mondiale ed il 60% di quella asiatica. Si tratta di un organismo che, diversamente da quelli incentrati sull’Occidente collettivo, prevede partnership senza impegni di alleanza formali e cooperazione aperta. Nel disegno di questo organismo, confrontato con i più disciplinari e costrittivi omologhi occidentali, si misura lo stile di leadership cinese[3].
Ma
l’organizzazione, originariamente e fino ad ora concentrata sulla cooperazione
antiterrorismo e per la stabilizzazione interna[4], potrebbe essere via via
spinta dalla pressione ideologica americana (che sembra voler ricreare
rapidamente un clima da guerra fredda, la cui “invenzione” risolse i problemi
del secondo dopoguerra[5]) ad evolvere in una vera
e propria sfida geopolitica. Spingere più avanti l’evoluzione già in corso
verso un’unione più sostanziale (anche considerando la più che significativa
espansione in Medio Oriente ed il ruolo ambiguo della Turchia e la storica
presenza dell’India) che sia vigile ed operativa verso le operazioni di “regime
change” colorate incoraggiate dall’America e che potrebbe sfidarne a tutto
campo la politica estera. Nel discorso di Xi c’è un passaggio significativo in
tal senso, quando offre supporto all’addestramento di personale antiterrorismo
nei paesi dello SCO e la creazione di basi “cinesi-SCO” a tal fine dirette. Se
venisse fatto nello stile a noi familiare nelle centinaia di basi Usa, sarebbe
una volta epocale. Inoltre, una simile estensione di ruolo controllerebbe in
pratica l’Heartland ed unirebbe concretamente Cina e Russia (insieme ai
cruciali paesi intermedi). Non ultimo potrebbe rappresentare un ulteriore, e
vasto, sistema di disconnessione dall’egemonia delle valute occidentali, nel
momento in cui Xi, ancora nel suo discorso, ha tenuto a sottolineare
l’espansione delle quote di regolamento in valuta locale e lo sviluppo di un
sistema di pagamento e regolamento transfrontaliero (in via di consolidamento
tra Russia, Cina, India e Iran) in valute locali in vista della creazione di
una Banca di Sviluppo del SCO.
Il
testo integrale[6]
del discorso di Xi ha ribadito come principi costitutivi dello SCO la fiducia
politica[7],
la cooperazione vantaggiosa per tutti[8], l’uguaglianza tra le
nazioni[9],
l’apertura ed inclusività[10], l’equità e giustizia[11]. All’avvio ha ricordato,
con la formula rituale “di una volta in un secolo”, l’eccezionalità dei
cambiamenti e della pandemia, i conflitti regionali in corso, la riemersione
della mentalità da guerra fredda e l’unilateralismo e protezionismo. Tutto ciò,
secondo la sua visione, porta la società umana “ad un bivio”.
La
SCO dovrebbe quindi “seguire la tendenza dei tempi”, rafforzare gli
scambi, la comprensione reciproca e la fiducia politica sostenendosi a vicenda
per difendere gli interessi della sicurezza e dello sviluppo. Specificamente, come
dice, “dovremmo guardarci dai tentativi di forze esterne di istigare la ‘rivoluzione
colorata’, opporci congiuntamente alle interferenze negli affari interni di
altri paesi con qualsiasi pretesto e tenere saldamente il nostro futuro nelle
nostre mani”. Quindi “continuare a svolgere esercitazioni antiterrorismo
congiunte, reprimere duramente il terrorismo, il separatismo e l'estremismo, il
traffico di droga, nonché la criminalità organizzata informatica e
transnazionale; e dovremmo affrontare efficacemente le sfide in materia di
sicurezza dei dati, biosicurezza, sicurezza dello spazio extraatmosferico e
altri domini di sicurezza non tradizionali”.
Come
lo stesso Xi ha detto in un importante discorso nel 2020 alla quinta Sessione
Plenaria[12]
del 19° Comitato Centrale del PCC, “la chiave è guardare alle questioni da una
prospettiva globale, dialettica e a lungo termine ed espandere attivamente
nuovi spazi di sviluppo”. Ciò perché, malgrado i fattori di forza e i punti di
debolezza, sono cambiati i bisogni della popolazione da soddisfare (da
quantitativi a qualitativi) e bisogna quindi “andare controvento”, piuttosto
che seguire l’onda, e passare da uno stato di complementarietà (quando lo
sviluppo era basso) a condizioni competitive (ora che si tratta di collocarsi
sulla frontiera tecnologica e di sviluppo). Se questa è la corretta comprensione
della situazione internazionale e nazionale, nelle crisi bisogna cercare
opportunità e coglierle come occasioni per andare avanti, aprire nuove
situazioni. Ciò avendo una profonda comprensione dei cambiamenti che stanno
intervenendo “nelle principali contraddizioni sociali” e operarsi per risolvere
il problema dello sviluppo che è sia insufficiente sia squilibrato. Aumentare la
capacità di innovazione, per transitare nella direzione di uno ‘sviluppo di
alta qualità’, migliorare la capacità di sostentamento agricolo, che non è
sufficiente per dare soddisfazione alle cresciute esigenze (una società a
reddito medio ha profili di consumo completamente diversi dalla vecchia società
cinese), permane una notevole distanza tra città e campagne in termini di
sviluppo regionale e bisogna migliorare la protezione ambientale. Come scrive
nel discorso: “È necessario aderire all'orientamento al problema e
all'orientamento agli obiettivi, aderire al concetto di sistema, concentrarsi
sul consolidamento delle basi, promuovere i vantaggi, compensare carenze, punti
di forza e di debolezza e promuovere uno sviluppo economico e sociale completo,
coordinato e sostenibile.”
Per
ottenere questi risultati i fattori fondamentali sono la forte leadership del
Partito (questo è un discorso di Partito) e il vantaggio istituzionale del
sistema socialista di poter concentrare gli sforzi ed i capitali su grandi
progetti “pazienti”. Questa considerazione riceve una inattesa conferma dall’altra
parte dell’oceano in un pensoso e preoccupato articolo[13] di Steve Blank per “The
National Interest” nel quale viene denunciato il ritardo dello sviluppo
tecnologico di punta americano, accumulato per la diversità di sistema. Mentre il
“Market-driven approach” degli Usa conduce tutti gli sviluppi tecnologici non
passibili di immediati rientri in termini di redditività in una “valle della
morte”, la paziente strategia cinese di investire massicciamente su tecnologie “a
doppia faccia” (utilizzabili sia per il civile come per il militare) e i
massivi finanziamenti per ca 700 miliardi di dollari basati su piani quinquennali
sta avendo successo. Come scrive negli USA: “Gli investitori sono passati a
fare massicci investimenti nei settori con i rendimenti più rapidi e maggiori
senza investimenti di capitale a lungo termine, ad esempio social media,
e-commerce e giochi, anziché in hardware, semiconduttori, produzione avanzata,
infrastrutture di trasporto e altri elementi chiave industriali. Il
risultato è stato che per impostazione predefinita, il private equity e il
capitale di rischio erano de facto i decisori”. L’elenco dei settori nei
quali i cinesi hanno ‘sorpreso’ gli Usa, passando in vantaggio, vanno dalle
armi ipersoniche (nel quale stanno superando anche i russi), i missili
balistici ‘uccidi-portaerei’, i sistemi di bombardamento orbitale frazionato, ed
i rapidi progressi in via di accelerazione e sorpasso nei semiconduttori,
supercomputer, biotecnologia, tecnologia spaziale.
La
modernizzazione, che è vista dal punto di vista americano come proiezione di
potenza e sfida, è, dal punto di vista cinese, un obiettivo esistenziale. Prende
origine dal trauma, sempre ripetuto e vero e proprio mito fondativo della Cina
moderna, della umiliazione prodotta nelle “Guerre dell’Oppio”[14] e nel tentativo di Sun
Yat-sen ed il suo movimento di autorafforzamento. Il Partito Comunista Cinese
si sente erede di quei tentativi, se pure ‘borghesi’, e sente come missione
storica la trasformazione della Cina arretrata e ‘feudale’ in un paese moderno
e potente. Ogni sforzo della leadership del partito è sempre stata rivolta a “guidare
il popolo nell’ardua esplorazione della spinta alla modernizzazione”. La missione
fu enunciata chiaramente già da Zhou Enlai nel 1954 al Primo congresso
nazionale del popolo. I passi erano allora, stabilire un sistema industriale ed
economico “indipendenti e relativamente completi” (qui riecheggia la “teoria
della dipendenza”) e poi modernizzare l’agricoltura, portando via via all’avanguardia
del mondo scienza e tecnologia. Malgrado i fallimenti e i ritardi sovranità e
sicurezza nazionale, fondate su un sistema industriale relativamente completo e
sufficientemente indipendente furono mantenuti. L’accelerazione di Deng Xiaping
segue lo stesso programma, passare per un livello “moderatamente prospero”
entro un decennio, e poi “moderatamente sviluppato” alla fine del secolo. Ora
si tratta di “alzarsi in piedi”. L’obiettivo ora è un paese “prospero, forte,
democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello”.
Naturalmente,
qualunque cosa pensino dall’altra parte dell’oceano, per Xi “non esiste nel
mondo né un modello di modernizzazione valido per tutti, né uno standard di
modernizzazione”. Quella ‘con caratteristiche cinesi’ si differenzia perché è
alla scala più grande del mondo e perché è rivolta “alla prosperità comune per
tutte le persone”, un requisito fondamentale del “socialismo con
caratteristiche cinesi” (in effetti un requisito fondamentale di ogni
socialismo). Ma c’è una terza caratteristiche di rilievo: “una modernizzazione
in cui la civiltà materiale e la civiltà spirituale sono coordinate. la
modernizzazione del mio paese aderisce ai valori fondamentali del socialismo,
rafforza l'educazione di ideali e credenze, promuove l'eccellente cultura
tradizionale cinese, rafforza la forza spirituale delle persone e promuove
l'arricchimento a tutto tondo delle cose e l'intero sviluppo delle persone”
(anche questo un requisito insito nella tradizione socialista). Quarto punto, è
una modernizzazione nella quale “l’uomo e la natura convivono in armonia”. Infine
è una via di modernizzazione pacifica: “alcuni vecchi paesi capitalisti hanno
intrapreso la strada del violento saccheggio delle colonie e della
modernizzazione a scapito dell'arretratezza di altri paesi. La
modernizzazione del mio paese sottolinea il vantaggio reciproco e i risultati
vantaggiosi per tutti con altri paesi del mondo, promuove la costruzione di una
comunità con un futuro condiviso per l'umanità e si sforza di contribuire alla
pace e allo sviluppo dell'umanità”.
Questa
lunga divagazione si connette con la “Dichiarazione di Samarcanda”,
illuminandone il senso, nel momento in cui si condensa nella proposta di un “nuovo
modello di sviluppo”, nel quale il “corpo principale” è interno e quello “internazionale”
ne è il complemento. Si tratta di rovesciare il motore che ha portato la Cina
fino a questo punto (lasciandosi trascinare dagli investimenti esteri, se pure
sempre sotto stretto e decisivo controllo, e dalla industrializzazione per le
esportazioni). Ora si tratta di produrre un cambiamento sistematico e profondo.
Dopo l’apertura di Deng e l’adesione al OMC del 2001 il paese si è inserito
nella divisione internazionale del lavoro (guadagnandone tanto, ma rischiando
di sviluppare dipendenza), formando un modello con mercato e risorse esterne.
Un mercato nel quale il paese offriva la propria forza lavoro a basso prezzo e
le infrastrutture relative. La crisi del 2008 ha fatto da spartiacque, in
quanto la crisi esterna ha costretto la Cina ad appoggiarsi sulla domanda
interna (con potenti piani di stimolo). Ora (nel 2020) la dipendenza dal commercio
estero è calata al 32% e l’avanzo delle partite correnti è solo dell’1%. Questa
caratteristica va rinforzata per proteggersi da shock esterni, ma bisogna che
resti aperto anche il ciclo internazionale. Si tratta di allocare le proprie
risorse nel mondo e attrarre risorse globali nel mercato interno. Cosa che deve
estendersi anche nella dinamica tra le diverse regioni economiche interne.
Ciò
che bisogna fare per costruire questo nuovo modello è “manipolare l’essenziale
in alto”, quindi rafforzare la pianificazione strategica ed il design generale
e “definire i dettagli in seguito”.
Contrariamente
a quanto immaginano nell’Occidente collettivo, il processo di pianificazione ed
implementazione cinese è tutt’altro che rigido:
“L'attività
economica è un processo ciclico dinamico. È necessario promuovere
riforme approfondite e rafforzare gli orientamenti politici, e sforzarsi di
sfondare i punti chiave di blocco che limitano il ciclo economico. È
necessario soddisfare la domanda interna come punto d'appoggio di base,
combinare organicamente l'attuazione della strategia di espansione della
domanda interna con l'approfondimento della riforma strutturale dal lato
dell'offerta e impegnarsi per migliorare l'adattabilità del sistema di offerta
alla domanda interna, in modo da formare un livello più elevato di domanda che
attira l'offerta, creando l'equilibrio dinamico della domanda. È necessario
rafforzare la costruzione di un moderno sistema di circolazione, migliorare
hardware e software, canali e piattaforme e consolidare una base importante per
la doppia circolazione nazionale e internazionale.”
Il
nuovo modello di sviluppo si sta costruendo attraverso consessi come quello di
Samarcanda.
[2] - Si veda “Chi
ha ucciso il cervo”, Tempofertile, 25 aprile 2022
[3] - Sul quale siamo tornati molte
volte, da ultimo in “Il
mondo rovesciato”, Tempofertile 21 giugno 2022, e “Dal
Grande gioco triangolare alla polarizzazione”, Tempofertile 19 aprile 2022.
[4] - Subito prima della fondazione
dello SCO i sei membri originari aderirono alla “Convenzione di Shanghai sulla
lotta al terrorismo, al separatismo e all’estremismo”.
[5] - Per questa interpretazione si
veda Alessandro Visalli, “Dipendenza”, Meltemi 2020, p. …
[7] - Rispetto dei reciprochi
interessi fondamentali e della scelta del percorso di sviluppo, e sostegno
reciproco nel raggiungimento della stabilità, della pace, dello sviluppo.
[8] - “Soddisfiamo gli interessi
reciproci, rimaniamo fedeli al principio di consultazione e cooperazione per
vantaggi condivisi, miglioriamo la sinergia tra le nostre rispettive strategie
di sviluppo e manteniamo il percorso di una cooperazione vantaggiosa per tutti
verso la prosperità comune”.
[9] - “Ci impegniamo a rispettare il
principio di uguaglianza tra tutti i paesi indipendentemente dalle loro
dimensioni, dal processo decisionale basato sul consenso e dall'affrontare i
problemi attraverso consultazioni amichevoli. Rifiutiamo la pratica del
forte bullismo del debole o del grande bullismo del piccolo”.
[10] - “Sosteniamo la convivenza armoniosa e
l'apprendimento reciproco tra diversi paesi, nazioni e culture, il dialogo tra
le civiltà e la ricerca di un terreno comune, accantonando le
differenze. Siamo pronti a stabilire partnership e sviluppare una
cooperazione vantaggiosa per tutti con altri paesi e organizzazioni internazionali
che condividono la nostra visione.”
[11] - “Ci impegniamo a rispettare gli scopi
e i principi della Carta delle Nazioni Unite; affrontiamo le principali
questioni internazionali e regionali sulla base dei loro meriti e ci opponiamo
al perseguimento della propria agenda a scapito dei legittimi diritti e
interessi di altri paesi.”
[13] - Steve Blank, “Reimagining
Industrial Policy for a Technological Cold War”, The national Interest, 10
settembre 2022
[14] - Si veda, per una ricostruzione
occidentale, Julia Lovell, “La guerra del’oppio”, Einaudi 2022 (ed or
2012); e, per una ricostruzione più ampia, “Michael Schuman “L’impero interrotto”,
Utet 2021, (ed. or. 2020).
Ottimo grazie
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